La Gazzetta dello Sport

«Io, Max, il record Simili nelle idee Ma tornare è stato un errore»

Il tecnico raggiunto a 252 vittorie in A: «Per lui era il momento di andare al Real»

- Di Luca Bianchin © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Fabio Capello e Max Allegri nella commedia dell’arte hanno ruoli opposti: Capello per opinione comune è il sergente di ferro che dice no ai calciatori, Allegri l’allenatore battutista che gioca a basket con Pogba. Sbagliato: si somigliano. Capello, al netto dell’amicizia paterna di Galeone, è l’allenatore che Allegri sente più vicino. E Allegri è l’unico vero erede di Capello, con cui a dire la verità il rapporto non cominciò alla grande. Estate 1994, Allegri va in tournée negli Stati Uniti con il Milan di Capello ma rientra in anticipo per un problema a una caviglia. Aggiunge qualcuno: sì, e Max in quei giorni americani non aveva fatto vita monacale. Beh, a 24 anni… La certezza è che quei due oggi hanno lo stesso numero di vittorie in Serie A: 252.

3Mister, le ha dato fastidio essere raggiunto?

«Francament­e, non lo sapevo neanche… e poi i record sono fatti per essere battuti. Io a casa non ho foto, non ho coppe, non ho niente. Tutto in un baule».

3Diretto:

lei e Allegri siete lo stesso tipo di allenatore?

«Diciamo che le idee sì, si somigliano: non usare un solo sistema di gioco, leggere bene le partite, vincere con i cambi. Mi rivedo in lui in questo».

3Ci dice la prima sostituzio­ne vincente che le viene in mente, pensando alla sua carriera?

«Stranament­e, questa. In una partita da allenatore della Cina, ho messo un centrocamp­ista come centravant­i, mentre i miei collaborat­ori mi guardavano male: ‘Ma mister…’. Era velocissim­o, ci avevo visto più lungo io. Poi ovviamente Nakata per Totti in Juve-Roma, la partita decisiva nel 2001».

3 Lei in quel 2001 aveva la stessa età dell’Allegri attuale, che non vincerà lo scudetto. Conferma che per lei tornare alla Juve è stato un errore?

«Confermo. Avevo detto che Allegri sarebbe diventato un ombrellone, avrebbe attirato tutte le critiche. E così è stato».

3Un ombrellone colpevole o incolpevol­e?

«In campo, non colpevole. Ha fatto qualche errore, ha impiegato un po’ di tempo per capire che cosa fare ma la strada scelta per me è la migliore. Max sa sempre dove andare. Nella decisione in sé, colpevole: aveva un’offerta del Real ed era il momento ideale per andare a Madrid».

3Perché non lo ha fatto? Ha preferito la soluzione più semplice?

«Diciamo che la Juve era una scelta comoda. All’estero è più dura, devi metterti in discussion­e, scoprire che i giocatori hanno abitudini diverse. Max mi sembra un po’ pigro, non ha grande interesse a muoversi, preferisce avere Livorno vicina».

3Ma quanto vale questa Juve? La rosa è forte e non rende al massimo o è sopravvalu­tata? «La squadra ha discreti valori, certo non quelli a cui la Juve era abituata».

3Qualche nome di calciatore che ha deluso?

«Prendete Cuadrado e Alex Sandro. Mi davano l’impression­e di spingere molto, ora non cambiano più ritmo. Poi certo, Cuadrado ha sempre qualità...».

3E

allora, è inevitabil­e il domandone: la Juve di Allegri gioca male?

«Non gioca male, crea poco... che è diverso. Morata è sempre stato troppo isolato, invece fa meglio quando gioca con una punta come Kean. Ora dobbiamo vedere se, quando tornerà Dybala, Allegri li farà giocare tutti insieme. E’ difficile, ma potrebbe anche starci».

3E’ vero che, come pensano tanti, Max non si è aggiornato?

«Chi parla così, spesso fa riferiment­o a Guardiola e ai suoi principi di 15 anni fa, mentre ora il calcio d’avanguardi­a è dei tedeschi. Sono i critici che pensano si debba obbligator­iamente partire da dietro, in ogni azione».

3A proposito di Europa, Allegri è favorito o sfavorito con il Villarreal?

«Partita molto difficile, con una squadra che è cresciuta molto e ha un allenatore, Emery, sempre molto bravo in Coppa. Sono favoriti gli spagnoli».

3 L’idea della Juve è di arrivarci con una squadra rinforzata sul mercato. Che cosa serve secondo lei?

«Non mi piace parlare di questo, però Allegri chiarament­e cerca un uomo che faccia girare la squadra in mezzo al campo. Non sono sicuro l’abbia trovato. Ha provato con Ramsey, con Arthur, con Locatelli, che è un ottimo calciatore ma mi pare più una mezzala».

Ma alla fine, per lei, Allegri in che posizione arriva nella classifica dei migliori allenatori italiani degli anni Duemila?

«E’ uno dei migliori, molto diverso da Conte ma ugualmente bravo. Conte ha vinto anche in Inghilterr­a, come Sarri, e questo è giusto metterlo in evidenza. Il numero uno però, non c’è discussion­e, è Ancelotti. E il miracolo di Ranieri col Leicester non si può dimenticar­e».

3 Mister, una domanda extra: a quali passioni si dedicherà, in questi giorni senza calcio?

«L’arte mi piace molto, lo sapete. Cito le mie ultime passioni: Jannis Kounellis che per me, nei suoi ultimi anni, è stato anche un amico; Sarah Sze, bravissima; Stanley Whitney con i suoi colori emozionant­i e il pittore Piero Pizzi Cannella, che mi ha erudito su diversi artisti».

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ALFATER Bis Massimilia­no Allegri, 54 anni, seconda esperienza alla Juve

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