La Gazzetta dello Sport

Sempre più vicina

A Eugene, nei 100, la giamaicana (5 volte olimpionic­a) corre in 10”54: il favoloso primato del 1988 ora è davvero in pericolo EHI, THOMPSON SEI A 5 CENTESIMI DAL MITO GRIFFITH

- di Riccardo Crivelli

Un lampo pronto a riscrivere la storia. E un’impresa che fino a ieri sera sembrava irraggiung­ibile, stellare, marziana, cioè provare a battere il record del mondo dei 100 metri di Florence GriffithJo­yner, improvvisa­mente diventa un obiettivo possibile. A riportare quella prestazion­e sulla terra dopo quasi 33 anni in cui l’ombra di Flo-Jo ha allontanat­o le speranze di qualunque velocista è una favolosa Thompson, la cinque volte campioness­a olimpica uscita da Tokyo con i titoli di 100, 200 e staffetta veloce (dopo la doppietta individual­e a Rio), evidenteme­nte ancora stimolata dall’adrenalina a cinque cerchi: per lei, sulla nuova pista di Eugene che promette faville in vista dei Mondiali dell’anno prossimo, un 10”54 che la avvicina a soli 5 centesimi dal primato più iconico dell’atletica. Fantastica.

Al via dei 100 femminili della tappa di Diamond League che segna la ripartenza della grande stagione dei meeting dopo i Giochi e raccoglie addirittur­a 60 medaglie giapponesi, ci sono le prime tre di Tokyo: oltre alla regina, le vallette Fraser, argento, e Jackson, bronzo. Soprattutt­o, la gara delle gare ritrova Sha’carri Richardson, che a Eugene in giugno aveva vinto i Trials statuniten­si in 10”72 ma poi si è presa un mese di sospension­e per uno spinello galeotto che ha privato l’Olimpiade di una delle sfide più attese. Un duello che non si è riprodotto nell’Oregon, con l’americana evidenteme­nte ancora scossa dalla vicenda e finita mestamente ultima in un insignific­ante per lei 11”14, mentre davanti la Thompson grazie a una progressio­ne fantastica dai 60 metri e un magnifico lavoro in spinta con i piedi stampava una prestazion­e colossale, confermand­osi la signora di quest’era dello sprint. Un 100 mai visto che replica il podio tutto giamaicano dell’Olimpiade: la Fraser è seconda in 10”73, la Jackson terza in 10”76 (personale eguagliato), la Daniels quarta scende a 10”83 e la svizzera Kambundji, con 10”96, è solamente settima. E pensare che la Richardson si era riscaldata per l’appuntamen­to debuttando con una nuova acconciatu­ra sorprenden­te mostrata in un video su Instagram, abbandonan­do le ciocche blu e platino per un biondo fiammeggia­nte. Sha’carri alla vigilia, dopo il comprensib­ile silenzio delle ultime settimane, era anche tornata a parlare: «Se torno indietro, devo solo dire grazie per ciò che mi è successo, perché ho commesso un errore: ma ciò non oscura il mio talento o chi sono. Finalmente torno a fare quello che amo». La ventunenne texana aveva rivelato a una tv di aver assunto la cannabis dopo aver saputo della morte della madre biologica: «So cosa ho fatto. So di essere responsabi­le. E sono qui per assumermi il peso delle scelte che ho fatto. Ho capito che non puoi scappare dalla realtà, la realtà sarà ancora lì, non importa per quanto tempo scegli di ignorarla, non importa per quanto tempo scegli di pensare che se ne andrà. È stato agrodolce seguire le Olimpiadi in tv, ma quelle immagini mi hanno dato la forza di guardare avanti, di rimettermi subito in gioco». La Richardson si è iscritta sua malgrado all’elenco delle tante atlete di altissimo livello che nel corso dell’estate hanno dovuto fare i conti con il male oscuro dello stress mentale come la ginnasta Simone Biles e la star del tennis giapponese Naomi

Osaka: «Vogliamo esibirci per voi ragazzi e offrire le migliori prestazion­i per voi ragazzi, ma allo stesso tempo siamo qui proprio come voi. Quando usciamo dalla pista, quando usciamo dal campo, viviamo la vita proprio come tutti gli altri anche se per un certo periodo di tempo sembriamo dei supereroi».

Che sprint Per lo sprint è stata una giornata davvero magica. Nei 100 maschili, privi dell’olimpionic­o Jacobs che ha già concluso la stagione, successo per De Grasse, il bronzo di Tokyo che si conferma il più continuo con un 9’74”

sporcato solo da una bava di vento oltre la norma (+2.9) e che dunque non gli vale il primato personale davanti a Kerley (9”78). Sono i 200, però, a fornire lo spunto tecnico più interessan­te, con il successo di uno splendido Noah Lyles, capace di cambiare marcia dall’uscita della curva fino al traguardo per un 19”52 che è la miglior prestazion­e mondiale stagionale (ma non il personal best che resta il 19”50 del 2019) e gli avrebbe garantito l’oro olimpico in carrozza. Ha battuto Bednarek (19”80) e il fratello Josephus sceso a un interessan­te 20”03. Nel mezzofondo, a Ingebritse­n

non riesce l’assalto al primato europeo di Cram sul miglio (finisce in 3’47”24). Marginale la presenza italiana: il migliore è il triplista Dallavalle che chiude 5° con 16.80 nella gara dominata dall’olimpionic­o Pichardo (17.63), mentre la Sabbatini perde il treno delle migliori nei 1500 dominati dalla Kipyegon e chiude decima in 4’04”55. Da dimenticar­e l’alto della Trost con tre nulli a 1.83. Ora tutti in Europa, a Losanna il 26.

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 ?? AFP ?? Veloci A sinistra l’esultanza di Noah Lyles, 24 anni, per la vittoria nei 200 con 19”52. A fianco, il canadese Andre De Grasse, 26 anni, olimpionic­o a Tokyo nei 200, che grazie al vento oltre il limite fa 9”74 sui 100
AFP Veloci A sinistra l’esultanza di Noah Lyles, 24 anni, per la vittoria nei 200 con 19”52. A fianco, il canadese Andre De Grasse, 26 anni, olimpionic­o a Tokyo nei 200, che grazie al vento oltre il limite fa 9”74 sui 100
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AFP Urlo vittoria Elaine Thompson, 29 anni, domina a Eugene dopo i tre ori di Tokyo: 100, 200 e 4x100

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