IL NEWCASTLE D’ARABIA DISPONE DI 430 MILIARDI E PER LA SFIDA DEL GOLFO PUNTA SU ANTONIO
Salman è figlio del re, è stato vicino ad acquistare l’Inter a maggio e stima il tecnico: «È l’allenatore più elettrico in Europa». Con lui vuole duellare contro City e Psg
Guida una donna Capofila dell’operazione è la manager Staveley: sarà lei a trattare con Conte
Se a maggio la famiglia Zhang avesse ceduto al corteggiamento del principe Mohammed bin Salman quasi certamente Antonio Conte sarebbe rimasto sulla panchina dell’Inter insieme a Lukaku ed Hakimi. Nulla di più facile, invece, che il tecnico pugliese abbracci ora il progetto dell’erede al trono di Ryiad che ha appena avuto il via libera della Premier League per ottenere l’80% del Newcastle. L’occasione persa per la Serie A è senza precedenti, perché l’ingresso in scena dell’Arabia Saudita nel campionato (già) più ricco del mondo non fa che allargare il solco economico con il resto d’Europa. E in questa partita cosa accadrà con la Supercoppa italiana? A dicembre si dovrebbe giocare a Riyad, ma la trattativa per il rinnovo è pericolosamente ferma. È concreto, dunque, il rischio che i ricchissimi sauditi diano l’addio al nostro pur gradito mercato.
Le zone d’ombra Bando alle amarezze italiane, resta l’entusiasmo di una città, Newcastle, che rivede la luce dopo un anno in apnea e con una squadra ridotta al terzultimo posto. Nel gennaio 2020 il primo accordo per 350 milioni di euro, ma l’omicidio ad
Istanbul del giornalista dissidente Kashoggi chiama in causa proprio Salman e lo scandalo internazionale porta ad un fatale stop per l’affare inglese. E’ necessaria una lunga trattativa diplomatica per uscire dal tunnel, con una serie di compromessi che hanno permesso di superare il canonico esame etico della Lega inglese.
Le scelte di Amanda
Ad esempio il Pif (il fondo sovrano saudita) fa parte di un consorzio a trazione inglese, insieme a Pcp Capital Partners e Rb Sports & Media, che ha come capofila Amanda Staveley, l’intraprendente manager che sin dall’inizio ha tirato le fila del deal. Tanto per dirne una era lei nei mesi scorsi ad insistere con Rafa Benitez perché restasse al Saint James Park, il suggestivo fortino del tifo del Newcastle. Ed è sempre lei a coordinare i lavori per la scelta del nuovo manager. Nella sua agenda il nome di Conte è in evidenza ed è singolare che nella sua storia in Premier l’allenatore trovi sempre una donna sulla sua strada. Al Chelsea il rapporto con Marina Granovskaia non fu tranquillissimo, vediamo se stavolta scocca la scintilla giusta. Evidentemente il tecnico si aspetta rinforzi immediati per un progetto ambizioso. Su questi argomenti è facile trovare un’intesa, visto che il budget a disposizione è senza fondo. Tanto per comprendere la potenza economica del Pif va ricordato che il principe Salman cinque anni fa ha lanciato un ponte sul futuro con Saudi Vision 2030. Il progetto che punta anche sull’entertainment ha al suo vertice Turki Alalshikh, l’uomo di fiducia del principe ereditario e mente dello sviluppo calcistico del suo Paese. Non a caso nell’intervista rilasciata alla Gazzetta nel giugno 2018 si era sbilanciato non poco in un giudizio tecnico che ora può apparire rivelatore: «Meglio Conte o Allegri? Voto Conte: il suo calcio è elettrico, anche in Premier ha dimostrato quanto vale».
Golfo Persico Insomma, dal quartier generale saudita arrivano messaggi chiari sull’identikit del nuovo tecnico. E il calcio che conta è impaziente di sapere di quanto tempo la nuova proprietà avrà bisogno per arrivare ai livelli dei cugini del Manchester City e del Psg. Perché quest’avvento ha una valenza epocale: come quando nel 2008 Mansour dagli Emirati si assicurò il City e nel 2011 Parigi brindò per lo sbarco dell’emiro qatariota Al Thani. Con il senno di poi le loro spese miliardarie hanno cambiato la storia del calcio, nonostante non abbiano ancora vinto la Champions. Questa nuova rivalità farà bene alla salute economico-finanziaria del movimento? O determinerà, nuove, pericolose scosse telluriche con il rischio che le prime donne siano sempre più nelle mani di pochi? In questa particolarissima competizione nel Golfo più ricco del mondo non vanno trascurate le gelosie tra i tycoon musulmani. Tanto per intendersi nel 2020 i rapporti tra i sauditi e i qatarioti sono stati ai minimi storici. Sullo sfondo c’erano rilevanti motivazioni politiche legate all’influenza dei rispettivi Paesi nel mondo musulmano in sintonia (o meno) con gli Usa. Ma il pretesto dello scontro era calcistico, con il Qatar che accusava il governo saudita di aver pilotato una tv pirata che boicottava le immagini di BeIN Sport, il canale dedicato di Doha. In quest’inghippo è finita anche la Lega di Serie A con una serie di veti che hanno impedito sinora di vendere i diritti sul redditizio mercato arabo. Però a febbraio è stata firmata una tregua nella contesa e, guardo caso, anche il progetto-Newcastle ha trovato la luce.
Diritti civili
Una manna che fa sognare chi immagina già grandi colpi di mercato. Con spese folli. Sarà proprio così? I sauditi hanno evidentemente risorse illimitate, ma in questi anni hanno maturato importanti esperienze in giro per l’Europa. Rincorrono i successi, ma sono abituati a guadagnare e non intendono fare passi troppo affrettati. Perché quest’avventura calcistica serve loro soprattutto per uscire da un isolamento storico. L’Occidente si aspetta, però, sostanziali aperture nel campo dei diritti civili. E non solo. Ciò spiega perché la liberale Inghilterra ha soppesato bene questo sì. Intanto affidiamoci ai sogni delle stelle che cambiano maglia, ben sapendo che in gioco c’è molto di più.