Juve, papere e follia
Allegri esclude CR7 si scatena Dybala: rete, assist e 2-0 Szczesny regala il pari all’Udinese Cristiano entra, fa gol, ma è beffato dal fuorigioco Resta il rebus-futuro
Falsa partenza dei bianconeri che sciupano il doppio vantaggio con Dybala e Cuadrado: il portiere compie due errori clamorosi. Nel recupero annullato un gol a Ronaldo
Stava per vincere di corto muso con un gol di Ronaldo all’ultimo secondo, Ronaldo escluso dall’undici titolare, evento clamoroso, fonte delle dietrologie più disparate. La Var però ci ha messo la coda, la rete è stata annullata per un fuorigioco millimetrico e Massimiliano Allegri ha visto evaporare il successo più diabolico. Sarebbe stato il suo capolavoro, un trionfo di musi e musetti, e forse a Coverciano ne avrebbero fatto un caso di scuola, una cosa tipo «psicologia applicata (alla panchina)». A Udine si è giocata una partita-romanzo, densa, fitta. La Juve ha buttato via la vittoria, tradita da due fragorosi errori del suo portiere, Szczesny. L’Udinese ha approfittato di tanto scempio e non ha rubato nulla, ma la Signora ha fatto tutto da sé, bella e masochista allo stesso tempo. «Halma», dirà Allegri, e ci associamo. Calma, perché la Juve è stata pure sfortunata, ha colpito due pali con Morata e Bentancur, e ha riscoperto quanto è forte Dybala, se lasciato libero di essere se stesso. Senza i due regali di Szczesny saremmo qui a celebrarla.
Reversibilità e Joya Difendere a quattro e impostare a tre. Andrea Pirlo chiedeva la stessa cosa e ne ricavava un giro-palla sterile, abbastanza noioso e prevedibile. Grumoso, per dirla con il contrario di fluido. Tutt’altra storia la reversibilità di Allegri. Nel primo tempo di Udine la Juve passava con disinvoltura dal 44-2 in non possesso a una sorta di 3-4-2-1 una volta riconquistato il pallone. Determinante la virgola di Bernardeschi, bravo ad accentrarsi sulla trequarti dalla iniziale posizione di esterno sinistro. In pratica il doppio trequartista, Dybala e Bernardeschi dietro Morata, anche se la differenza vera l’ha scavata la tecnica dell’argentino. Un Dybala nuovo «reloaded», ricaricato e rimotivato - ha smentito quanti sostengono che se ne stia là davanti con le braccia conserte ad aspettare che gli servano la palla. No, Dybala alla Dacia Arena andava a prendersela nella propria metà campo, con volontà e fame, e la giocava come un regista illuminato, con sventagliate ad aprire il gioco. Un po’ trequartista, un po’ centravanti, un po’ playmaker:
Dybala multiplo. Allegri gli ha ritrasmesso fiducia, confidenza. Lo ha tranquillizzato sulla prevalenza della tecnica, non lo ha stordito con richieste astruse, di movimenti complicati. Gli ha concesso la libertà di essere se stesso e in cambio gli ha chiesto e ottenuto l’impegno nelle transizioni, la disponibilità al sacrificio. Dybala ha segnato il primo gol con una puntura velenosa, ha ispirato la rete di Cuadrado e verso la fine ha sfiorato il 3-2 con un sinistro magnifico, disinnescato da Silvestri.
Szczesny che combini?
Juve all’intervallo sul 2-0, la zampata di Dybala su assist di Bentancur e lo slalom speciale di Cuadrado con Nuytinck a far da
paletto. Strada in discesa, partita da chiudere con acume e gestione, ma Szczesny ha fatto impazzire la maionese. Prima non ha trattenuto un «tirello» di Arslan e ha abbattuto l’avversario a caccia della respinta: rigore dell’1-2 trasformato da Pereyra. Poi si è fatto prendere dalla fregola del pallone da giocare a tutti i costi e l’ha regalato a Deulofeu per il più comodo dei 2-2. Sono le scorie della costruzione dal basso, e non veniteci a dire che non c’entra. C’entra, c’entra, è qualcosa che si è radicato nell’inconscio di tanti portieri. Sul 2-2 la Juve ha vacillato di brutto, Jajalo si è divorato il 3-2 a pochi passi da Szczesny. Fino al crocevia del gol/ non gol di Ronaldo, forse il momento più emblematico. Una rete svanita, però di grande bellezza. Sul cross esatto di Chiesa, Cristiano è saltato in alto tipo Tamberi, con Becao a far da asticella, per un colpo di testa imperiale. I suoi gol costano una montagna di soldi, ma risolvono problemi. Prima di «sbarazzarsene», meglio pensarci.
Vecchi sistemi Si è detto del 4-4-2 reversibile in 3-4-2-1, di quanto abbia funzionato nel primo tempo della Juve, però nella ripresa Allegri ha ceduto alla tentazione di mettersi a specchio: verso il quarto d’ora, con l’Udinese in risalita di spirito e di gambe, ha virato sul vecchio 35-2 di ordinanza, con l’inserimento di un centrale difensivo come Chiellini al posto di Ramsey, un centrocampista. Ribadito che il risultato l’ha buttato via Szczesny e che due legni hanno negato alla Juve la rete che avrebbe congelato il match, va aggiunto che questa scelta di specchiarsi nell’altro sa un po’ di muffa e induce all’abbassamento. Allegri resista a certe antiche tentazioni, specie contro squadre più deboli.