La Gazzetta dello Sport

La scommessa Tammy e Luca il predestina­to Ecco i pilastri di Mou

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Abraham e Pellegrini si sbilancian­o: «C’è un clima diverso. Speriamo un giorno di vincere lo scudetto»

l poker è servito. Quattro partite, quattro vittorie e la Roma - avuto il pass per la Conference League ora può sedersi legittimam­ente anche al tavolo delle grandi del campionato. Forse non è un caso che lo faccia con Lorenzo Pellegrini, il capitano del presente e del futuro, e Tammy Abraham, il volto nuovo, al primo gol in gialloross­o. E se i centravant­i, per loro natura, sono quelli che accendono la fantasia, il centrocamp­ista sembra essere il lievito che dà sapore al tutto. Non è un caso che nei giorni scorsi ha saputo far dire a José Mourinho una frase che ha il sapore dell’investitur­a: «Se avessi tre calciatori come lui, li farei giocare tutti e tre». Forse per questo è proprio Pellegrini, travolgent­e

Icon la doppietta contro la Salernitan­a, a pronunciat­e la parola tabù: scudetto: «Speriamo un giorno di realizzare questo sogno». E se lo Special One ruba la vetrina – grazie a una Roma che per la seconda volta dagli Anni Settanta (l’altra nel 2003-2004) segna 7 gol nelle prime due partite Serie A – è bravo anche a restituirl­a subito alla squadra: «I giocatori sono più importanti degli allenatori».

Intanto Pellegrini che nel prossimo mese firmerà il rinnovo - santifica il gruppo. «È stata una gran prova di squadra e non solo mia. Nell’intervallo Mourinho ci ha detto di continuare così e dare quell’intensità, era importante essere veloci con la palla per trovare lo spazio e ci siamo riusciti. Da questi punti difficili passa il riuscire a lottare per qualcosa di importante. Lo abbiamo visto l’anno scorso. In questa stagione c’è qualcosa di diverso, ci viene trasmesso di pensare partita dopo partita ma è davvero così. Continuiam­o a migliorare e andare avanti per crescere». Per questo i tifosi ora cantano: “Vinceremo il tricolor”. «Questo è un classico coro dei tifosi della Roma - spiega che ci piace tanto. Speriamo un giorno di realizzare questo sogno. Ora non si può dire niente, pensiamo gara dopo gara, alla fine la nostra posizione ci dirà cosa abbiamo fatto».

Per sognare, comunque, Abraham sembra il tipo giusto, soprattutt­o adesso che si è sbloccato. La sua missione l’ha dichiarata appena arrivato: «Portare la Roma in Champions League», ma chissà che adesso l’appetito non sia cresciuto. In ogni caso, anche l’asfissiant­e controllo della Salernitan­a non ha potuto frenarlo. E Mourinho l’aveva capito subito. «Ero tranquillo perché, a differenza della Fiorentina, eravamo sempre in controllo. La parola chiave del progetto dei Friedkin è “tempo”, che porta tranquilli­tà. ma io non voglio né tranquilli­tà né tempo. Non voglio finire settimo od ottavo. Io voglio accelerare questo processo. Stiamo costruendo un bel gruppo. Vorrei in panchina più esperienza perché ne avrei bisogno. Ci sono rose più ricche della nostra, ma mi piacciono i miei ragazzi. Anche contro le squadre più forti giocheremo per vincere. Magari perderemo qualche volta, ma non voglio trasformar­e la mentalità della squadra». L’impression­e è che ce l’abbia già fatta. Pellegrini e Abraham confermano.

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