La Gazzetta dello Sport

Esterno possente da “raffinare” Ma crossa e tira come Hakimi

- di Sebastiano Vernazza MILANO

La vera differenza è nella velocità. Hakimi ha passo e picchi da sprinter. Dumfries sembra più un tipo da 400 metri. Non è sfumatura da poco, nel calcio di oggi la velocità scava abissi di diversità, però all’Inter poteva andare peggio. Ha perso un esterno destro che sfornava assist e segnava e ne ha acquistato uno che fa le stesse cose, sia pure con una corsa inferiore per chilometri orari.

È anche una questione di fisico, Dumfries è più alto. L’olandese sfiora il metro e novanta per 80 chili di peso, Hakimi è uno e 81 per 73. Il primo trasmette una sensazione di possanza, il secondo di agilità. Forza contro sveltezza. In tutti e due la tecnica pura non è la qualità primaria. Hakimi ha un piede buono, ma non finissimo o sublime. Sono due esterni figli del loro tempo, programmat­i per creare superiorit­à numerica con azioni ad alta componente di fisicità. Quando spinge in fascia, Dumfries fa valere la prestanza, il “tonnellagg­io”. A volte dà l’impression­e di litigare un po’ con il pallone, specie sul primo controllo, con la palla che schizza in avanti, ma il suo motore gli permette di recuperare gli attimi perduti, e sullo slancio poi va via. È lucido nelle scelte finali, nel decidere se crossare o appoggiare al centro per il compagno meglio piazzato o tirare lui stesso in porta, in diagonale, con varietà di soluzioni, sul primo o secondo palo. In un aspetto è superiore ad Hakimi, nel gioco aereo. In Olanda ha segnato sette gol di testa, spesso su cross da sinistra, da esterno a esterno, un’opzione che può diventare letale nel 3-5-2 di Simone Inzaghi: Perisic o Dimarco dal lato mancino per Dumfries “tagliante” verso la porta sul versante destro. Da verificare la sua attitudine alla fase difensiva e qui ci sta che la bilancia penda dalla parte di Hakimi. Un anno alla scuola di Antonio Conte ha permesso ad Achraf di apprendere l’alfabeto del buon vecchio terzino. Il marocchino è arrivato a Milano con la nomea di propulsore formidabil­e, però “squilibrat­ore”, e se ne è andato a Parigi con un credito di affidabili­tà nelle transizion­i, nei riposizion­amenti e nel recupero palla. Inzaghi lavorerà allo stesso modo su Dumfries. L’Inter con Hakimi ha perso uno schema, la palla ad Achraf generava sempre qualcosa, ma è caduta in piedi. Dumfries porta con sé discreto spessore internazio­nale, per esempio 23 presenze e due gol nell’Olanda, e il record di tiri e di dribbling nel campionato olandese. D’accordo, l’Eredivisie è un torneo difensivam­ente allegro, però... La sua forza va affinata, la sua esuberanza non deve sbilanciar­e: la sfida è questa.

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