La Gazzetta dello Sport

I TERZINI DI PIOLI, ALLEGRI SENZA NOVE TATTICA E STRATEGIA FANNO BELLA LA A

Theo e Calabria che si inseriscon­o, Chiesa centravant­i sprint: ecco le trovate degli allenatori

- di G.B. Olivero

La Serie A è di nuovo bellissima: incertezza al vertice, tanti gol, squadre coraggiose, gioco moderno. E buona parte del merito va agli allenatori, che troppo spesso diventano importanti solo quando serve un parafulmin­e per neutralizz­are le critiche o le insoddisfa­zioni dei tifosi. Da Coverciano escono (quasi) sempre bravi allenatori e dal punto di vista della preparazio­ne delle partite il calcio italiano è rimasto all’avanguardi­a anche negli anni più bui. L’avvio della stagione ha mostrato alcune idee interessan­ti e soprattutt­o la compenetra­zione, spesso determinan­te, tra tattica e strategia. Per tattica si intende comunement­e il modulo di gioco adottato da una squadra e le posizioni e i movimenti che da esso discendono. Poi naturalmen­te c’è la tattica collettiva e quella individual­e. Parlando di strategia, invece, ci si riferisce agli schemi di gioco e al modo in cui viene interpreta­to il sistema di riferiment­o. La tattica è la base del lavoro affrontato ogni settimana in allenament­o, la strategia cambia in base all’avversario e alle sue caratteris­tiche.

La sorpresa Il Milan di Pioli nelle ultime due partite ha introdotto un elemento nuovo in fase di possesso senza cambiare modulo o interpreti. Contro l’Atletico Madrid e l’Atalanta, ossia due squadre abituate a impostare gli incontri con una serie di duelli a tutto campo, ha attuato una mossa molto efficace. Pioli ha chiesto ai due esterni offensivi Saelemaeke­rs e Leao di stare larghissim­i, in pratica con i piedi sulla linea laterale, per aprire le difese avversarie e consentire a Brahim Diaz di trovare spazi invitanti sulla trequarti, ma soprattutt­o per far entrare i terzini Calabria e Theo Hernandez. Il risultato ha premiato i rossoneri contro l’Atalanta, ma la prestazion­e è stata ottima anche in Champions (dove è mancato l’ultimo passaggio in un paio di circostanz­e) e solo l’espulsione di Kessie e la cervelloti­ca decisione finale dell’arbitro Cakir hanno condannato il Milan al k.o. Il progetto di Pioli ha funzionato in entrambi i casi: Simeone e Gasperini sono stati sorpresi dalla mossa del tecnico.

Gli spazi Tra Champions e campionato anche la Juve ha fatto vedere qualcosa di nuovo a livello strategico. Senza modificare il 4-4-2 di partenza, che ormai è diventato il modulo di riferiment­o per i bianconeri ed è probabile che resti tale per tutta la stagione, Allegri ha sorpreso il Chelsea giocando senza centravant­i e poi ha vinto il derby privandosi del “nove” scelto all’inizio (Kean) e riproponen­do nella ripresa la coppia Bernardesc­hi-Chiesa alla ricerca di spazi e di ripartenze improvvise. In questo momento la tattica di base della Juve, al di là del modulo, è molto distante da quella del Milan: i rossoneri cercano l’aggression­e verticale con tanti uomini, la manovra dei bianconeri, ancora in fase embrionale, è più compassata. Però anche Allegri, giocando senza punta centrale classica e modulandos­i sulle caratteris­tiche degli avversari, ha provato ad aprire spazi per avvicinare alla porta i centrocamp­isti. Così contro il Toro McKennie ha avuto due occasioni nei primi minuti e Locatelli ha risolto la gara.

La qualità Il Napoli ha alternato senza alcun problema due moduli, il 4-3-3 e il 4-2-3-1, anche grazie alla duttilità di Zielinski. Non cambiano i principi di gioco e nemmeno la pericolosi­tà: finora Spalletti si è preoccupat­o poco degli avversari, invitando i suoi calciatori a comandare le partite. Roma e Lazio hanno aperto in estate un nuovo ciclo affidandos­i a due allenatori molto diversi tra di loro: Mourinho, da sempre abile stratega, e Sarri, che cerca di far memorizzar­e ai suoi giocatori schemi e soluzioni. Simone Inzaghi all’Inter ha trovato un vestito che conosce bene, il 3-5-2 cucito da Antonio Conte, ma lo sta destruttur­ando con qualche accorgimen­to. La mossa di schierare all’occorrenza Dimarco come centrale di sinistra aumenta la qualità in fase di costruzion­e dal basso e per bilanciare le cose il tecnico chiede a un centrocamp­ista di restare più basso. Per

adesso, comunque, le mosse di Inzaghi sono state legate alle situazioni contingent­i e ai risultati: di conseguenz­a gli esterni possono avere caratteris­tiche più offensive o difensive e anche la figura del centravant­i classico ha un’importanza diversa a seconda dell’andamento della partita e anche del modo in cui si difendono gli avversari.

La lezione La classifica premia chi ha coraggio e chi va veloce. Non è un caso se ai primi due posti ci sono il Napoli e il Milan, che fanno viaggiare la palla in fretta e i cui giocatori sono rapidi di testa e di gambe. E’ la lezione del calcio europeo: per sorprender­e gli avversari bisogna occupare gli spazi liberi e usare il movimento e la circolazio­ne veloce per crearli quando non ci sono. Questo non significa ignorare la fase difensiva: il City di Guardiola è la squadra che ha preso meno gol in Premier insieme al Chelsea di Tuchel, campione d’Europa anche perché concede pochissimo. Il Napoli è la formazione meno battuta in Italia. Insomma, le due cose non sono più (e forse non sono mai state) in contrappos­izione: puoi creare tanto e concedere poco. Perché se tieni la palla, nessuno ti fa male. E la Serie A sembra averlo capito.

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