Doppio con la Svizzera
Segnare i rigori non è facile, la pressione si sente. Ma Jorginho è un campione
Salviamo il soldato scelto Jorginho, il leader dell’Italia, il “Normal One” colpito da improvviso benessere in questo incredibile 2021 al punto da essere candidato, meritatamente, a Pallone d’oro e Best Fifa, lontanissimo dai lustrini di Messi, CR7, Lewandowski. Anche Marcello Lippi l’ha detto ieri: «Non importano gli errori, merita lui il Pallone d’oro». Sembra però che il destino gli stia presentando il conto dagli undici metri. Jorginho è uscito dall’Olimpico affranto, in lacrime. Nei pochi minuti giocati dopo l’errore, la testa era da un’altra parte, il cuore rimbombava, i pensieri s’affollavano confusi. Si sentiva sicuro, altrimenti dopo Basilea e Wembley non avrebbe insistito. Voleva cancellare la maledizione e l’ha amplificata. Ora va recuperato. Senza scomodare Francesco De Gregori e “questi particolari”, perché qui non si tratta di dettagli ma di un Mondiale.
Stagione perfetta Il regista italo-brasiliano non aveva sbagliato niente fino a Wembley, o quasi: solo il rigore contro l’Inghilterra che avrebbe dato la coppa agli azzurri, tirato male su Pickford. Ma ininfluente. Prima, una sfilata di gioie oltre ogni immaginazione: la Champions con il Chelsea, l’Italia all’Europeo e lui simbolo e, al ritorno dalle vacanze, anche la Supercoppa europea (rigore finale compreso) e il premio Uefa quale miglior giocatore. Quasi il preambolo per altri riconoscimenti, Pallone d’oro di France Football e Best Fifa. D’improvviso il ribaltone.
Premi a Messi? Intanto è successo quello che molti temevano. Il potere mediatico di Messi, anche tra i giornalisti votanti del magazine, sembra aver avuto la meglio: il 29 novembre annunceranno da Parigi il vincitore, l’impressione è che l’argentino abbia centrato l’obiettivo. Resta il premio Fifa, spostato al 17 gennaio ma legato al ‘20-21: il fatto che – oltre a giornalisti, c.t. e capitani – votino i tifosi non depone a suo favore. Il Chelsea è in testa alla Premier e in corsa Champions. Ma con la Nazionale ci aveva abituati troppo bene. Wembley sembrava “resettato” come incidente di percorso. Jorginho ne aveva segnati 5 di fila, più quello alla Spagna. Diamine, si può sbagliare...
Ma poi gli errori decisivi con la Svizzera. A Basilea, al 53’, tira male e si fa parare il rigore da Sommer. A Roma, al 90’, spedisce sopra la traversa. Due partite finite 0-0 e 1-1, due rigori che avrebbero dato la qualificazione e non aggravato quell’assillo che si sta insinuando nella testa degli azzurri, preoccupati, insicuri, molto meno divertiti. Adesso è a 7 rigori con l’Italia, primo con Baggio che però li ha messi tutti dentro nel 120’. Jorginho ha tirato 38 rigori (esclusi quelli finali), score 32-6. Però 5 errori negli ultimi quattordici mesi tra Chelsea (3) e Italia (2). Qualcosa è successo, forse anche per un inevitabile calo psicofisico dopo quasi due stagioni sempre in campo, sempre indispensabile anche per Mancini. Jorginho è il simbolo della Nazionale, attorno a lui possono crescere Tonali e Locatelli, più Cristante, perché non può giocare sempre. Salviamo il soldato scelto Jorginho. E magari evitiamogli il prossimo rigore.
f.li.