Il redivivo Murray incorona Musetti «Il più divertente da veder giocare»
Andy non si arrende nonostante gli acciacchi e legge le carte agli eredi: «Medvedev sarà il prossimo numero uno»
isogna avere cura dei ricordi, perché non è possibile viverli di nuovo. È la memoria degli anni gloriosi che furono, dei mille e mille successi, dei brividi che corrono lungo la schiena quando una folla estasiata ti applaude a tenere in vita la fiamma di chi ha conosciuto il paradiso e non vorrebbe tornare sulla terra. Andy Murray ha attraversato gli ultimi 15 anni del tennis da protagonista assoluto, unico eroe in grado di sottrarre il numero uno del mondo alla trimurti FedererNadal-Djokovic, il quarto Beatle di un concerto agonistico irripetibile. Potrebbe godersi la moglie Kim e i quattro figli, oltre all’imperituro rispetto dei sudditi di Sua Maestà che dopo averlo considerato scozzese quando perdeva, lo hanno infine adorato per i due trionfi a Wimbledon (cui ha aggiunto pure uno Us Open), e invece a 34 anni suonati è ancora su un campo a soffrire, a sudare, a pregare che le anche, ricostruite con un supporto in titanio, non lo tradiscano di nuovo.
BCogli l’attimo Si chiama passione. Amore inestinguibile per il proprio sport. Muzza sta giocando a Cincinnati, torneo vinto nel 2008 e nel 2011, per la 16a volta in carriera e dopo aver superato l’ennesimo infortunio, uno stiramento durante il torneo olimpico. Lunedì, nel primo turno, in una sfida dal sapore antico, ha sconfitto Gasquet (che si ritira a fine anno) con un doppio 6-4, ritrovando per qualche attimo l’ebbrezza dei bei tempi: «Una partita certamente diversa rispetto a quella del 2019 (il loro ultimo confronto diretto, ndr), allora ero reduce dall’operazione ed ero sceso in campo con molta apprensione. Direi che mi sono mosso bene, per essere il primo match sul cemento (non giocava dal terzo turno di Wimbledon, ndr). Ho bisogno di fissare obiettivi a breve termine, è questa la cosa importante, perché con tutti i problemi che ho avuto è difficile pianificare qualcosa a medio e lungo raggio». Andy, ora numero 105 della classifica, ha avuto fin da subito un approccio razionale alla seconda vita tennistica dopo i tanti guai fisici: ascolto del proprio corpo e possibilità di rimanere competitivo, altrimenti meglio smettere. A Cincinnati sembra aver trovato delle risposte confortanti: «Qui mi sento bene di nuovo, ma non ho alcuna certezza che potrò sentirmi così per tre o quattro mesi di fila». Intanto però il forfeit di Wawrinka gli ha aperto le porte degli Us Open senza passare da qualificazioni o wild card: «Sarà un bel test, mi allenerò duramente e vedrò come reagisce il mio fisico».
Gli eredi Certo, il tempo sta inesorabilmente chiedendo il conto ai Fab Four, con l’eccezione di Djokovic: «Federer, Nadal ed io non abbiamo disimparato a giocare, semplicemente non possiamo più dominare fisicamente come prima». E allora può scattare la caccia agli eredi: «Credo che di quella che fu la Next Gen, Medvedev sia il più pronto a prendere il nostro posto, sarà il prossimo numero uno anche se deve migliorare sulla terra rossa. Mi piace anche Tsitsipas, ha avuto un inizio di stagione molto brillante ma adesso deve confermarsi, però se devo fare il nome di un giovanissimo che potrà costruire qualcosa di importante nel futuro, dico lo spagnolo Alcaraz, perché ha un gioco completo e a quanto mi dicono una testa da campione. Ma di quella generazione, il tennista che mi diverte di più è sicuramente Musetti». Un’incoronazione dal Baronetto.