Plusvalenze: i pm puntano la camera di compensazione stop © RIPRODUZIONE RISERVATA
Fari accesi sulla camera di compensazione, quel meccanismo adottato dalla Lega di Serie A che consente ai club di fare operazioni di mercato di fatto scambiandosi crediti e debiti, compensandoli appunto - operazione dopo operazione, quasi mai senza passaggi di denaro. È su questo sistema che i pm Cavalleri e Polizzi, coordinati dal procuratore aggiunto Romanelli, stanno accendendo la luce, per quanto riguarda l’inchiesta sulle plusvalenze che martedì ha portato la Guardia di Finanza nella sede dell’Inter. La camera di compensazione è una peculiarità tutta italiana: con queste modalità non c’è nulla di simile all’estero. È uno schema nato come garanzia per i club nelle singole operazioni. Ma è chiaro come, in linea generale, possa servire come “assist” nel discorso delle plusvalenze. È un discorso che non riguarda solo l’Inter, ma tutti i club di A. Ed è per questo che in casa nerazzurra continuano a essere sereni. Peraltro va ricordato come allo stato attuale non ci sia nessun indagato e che il fascicolo sia stato aperto contro ignoti: l’ipotesi di reato è quello di false comunicazioni sociali.
Tempi lunghi Adesso è il momento dell’attesa. Perché servirà un bel po’ di tempo per esaminare le carte, i contratti e anche il materiale informatico acquisito nelle sedi dell’Inter e della Lega di A. I fari sono accesi soprattutto sulle cosiddette “recompre”, ovvero i riacquisti dei giocatori a prezzi stabiliti che potrebbe essere state decise a tavolino, per “predeterminare” future plusvalenze. In questo senso i nomi di Radu (ceduto per 8 e ripreso per 12), Pinamonti (venduto a 19, ripreso a 21) e Vanheusden, salutato in direzione Standard Liegi per 11,7 milioni e riportato a Milano per 16. L’Inter, va ricordato, nel periodo sotto la lente d’ingrandimento tra il 2017 e il 2019 ha messo a bilancio plusvalenze per un totale di 90 milioni. Non è materia semplice, in fondo lo stesso presidente della Figc Gravina si è detto molto scettico (eufemismo) sulla possibilità di stabilire criteri oggettivi per il valore dei cartellini. E probabilmente è anche per questo che la Procura di Milano potrebbe decidere di affidarsi a un consulente tecnico esterno, così da analizzare tutto il materiale prelevato dalla Finanza.