De Marchi 100 e lode
DOMINA LA TRE VALLI IN FESTA «MI DAVANO PER VECCHIO E FINITO» MA CHE SHOW POGACAR!
DICONO
Vincere un giorno senza il braccialetto di Regeni? Vorrebbe dire c’è stata giustizia per la famiglia
Alessandro De Marchi
Corsa dura, dietro si è andati a scatti. Ho fatto un giro forte, ero a 25” ma non ho avuto cambi
Vincenzo Nibali
A Varese la 100a edizione della classica: il friulano batte Formolo. Anno d’oro: 2 giorni-rosa e l’azzurro Il re del Tour in fuga a 120 km dall’arrivo: terzo
La pioggia che scende, i tifosi che esultano, lo speaker che racconta. Nulla di tutto questo impedisce di sentire l’urlo di Alessandro De Marchi in Viale Sacco. Non solo gioia, anche rabbia. «C’era che qualcuno mi dava per vecchio, per finito», spiega il 35enne friulano di Israel Start Up Nation, degno vincitore di una spettacolare edizione numero 100 della Tre Valli Varesine a 3 anni – oggi esatti, 6 ottobre 2018 – dall’ultima gioia solitaria, il Giro dell’Emilia. «Non sono mai state vere e proprie critiche. Cose dette, non dette. In generale, magari pure da qualche collega. Anche un certo atteggiamento in corsa, non solo stavolta. E poi c’era rabbia, sì, dentro di me. Ho visto tanti ‘fenomeni’. Tutti a non tirare, a non fare, a fare i buchi…». La volata decisiva a due “quasi al rallentatore”, ha scherzato De Marchi, non ha sorriso a Davide Formolo. «Avevo corso ogni giro come se fosse l’ultimo, ho sprecato tante energie», ammetterà il veronese della Uae-Emirates che ha occupato anche il terzo gradino del podio e con il nome più nobile, lo sloveno Tadej Pogacar, che a 38” ha facilmente regolato i primi inseguitori. «Mi volevo divertire», ha ammesso il 2 volte re del Tour, anche se in realtà ha fatto di più, è stato protagonista assoluto visto che il primo attacco lo aveva sferrato a circa 120 (!) chilometri dal traguardo.
La bellezza
«Europei, Mondiali, la Roubaix, questa Tre Valli. Vediamo sempre più gare che si animano presto, è bello per noi e per il pubblico, una tendenza che mi piace perché non si fanno troppe tattiche. Su certi percorsi, poi, stare davanti in fuga è meglio», spiega Tadej che quando mancava ancora più di un’ora di gara (meno 60 km, circa) ha dovuto fare i conti con una foratura. «Il Lombardia? Siamo a fine stagione, ho qualche alto e basso, all’Emilia non era stata una buona giornata. Se però starò così, penso di poter fare bene». Dopo quella foratura le carte si sono rimescolate, e anche De Marchi è entrato nell’azione decisiva, mentre non ci è riuscito un Vincenzo Nibali che è sembrato abbastanza pimpante nonostante nei due giorni precedenti la pioggia battente ne avesse limitato gli allenamenti. «Corsa dura – commenta lo Squalo -. Dietro si andava sempre a scatti, non c’era collaborazione. Ho fatto un giro forte, ero arrivato a 25” ma non ho avuto cambi». Con Pogacar si rivedrà oggi alla Milano-Torino.
Bilancio
Il cento e lode in pagella è solo di Alessandro De Marchi che continua a portare il braccialetto che chiede verità per Giulio Regeni, friulano come lui, ricercatore ucciso quasi 6 anni fa in Egitto. «Una volta vorrei vincere senza averlo più al polso, vorrebbe dire che la famiglia, che ho conosciuto, ha avuto giustizia». L’11 maggio, in una giornata sferzata dalla pioggia come ieri, De Marchi era arrivato fino alla maglia rosa del Giro, grazie al secondo posto a Sestola: «La giornata che viene sempre in testa ai ricordi più belli». Solo che nove giorni dopo era caduto e si era dovuto ritirare: frattura della clavicola destra, della prima e della seconda vertebra toracica, sei costole incrinate. «In quel momento – ammette il rosso di Buja, costretto al ritiro già al Tour 2019 per un’altra caduta seria -, non avrei immaginato di poter alzare le braccia qui. Qualche settimana fa, invece, avevo già guardato il percorso della Tre Valli e mi era piaciuto molto». Sì, perché De Marchi era già tornato e anzi salito su un podio pesante, quello della cronostaffetta mista – con Ganna, Sobrero, Cecchini, Cavalli, Longo Borghini - che a Trento aveva conquistato l’Europeo. E il c.t. Davide Cassani l’aveva inserito nei titolari anche per il Mondiale in linea in Belgio. «Ma certo, questa vittoria si può considerare quella della rinascita, di un cerchio che si chiude. Bisognava essere coraggiosi in un giorno così. Tutto o niente, come piace a me», conclude De Marchi prima di correre a guardare lo smartphone. La sua Anna potrebbe partorire il secondogenito Giovanni da un momento all’altro.