La Gazzetta dello Sport

SPA VA IN TILT PER LA PIOGGIA LA GARA? DUE GIRI CON LA SAFETY!

Tre ore d’attesa poi il via a una mini gara che ha assegnato metà punteggio: Max risale così a -3 da Hamilton. Ma resta una figuraccia

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Correre o non correre, è questo il problema. Michael Masi e i commissari sono rimasti sospesi come Yorick in un dilemma shakespear­iano per più di tre ore, mentre la pioggia cadeva incessante sul circuito di Spa impedendo la partenza di una gara interrotta già dopo i giri di ricognizio­ne per la scarsa visibilità. Ma le condizioni sono peggiorate, anziché migliorare. Alla fine, quando erano le 18.17 e il buio della sera già si intravedev­a sopra le colline delle Ardenne, hanno deciso di far tornare i piloti in pista dietro alla Safety Car per completare almeno 2 giri e considerar­e il GP disputato a norma di regolament­o. Una farsa. La coerenza avrebbe voluto che la corsa a quel punto fosse cancellata, senza assegnare metà del punteggio, come invece è avvenuto.

Ipocrisia Hanno vinto la sicurezza, ma soprattutt­o l’opportunis­mo e la politica. E Lewis Hamilton, uomo simbolo della F.1, non ha temuto di sottolinea­rlo: «Spero che i tifosi, rimasti per ore al gelo sotto l’acqua, siano rimborsati. Però, avendo fatto quei due giri, sono convinto che non riceverann­o indietro i loro soldi». È stata una pagina del Mondiale da dimenticar­e. Con il corollario imbarazzan­te di una cerimonia del podio surreale, con Max Verstappen sul primo gradino, il bravissimo George Russell sul secondo (dopo il capolavoro in qualifica con la Williams) e lo stesso Hamilton sul terzo. L’inglese è stato furioso nei messaggi alla radio, quando chiedeva che non si ripartisse per poi fermarsi subito, e in seguito ha rimarcato l’ipocrisia delle decisioni di Fia e Formula One. È chiaro che il 7 volte campione del mondo avesse tutta la convenienz­a nel non vedere assegnato il punteggio, giocoforza favorevole a Verstappen in quanto autore della pole position, ma anche altri piloti non coinvolti nella sfida iridata come Sainz e Leclerc lo hanno ritenuto ingiusto. Max ha così guadagnato 5 punti su Lewis, portandosi a -3 dal leader della classifica, alla vigilia della gara di casa di Zandvoort. «Non è il modo migliore per vincere e guadagnare dei punti, ma ne avevamo bisogno dopo due ritiri senza colpe a Silverston­e e in Ungheria», ha detto l’olandese della Red Bull-Honda. «I veri vincitori, comunque, sono stati i tifosi».

È sempre buono vincere e fare punti, ma non è successo nel modo in cui avremmo voluto

Amo correre con la pioggia, ma oggi era qualcosa di diverso: non vedevi l’auto davanti a te

Gestione no Fosse stato per Verstappen, la gara sarebbe partita alle 15.30, subito dopo la prima sospension­e: «Ho detto alla radio che le condizioni erano discrete, nonostante la visibilità bassa, e che potevamo andare. Di certo erano migliori di quelle che abbiamo trovato più tardi». Già, pe

rò Max sarebbe stato l’unico a non prendere gli spruzzi delle altre vetture, mentre dietro le gomme delle monoposto alzavano un muro d’acqua che azzerava la visuale, dunque avrebbe avuto un bel vantaggio. Semmai, quello che non ha convinto è stata l’estenuante e inutile attesa che ha portato a una soluzione finale di comodo. Masi, già criticato al sabato per avere esposto in ritardo la bandiera rossa in occasione dello schianto di Lando Norris all’Eau Rouge, è stato giustament­e conservato­re, in nome della sicurezza. Ma questo non cancella la figuraccia da parte della F.1 nella gestione di tutta la vicenda in Belgio. Le reazioni indignate dei tifosi sui social sono state migliaia e confermano la sensazione di un clamoroso autogol. Non era mai successo di vedere un GP concluso al 3° giro dietro alla Safety Car (quello del 1991 in Australia, vinto da Ayrton Senna, fu interrotto dopo 16 giri “veri” nel diluvio).

Sconfitta La gara di Spa si sarebbe disputata, negli anni eroici della F.1, quando il motorsport era pronto ad accettare grandi rischi. Altrimenti non ci sarebbero stati il Fuji 1976, quando il ferrarista Niki Lauda si arrese alla paura spianando la strada a James Hunt; oppure il duello a distanza fra Prost e Senna sotto la pioggia di Montecarlo 1984 e il primo giro da cineteca di Ayrton a Donington 1993, su una pista allagata. Ma nella F.1 di oggi non c’è posto per il pericolo estremo. La sensibilit­à verso la sicurezza è sempre più alta (forse a ragione) e la tragedia recente di Anthoine Hubert, morto due anni fa per un incidente in F.2 proprio a Spa, rappresent­a un monito. Tuttavia il fatto di doversi arrendere alla pioggia, mentre in altre categorie come la F.3 e la Carrera Cup si è gareggiato, appare una sconfitta per lo spettacolo. Forse dovrebbero pensarci quelli che fanno i regolament­i (oggi l’assetto delle vetture non può essere modificato alla domenica in caso di meteo variabile) e chi guida questo mondo. Andatelo a spiegare al pubblico.

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Un podio senza gloria
Da sin.: George Russell, 2°, Will Courtenay, capo delle strategie Red Bull, Max Verstappen, vincitore del GP farsa e Lewis Hamilton, 3° e sempre leader iridato
GETTY Verstappen Red Bull Un podio senza gloria Da sin.: George Russell, 2°, Will Courtenay, capo delle strategie Red Bull, Max Verstappen, vincitore del GP farsa e Lewis Hamilton, 3° e sempre leader iridato
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1 1. Sergio Perez va a muro scivolando sul bagnato nel corso nel giro di ricognizio­ne, nella sosta i tecnici riuscirann­o a riparare la sua Red Bull: partirà ultimo; 2. Le auto pronte in griglia per una partenza mai avvenuta; 3. La bandiera rossa che ha fermato la gara; 4. Il pubblico che ha atteso paziente AFP GETTY
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La Safety Car condotta da Bernd Mayländer, 50 anni, in pista per uno dei numerosi giri effettuati ieri per testare la praticabil­ità del circuito, mai ritenuta idonea
GETTY IMAGES L’immagine del giorno La Safety Car condotta da Bernd Mayländer, 50 anni, in pista per uno dei numerosi giri effettuati ieri per testare la praticabil­ità del circuito, mai ritenuta idonea
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