La Gazzetta dello Sport

NON È QUESTA LA SIGNORA DI MAX

- di Luigi Garlando

Tutti in piedi quando esce. Il campionato accoglie un nuovo, limpido talento: Tammy Abraham. Il giovane inglese con due assist, un’espulsione procurata e una traversa ha spinto la Roma oltre la Fiorentina e ha risposto al gran debutto di Dzeko nell’Inter. Parte bene Mourinho che ha qualità offensiva da vendere e se riuscirà a trasmetter­e alla sua creatura parte della sua anima da guerra regalerà all’Urbe una stagione di soddisfazi­oni.

Il 3-1 dell’Olimpico pesa perché strappato a un’ottima Viola, penalizzat­a dall’espulsione esagerata di Dragowski. Rosso poi anche per Zaniolo e rosso a Napoli per Osimhen dopo una ventina di minuti. Il Napoli di Spalletti ne è venuto fuori lo stesso con qualità e con l’orgoglio di Insigne che ha sbagliato un rigore e ne ha segnato un altro. Oggi scende in campo il Milan, l’ultima delle sette sorelle. Delle prime sei, una sola non ha vinto, l’ambiziosa Juventus di Massimilia­no Allegri. E questa è la notiziona di giornata. Quando, presentand­o il campionato, spiegavamo che la Juve è la Francia dell’Europeo, cioè la favorita sulla carta, per qualità e profondità di rosa, ma che per vincere, come non ha fatto la Francia, aveva bisogno di aggiungere spirito e gioco, intendevam­o ciò che si è visto a Udine. Chi può permetters­i di fare entrare dalla panchina CR7, Chiesa e Kulusevski? In pieno recupero, sul risultato di 2-2: cross di Chiesa, gol di testa di Cristiano. Se il Var non avesse scovato i pochi centimetri di fuorigioco, l’avrebbero vinta loro due. Dopo che, nel primo tempo, Dybala aveva trascinato la Juve sul 2-0, con un gol bellissimo all’alba del match e con un lancio delizioso che ha mandato in porta Cuadrado. Chiesa, Dybala, CR7, campioni che possono decidere con ogni pallone che giocano. Come Mbappé, Benzema, Griezmann.

Ma non basta. Infatti l’Europeo l’ha vinto l’Italia. Cosa vuol dire «spirito»? Vuol dire la concentraz­ione feroce di Bonucci e Chiellini all’Europeo; vuol dire la disponibil­ità collettiva al sacrificio per proteggere il vantaggio che la Juve di Allegri, per 5 anni, ha sempre avuto. Ieri invece Szczesny prima ha pasticciat­o una presa causando un rigore, poi ha regalato il 2-2 con sciagurata leggerezza. Ma non solo lui. Tutta la Juve nella ripresa ha staccato la spina e riscoperto le amnesie mentali della stagione scorsa. Non basta rimettere Allegri a bordo campo per ritrovare d’incanto una Juve allegriana. Insicurezz­e e cattive abitudini restano sotto pelle. Max dovrà lavorarci e guarirle. Due gol con i primi due tiri in porta della partita, due azioni lampo, senza fronzoli: Juve essenziale e solida quella del primo tempo. Con Dybala capitano e protagonis­ta e con CR7 sorprenden­temente fuori. Molto allegriana, appunto. Poi... Non è solo una questione di testa, anche di gioco. Il play Ramsey, l’idea cocciuta di Max, ha deluso ancora ed è stato sostituito presto. Ma nonostante il cambio di modulo, la Juve non è stata in grado di difendersi palleggian­do, di congelare la palla tenendola tra i piedi come succedeva ai tempi di Pirlo e di Pjanic. Se la Juve in questa stagione ha sempre subìto gol, pure nelle amichevoli più leggere, è anche per questo. Non solo per colpa di Szczesny. Anche qui c’è lavoro per Max. Con l’aiuto di Locatelli, la mediana deve recuperare qualità e personalit­à. Deve costruire di più, non solo coprire le spalle a chi attacca e proteggere meglio la difesa. Serve l’orchestra, non si vince con i soli violini. In attesa di suonare Ibra, Pioli stasera presenta il Milan con la Samp. Si augura che qualcuno risponda a Calha come Abraham ha risposto a Dzeko.

 ??  ?? Il ritorno Massimilia­no Allegri, 54 anni, dopo i cinque scudetti consecutiv­i vinti con la Juve e due anni di stop, è tornato ieri sulla panchina bianconera in campionato con un mezzo passo falso: fermato sul 2-2 dall’Udinese
Il ritorno Massimilia­no Allegri, 54 anni, dopo i cinque scudetti consecutiv­i vinti con la Juve e due anni di stop, è tornato ieri sulla panchina bianconera in campionato con un mezzo passo falso: fermato sul 2-2 dall’Udinese
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