Mandragora va veloce
È l’insostituibile del Toro Juric ha il tuttocampista Tra test, Coppa e campionato non ha perso un minuto Corre più di tutti, gioco e conclusioni: Mancini lo segue Belotti primo soccorso
l centro dell’universo Juric c’è un ragazzo napoletano che pare vesta il granata da una vita. Che Rolando Mandragora fosse destinato a diventare il perno intorno a cui tutto avrebbe funzionato era in fondo scritto sin dalle premesse della nuova epoca. Che invece in un battito d’ali, e con una tale e rinnovata qualità, il Toro affidato a un nuovo allenatore diventasse così rapidamente il suo Toro non era scontato. La precocità ha sempre seguito “Rolly”, diminutivo affettuoso per gli amici e in voga nello spogliatoio. La sua prima stagione completa al Toro non sta facendo eccezione: sta di nuovo bruciando le tappe.
AIvan Juric ha riposto nel suo regista una fiducia cieca. Dal primo giorno, sin da quando ha cominciato anche in occasioni pubbliche - a chiamarlo solo Rolando. Non è un mistero che tra i due rapporto e stima fossero antichi e consolidati: si sono conosciuti quando Mandragora giocava, con qualche anno d’anticipo, in quella Primavera del Genoa sulla cui panchina Juric avviava la costruzione della parabola da tecnico. C’è un dato che, forse, più di tutti colpisce dell’agosto granata, per Rolando subito rock and roll: Mandragora è stato finora l’unico calciatore della rosa al quale Juric non ha mai rinunciato, nemmeno per un secondo. Dall’amichevole dell’ultimo giorno di luglio a Rennes, passando per il test di Alkmaar, finendo alla sfida ferragostana di Coppa Italia contro la Cremonese e alla prima giornata di campionato con l’Atalanta:
Mandragora è sempre stato titolare e non è mai stato sostituito. Nessuno al Toro, nemmeno un portiere, è riuscito a fare un en plein di questo tipo.
Attenzione, però, a non cadere nell’equivoco: non solo quantità, ma tanta qualità in questo antipasto di stagione per Rolly. È l’uomo da dove tutto ha inizio e, in alcuni casi, anche dove tutto finisce. Lo dimostrano i dati sulla prestazione, di spessore, offerta sabato contro l’Atalanta: tra i ventidue in campo, Mandragora è stato il calciatore ad aver giocato più palloni (69, di cui 13 sulla trequarti avversaria) toccando la quota dell’88% di passaggi riusciti. Alla tecnica ha aggiunto la corsa, perché con un totale di 10 chilometri e 836 metri è stato l’uomo del Toro che ha corso di più nei novanta minuti
Ieri il capitano del Torino, Andrea Belotti, ha seguito un corso di primo soccorso, che si è focalizzato sulla rianimazione cardiopolmonare, sulle manovre di disostruzione e sull’utilizzo del defibrillatore. più recupero. Secondo, in assoluto, solo al nerazzurro Matteo Pessina (11,337 chilometri). Mandragora è un regista atipico: assolutamente non di posizione, ma di grande propulsione e votato al gioco d’attacco. Non sorprende, quindi, come abbia brillato anche negli indicatori di pericolosità nella sfida contro Gasperini: solo Sanabria (4 tiri) ha concluso più volte di lui verso la porta di Musso (3 tiri di Mandragora). E ancora solo Sanabria ha creato più occasioni da gol di lui (3 il paraguaiano, 2 Rolando).
La serata con l’Atalanta non è sfuggita a Roberto Mancini e al suo staff: Mandragora è tra i calciatori che saranno osservati dal c.t. con particolare attenzione nel corso di questa stagione che porterà al Mondiale. Una eventuale convocazione per i primi impegni azzurri di settembre sarebbe in questo momento una sorpresa, ma di sicuro anche domani a Firenze la sua partita sarà seguita con interesse. In una notte dove, in attesa dell’inserimento di Pobega, potrebbe cambiare il suo partner di centrocampo: perché Juric sta pensando a Karol Linetty come vice regista, in quella posizione che finora è stata interpretata spesso da Lukic.