Fabio fa il vuoto a Silverstone Storico podio per l’Aprilia
Il francese ora ha 65 punti su Mir Noale dopo 21 anni è nella top tre
Aveva giurato che non si sarebbe accontentato e non avrebbe firmato per ripetere quel terzo posto in qualifica alle spalle di Pol Espargaro e Francesco Bagnaia. «Non si firma. Si prova a vincere». Fabio Quartararo è stato di parola, andandosi a prendere quella Silverstone che due anni fa lo aveva visto protagonista di un disastro alla prima curva (aveva spedito all’ospedale Andrea Dovizioso), per una pesantissima quinta vittoria che ha il sapore di un mezzo match point. Perché complici i guai ormai sempre più rincorrenti con le gomme Michelin che hanno colpito i primi avversari in classifica - con Joan Mir tradito dall’anteriore e finito 9°, ancor peggio per Bagnaia, solo 14° con il posteriore che è mancato dopo pochi giri -, il solco scavato tra Quartararo e il primo dei rivali, Mir appunto, si è allargato a 65 punti. E con 6 gare ancora da disputare, dovesse il campione del mondo della Suzuki anche vincerle Altro che pressione «Prima di arrivare qui ho letto commenti di chi diceva (Mir, n.d.r.) che avrei fatto errori, che avrei sentito la pressione di essere il solo pilota Yamaha – si toglie un sassolino Quartararo -. Invece è esattamente il contrario, non mi sono mai sentito meglio. E questo vantaggio mi fa sentire ancora più voglioso: prima della gara mi dicevo che non avrei dovuto pensare al titolo fino a Misano, adesso non voglio proprio pensarci più, a correre così mi diverto troppo», ride El Diablo.
Noale in festa In una gara storica, perché per la prima volta dal GP della Jugoslavia 1972 ai primi sei posti ci sono tutte e sei le Case costruttrici, l’Italia vive un giorno speciale, perché dopo 21 anni di assenza (sempre in Inghilterra, ma a Donington, quando Jeremy McWilliams chiuse 3° sotto l’acqua nel giorno del primo trionfo in 500 di Valentino Rossi) l’Aprilia ritrova il podio con un grande
Aleix Espargaro. Lo spagnolo nelle battute iniziali si incolla alla Honda del fratello Pol, poi di fronte alla superiorità di Quartararo, che nell’arco di tre giri si sbarazza prima di Bagnaia e quindi dei due fratelli, Aleix è bravo a non farsi prendere dal nervosismo nel momento in cui viene passato anche da Alex Rins, prendendo anzi la Suzuki del vincitore 2019 come riferimento per restare agganciato al podio. Ma, soprattutto, è glaciale quando alla esse dell’ultimo giro replica immediatamente all’attacco di Jack Miller, che come uno squalo prova a soffiargli quel terzo posto che ripaga gli uomini di Noale di anni di sacrifici e lavoro duro.
Rabbia Bagnaia Con il povero Jorge Martin che al primo giro è falciato da Marc Marquez, la delusione Ducati è soprattutto quella di Bagnaia, che per la seconda volta in tre gare è costretto ad alzare bandiera bianca tradito dalle Michelin: «È chiaro che qualcosa non ha funzionato, ho avuto un gran passo tutto il weekend e in gara ero 3” più lento. Bisogna parlare con la Michelin, in uno sport di così alto livello dove tutte le componenti devono essere al massimo, queste cose non possono accadere» è il j’accuse di Pecco. Che si unisce a quello di Mir e di Valentino Rossi, partito bene, 6°, e poi rovinosamente crollato per chiudere 18° e penultimo a 29” con la gomma distrutta.