Manuel Locatelli
esplicitato le sue richieste: 5 milioni per prestito annuale, obbligo di riscatto non condizionato a 35, 10 milioni di bonus e percentuale sulla rivendita minore, del 15%. Quaranta milioni di parte fissa, come da richiesta iniziale, prima dell’Europeo. Come sempre, ci si troverà a metà strada, o quasi: il prestito diventerà annuale, il Sassuolo dovrebbe scendere un po’ nelle richieste economiche, la percentuale sulla rivendita sembra al momento un problema minore. Alla fine la distanza potrebbe essere colmata anche da una contropartita tecnica: nelle prime fasi della trattativa erano stati proposti e “respinti” Dragusin e Fagioli, poi è stato considerato Ranocchia. Qualcuno dei giovani (non Felix Correia, che si sta accasando a Parma) potrebbe finire nell’affare, oppure essere oggetto di una trattativa parallela, separata da quella principale.
Ma quest’ultima è una questione “laterale”, rispetto al futuro di Locatelli: se oggi si troverà l’accordo fra i club le cose poi per il centrocampista azzurro dovrebbero andare molto di fretta. L’intesa per contratto e ingaggio è stato trovato da tempo e Allegri ha fretta di averlo a disposizione, per poterci lavorare anche in vista dell’inizio del campionato, quando gli uomini nel centrocampo bianconero saranno pochi. La Juve poi passerà al dossier Dybala (nuovo incontro con l’agente in programma domani), sperando di risolvere anche questa questione, che dura anche da più tempo. Ma stiamo correndo troppo. Oggi, intanto, è il giorno del Loca. 3’01” caratteriali, era un primo passo importante in quella direzione. La convinta offensiva per Locatelli conferma questa tendenza a voler creare un gruppo “azzurro”, considerato una condizione importante per avere stabilità e poi inserire stranieri con meno rischi di scossoni. L’Europeo ha fatto il resto e dato alla questione tutta un’altra dimensione: il successo di Wembley ha riportato a Torino Bonucci e Chiellini galvanizzati, Bernardeschi convinto di poter dare una svolta alla sua carriera e Chiesa con la fame di chi scopre cosa vuol dire vincere qualcosa di importante. Il blocco azzurro proverà a ricominciare a 185 75
●Dopo alcune stagioni all’Atalanta, a 11 anni passa al Milan: gioca dagli Esordienti alla Primavera. Debutta in A il 21 aprile 2016 col Milan, con cui ha vinto una Supercoppa italiana; ha giocato con la Under 21 azzurra 23 partite, con 2 reti. In nazionale invece esordisce il 7 settembre 2020 col c.t. Mancini. Ha vinto l’Europeo, segnando una doppietta alla Svizzera
Lo vedo meglio in un reparto a due, ma ha palleggio e capacità di andare in verticale: mancavano
Blocco italiano? Il cordone ombelicale che parte da Bonucci e Chiellini non si deve staccare
Negli ultimi anni la squadra voleva essere un po’ troppo bellina: ora serve la ferocia
trainare il gruppo verso il successo, con tre ingredienti che proprio Chiellini ha detto di voler trasferire dall’avventura con Mancini: «Spensieratezza, felicità e gioia». Quelle si trovano con più facilità quando le partite finiscono con una vittoria. Fra una decina di giorni si comincia davvero, ma già domani, contro l’Atalanta, per i campioni d’Europa sarà l’occasione per ripartire davvero, dopo gli spezzoni di “prova” contro il Barcellona. o vede come un mix «fra me e Conte». E vede una Juve che sta recuperando «quello spirito, quel veleno che si era un po’ perso». Alessio Tacchinardi è stato tassello importante di una Juve vincente. Tassello che oggi i bianconeri sperano di prendere dal Sassuolo.
Locatelli sistema il reparto? «È un giocatore che si incastra perfettamente, perché non c’è nessuno che abbia le sue caratteristiche. Ha un bel palleggio ma anche la capacità di andare in verticale, che manca ad Arthur, Rabiot, Ramsey e Bentancur. E mi pare pronto di testa: passa un mondo fra giocare per arrivare in Europa League, e se non va bene ci proviamo la volta dopo, e giocare per una squadra che al primo pari finisce al centro del casino. È proprio un gioco diverso».
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Sarà un salto anche tattico? «Sono quattro anni che Manuel si muove in un contesto di gioco particolare, fra De Zerbi e Mancini. Ora passa a un allenatore che bada più al sodo e che non gioca un palleggio manovrato, magari anche lento, ma vuole andare a 200 all’ora verso la porta. Però il cambio lo può completare».
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Come lo userà Allegri?
«Io credo che renda meglio in un centrocampo a due, cucendo il gioco e con quattro uomini offensivi davanti. E’ un mix tra Tacchinardi e Conte: messo basso non è come me, non recupera cento palloni e fa legna, messo da mezzala non è Antonio, che si buttava dentro, ti giravi e non lo vedevi più. Se dovesse giocare a tre penso che Allegri lo piazzerebbe più davanti alla difesa».
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Juve sempre più azzurra... «Cherubini è un direttore sportivo top, è “avvelenato” in senso buono, affamato come Allegri. Con la società ha capito di dover
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Lrecuperare lo spirito Juve che negli ultimi due anni vedevo meno. Lo si fa anche passando per uno zoccolo duro italiano. Il cordone ombelicale che parte da Chiellini e Bonucci non deve staccarsi».
Il blocco italiano conta tanto? «Le fortune di tutte le squadre vincenti, non solo della Juve, sono state costruite sui blocchi. E nella squadra in cui giocavo io noi italiani trainavamo, gli stranieri erano la ciliegina».
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Questione di motivazioni? «Di attaccamento. Parlo per esperienza personale, lo straniero è sempre lo straniero. Io al Villarreal davo l’anima lo stesso, ma quando vai all’estero ti senti un po’ meno coinvolto. L’italiano che vive in Italia, gioca con la Nazionale, ha amici e parenti vicini che ti seguono in ogni singola partita ha un attaccamento diverso. Quando vai male, avere un gruppo di italiani fa la differenza».
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L’Euro restituisce alla Juve due centrali al top. Basta?
«Quei due sono dieci anni che fanno un rendimento incredibile. L’Europeo dà ancora più autostima, carisma e mentalità. Bonucci è un fenomeno, Chiellini è un mostro, De Ligt è un giocatore stratosferico che l’anno scorso ha reso un po’ meno. Non so quante squadre possono contare su tre così. Un po’ mi è dispiaciuto che sia partito Demiral, che Allegri avrebbe esaltato, ma capisco che avesse voglia di giocare e abbia lasciato poche scelte sul mercato».
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La Juve torna favorita? «L’Inter alla fine farà una squadra forte, Marotta sa quello che fa e metterà a posto tutto. Ma la Juve ha il desiderio, lo si capisce dalle parole di Bonucci, di tornare a essere la prima. Negli ultimi anni cercava un po’ troppo di essere bellina, deve essere feroce».
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