Il paradosso di Sarri HA CONQUISTATO IL DERBY MA NON IL CUORE DEI LAZIALI
Ha battuto la Roma, vinto in Europa, ma è crollato a Bologna Troppi alti e bassi, poca identità: il feeling resta in sospeso
1 NUOVO TECNICO Sul dopo Inzaghi pesa l’altalena di risultati
Il filo sottilissimo dei risultati tiene in sospeso il feeling di Maurizio Sarri con la Lazio. Dall’exploit nel derby e dal primo successo stagionale in Europa League contro la Lokomotiv Mosca al naufragio di Bologna. Tutto in una settimana. Dal volto festante del tecnico dopo il 3-2 contro la Roma a quello incredulo per il 3-0 incassato al Dall’Ara. E la Lazio che resta un cantiere aperto aspettando di impersonare quel Sarrismo decantato anche dalla Treccani. Il Comandante è stato accolto come un guru. La voglia di abbracciare una storia di alta classe dopo la traumatica fine dell’idillio con Inzaghi. Il maestro di calcio a Formello per ripartire dopo i trionfi con Chelsea (Europa League) e Juventus (scudetto). Un Comandante con medaglie fresche al petto. I tifosi incuriositi a seguire le sue lezioni di tattica nel ritiro di Auronzo. Nove gol nelle prime due giornate. Poi il flop col Milan a ridimensionare o a ritardare il progetto. E l’eredità di Simone Inzaghi che riappare per ingigantirsi nel confronto. La difficoltà di Sarri a far attecchire il 4-3-3 rispolvera pure il dietrofront di Inzaghi che si presentò con lo scudo del 4-3-3 salvo poi virare sul 3-5-2 per far volare la squadra. Dopo il derby Sarri è entrato nel cuore dei tifosi, ma ora deve conquistarlo. Dipenderà dai risultati che daranno forza e dal gioco promesso per acquisire una propria identità. Per guardare avanti e per staccarsi dalla smorfia stranita di Sarri a Bologna mentre la Lazio affondava. E alla ripresa del campionato, arriverà l’Inter di Inzaghi: un incrocio da film.
2 IL MODULO Il rebus 4-3-3 con Milinkovic e Luis Alberto
Prima di partire per il ritiro di Auronzo di Cadore Maurizio Sarri non aveva usato giri di parole per etichettare questa sua prima annata alla Lazio (ha un contratto biennale) come di transizione. I cicli di Empoli e Napoli avevano chiesto radici profonde nella stagione d’avvio. Il passaggio dal 3-5-2 al 4-3-3 ha sollevato aspettative in chiave di mercato per i nuovi esterni da inserire nel tridente. Gli arrivi di Felipe Anderson e poi di Pedro e Zaccagni hanno coperto le caselle in avanti dopo i ritardi nelle operazioni causati dallo stop dell’indice di liquidità. Ma il nodo tattico si è creato in difesa e a metà campo. La linea arretrata da riplasmare nella formula con quattro elementi e di conseguenza la mediana da reimpostare con Leiva tra Milinkovic e Luis Alberto senza più i quinti a fare da pendoli sulle fasce esterne. Così il Sergente e il Mago si sono ritrovati con ulteriori compiti, soprattutto in fase difensiva. Da bilanciare il talento di Milinkovic e Luis Alberto con una maggiore corsa e una più assidua presenza in trincea. Nel derby il serbo e lo spagnolo da titolari con Leiva sono stati in vetrina. A Bologna non hanno scovato la propria rotta. E sono così riaffiorate le perplessità su un centrocampo imperniato su Milinkovic e Luis Alberto insieme piuttosto che su uno dei due (e quindi una loro turnazione) e con un innesto più abile in copertura, tipo Akpa Akpro in attesa di valutare Basic, anche per i limiti di tenuta di Leiva. Oppure spazio al 4-3-1-2 con Luis Alberto sulla trequarti e un esterno d’attacco in meno. Per Maurizio Sarri non c’è solo un rebus.
3 IL GRUPPO Senza big storici alla ricerca di altri leader
Nel 2016 quando Simone Inzaghi si trovò nel giro di poche ore catapultato in ritiro dopo il dietro-front di Bielsa, furono i leader del gruppo, da Lulic a Parolo e Radu, a far da scudieri al giovane tecnico. Maurizio Sarri può contare sull’esperienza dei suoi 62 anni e di una carriera decisamente inimitabile. Inoltre, alla Lazio ha ritrovato prima Reina e Hysaj e poi anche Pedro. Ma il Comandante ha dovuto pure attraversare una fase di passaggio del gruppo nella ricerca dei nuovi leader dopo che sono andati via due big storici come Lulic e Parolo. È rimasto Radu, il fedelissimo in biancoceleste, che però è ormai confinato in panchina (zero minuti in campo in nove gare). Non solo per i gradi di capitano, ma anche come carisma e temperamento Ciro Immobile è il vero riferimento della squadra. Sta crescendo nel gruppo il ruolo di Milinkovic, alle prese con le tensioni tattiche accusate pure da Luis Alberto e, per altri versi, da Acerbi. Si confidava nell’arrivo di Sarri anche per poter risolvere al più presto quei problemi di continuità ricollegati per molti aspetti alla personalità del gruppo. Ma pure in questa direzione il Comandante non ha trovato una strada spianata.