L’INTER NE DICE 4
Convince subito il gioco di Inzaghi: 4-0 al Genoa Calhanoglu e Dzeko protagonisti e in gol Festa col pubblico a San Siro
Apre Skriniar, assist e gol di Calhanoglu che merita applausi. Poi a segno Vidal e Dzeko Inzaghi convince anche per il bel gioco. La squadra di Ballardini mai in partita
Serve sempre un evento traumatico o comunque altamente simbolico per segnare il passaggio da un’epoca all’altra. Come il Sacco di Roma (410) o la scoperta dell’America (1492) che tanti usano per datare il Medioevo. Inter-Genoa, nel suo piccolo, è stato un evento del genere, una partitapassaggio, piena zeppa di significati, che ha chiuso l’era ConteLukaku e ha spalancato quella nuova di Simone Inzaghi e Dzeko. Vittoria secca per 4-0, esattamente come Conte quando debuttò in campionato contro il Lecce. I migliori in campo sono
stati due nuovi acquisti, Calhanoglu e Dzeko. E già questo è uno strappo con il passato. L’ex milanista ha scodellato il corner per il primo gol di Skriniar, ha firmato il bellissimo raddoppio, ne ha realizzato uno ancora più bello, annullato per fuorigioco, ma soprattutto, ha creato tantissimo, offrendo quell’aiuto di qualità in regia che Brozovic raramente ha avuto e che Eriksen ha faticato a garantire. Dzeko ha assistito il gol di Calha, ha innescato quello di Vidal, ha colpito una traversa, ha imposto un miracolo a Sirigu e, alla fine, ha trovato il gol meritatissimo. Ma anche i suoi meriti vanno oltre il tabellino. Come vedremo, è stato la chiave tattica del gioco ed è lui che segna tatticamente la frattura con il passato recente dell’Inter. Ma sono pieni di significati anche gli altri due gol. Nell’ultimo Inter-Genoa, 28 febbraio scorso, Lukaku segnò al primo minuto partendo da metà campo e sfidando da solo tutta la difesa. Palla a Gulliver e ci pensa lui. Quell’Inter non c’è più. Ieri il primo gol, dopo soli 6’ lo ha segnato di testa su corner Skriniar, l’anti-divo, l’uomo che meglio esprime la rabbia agonistica, l’abnegazione, lo spirito di squadra che dovrà caratterizzare sempre l’Inter ora che non più salire sulle spalle larghe del suo totem.
Figli di Conte Rimane un gol da leggere, il terzo, arrivato al 29’ della ripresa: lo ha segnato Vidal, imbeccato da un geniale colpo di tacco di Barella. Un gol confezionato dai due giocatori più contiani del gruppo: Barella, il ragazzo che giurava: «Per Conte io mi farei ammazzare»; e l’incursore cileno, che l’ex allenatore ha voluto a tutti i costi memore dei fasti condivisi alla Juve. I due centrocampisti, che vivono di passione, hanno già elaborato il lutto e messo a disposizione il loro furore agonistico per il nuovo mister. Vidal ha fatto più ieri in 20’ che in tutta la stagione scorsa, a parte il gol scudetto alla Juve. Durante i 90’, l’Inter non si è accorta della mancanza di Conte, perché a bordo campo c’era comunque un allenatore in piedi, sulla soglia dell’area tecnica che parlava e pilotava di continuo. Simone non poteva augurarsi un debutto migliore. le sue idee hanno pagato subito. Lo dicevamo: non sono stati tanto i volti nuovi e i gol ad aprire una nuova stagione, ma soprattutto l’abito tattico, dettato dalla presenza di Dzeko che è un mondo nuovo rispetto a Lukaku. Il bosniaco non detta la profondità, al contrario, va incontro al portatore per triangolare. L’ha fatto con Calhanoglu nell’azione del raddoppio (14’) e in altre occasioni, compresa una elegante rifinitura di petto. Con Conte, la squadra ripiegava spesso, a palla persa, per consentire poi alla LuLa di divampare in spazi aperti. Dzeko ha altre abitudini. Infatti ieri l’Inter è rimasta alta anche senza palla e ha pressato molto di più. Più la recupera in fretta, più Dzeko è felice. Edin non vuole