«Più talenti di Brescia per risalire in A e poi andare lontano»
Il presidente spiega il progetto di sviluppo «Puntiamo a valorizzare il nostro vivaio»
Il disegno è coerente, il mosaico completo. La stella, i gioielli, il vivaio ora con tanto di sponsor: è un Brescia più che mai made in Brescia quello che Massimo Cellino vuole riportare in alto. Cioè in Serie A. Un calcio a chilometro zero fedele alla linea di un modello simil-basco, nella scia di un Athletic Bilbao, puntando senza esitare «sui giocatori nostri, quelli nati qui e cresciuti nel nostro settore giovanile: non soltanto perché sono bresciani, per una questione di semplice appartenenza, ma perché sono forti e scommettiamo sulle loro qualità. Siamo convinti di poter andare lontano con i nostri ragazzi migliori». A Cellino brillano gli occhi guardando i suoi talenti durante la presentazione del nuovo accordo annuale fra il club e Intesa Sanpaolo. Una sponsorizzazione volutamente legata al vivaio, visto che il nome Intesa campeggerà sulle maglie dei giocatori della Primavera.
I gioielli In sala con il tecnico Filippo Inzaghi erano presenti tre giocatori svezzati dal Brescia e diventati pezzi pregiati sul mercato: Andrea Cistana in particolare, ormai leader della difesa ed elemento di maggior valore della rosa, ma anche Massimiliano Mangraviti e Andrea Papetti, da tempo in prima squadra e decisi a spiccare il volo. Un ’97 già convocato nella Nazionale maggiore, un ’98 con tanta gavetta alle spalle e un 2002 che ha debuttato giovanissimo in A. Tre figli di un settore
Se fossimo rimasti in Serie A non avrei mai venduto Tonali Vedo club che non so come facciano ad andare avanti e tanti avventurieri
Massimo Cellino
Presidente del Brescia
giovanile che ha dato al calcio italiano in passato, fra gli altri, un campione del mondo come Andrea Pirlo e di recente una realtà come Sandro Tonali.
Il confronto
«Se noi fossimo rimasti in A, io Tonali non l’avrei mai venduto - ha assicurato Cellino - mentre Cistana e Mangraviti sono rimasti, poi c’è Papettino... Una politica sana è tenere giovani come loro, farli crescere e arrivare in A, dove vincere vale tanto; non è più produrre e vendere al miglior offerente come usava tempo fa. Faccio il presidente da trent’anni, non ne ho saltato uno mentre perfino Berlusconi ogni tanto ha delegato la presidenza; oggi sono preoccupato perché vedo società che vanno avanti e non potrebbero, vedo avventurieri che entrano nel nostro calcio». La lotta-promozione è appena iniziata e il Brescia è in piena corsa, al di là della sconfitta di domenica con il Como (la prima stagionale): «Possiamo fare tanto. Per seguire questa strada - ha concluso il presidente - stiamo promuovendo la brescianità e continueremo a farlo. Un’impresa vincente ha bisogno di materia prima in loco e di un prodotto finale efficace: se ci sono entrambi i fattori il gioco è fatto. Qui ci sono calciatori giovani ottimi e la squadra giusta per valorizzare il lavoro del vivaio. Non è nemmeno un caso che come società abbiamo deciso di non avere la foresteria: l’obiettivo è valorizzare i ragazzi di un territorio che ne offre tanti e di qualità».