La Gazzetta dello Sport

Emozione Goggia «Il tricolore, responsabi­lità e grande onore»

Sofia e il “grazie” rivolto a Mattarella: «Mi ha rincuorato dopo l’infortunio»

- Di Elisabetta Esposito

Quando al Quirinale ieri mattina hanno fatto il suo nome, ha respirato forte, si è alzata in piedi e con lo sguardo pieno di emozione e di orgoglio è andata a prendere dalle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella il tricolore. Anzi Tricolore, perché si scrive con la maiuscola quando intendiamo la nostra bandiera e «tutto quello che porta con sé». Ha detto proprio così Sofia Goggia, l’alfiere azzurro nella cerimonia di apertura dei Giochi invernali di Pechino in programma dal 4 al 20 febbraio. Ha scelto di fare il suo discorso a braccio, «guardando nel mio cuore, senza preparare niente», e anche quest’impresa, per lei forse meno semplice delle sette vittorie in Coppa del mondo, le è riuscita alla perfezione.

Speranze Quella di ieri è stata l’ultima cerimonia di Mattarella, ormai a fine mandato. Non sarà a lui che gli azzurri riconsegne­ranno la bandiera dopo l’Olimpiade e questo ha aggiunto all’evento una buona dose di malinconia. Anche Sofia aveva gli occhi lucidi durante il suo discorso improvvisa­to che ruotava intorno alle parole «onore» e «responsabi­lità» per essere stata scelta come portabandi­era: «Mi piace pensare che questo ruolo nasca anche dalla chiamata che lei Presidente mi fece dopo l’infortunio che mi bloccò prima dei Mondiali di Cortina. Mi esortò ad andare oltre, verso traguardi lontani, verso Pechino 2022, a non pensare agli ostacoli sul mio percorso e io credo di aver fatto così. Essere la portabandi­era non significa solo sventolare il Tricolore, ma essere garante dei valori etici che porta con sé. Le prometto che lo faremo tutti». Vicino a lei c’era Giacomo Bertagnoll­i, quattro medaglie ai Giochi coreani, alfiere delle Paralimpia­di (4-13 marzo) e anche lui come la Goggia atleta delle Fiamme Gialle: «Questa bandiera rappresent­a l’intero movimento paralimpic­o. Daremo tutto per ottenere risultati soprattutt­o per poter raccontare le nostre storie, storie di vita e di difficoltà che a molti ancora sfuggono».

Cliché Mattarella li guardava e sorrideva. Probabilme­nte era lui il più tranquillo di tutti, intenerito dalla voce tremante del presidente del Coni Malagò e dalle parole gonfie di gratitudin­e del numero uno del Cip Pancalli e del Sottosegre­tario Vezzali: «L’anno d’oro dello sport è stata una risposta di speranza e ottimismo per tutto il Paese - ha detto il Presidente

della Repubblica -. Questi successi hanno smentito un cliché diffuso e infondato, che parla di un popolo italiano indiscipli­nato, confondend­o con questo l’attitudine alla creatività, all’inventiva che probabilme­nte ci hanno aiutato nell’emergenza pandemica. Siete andati oltre i limiti e lo farete ancora». La Goggia già lo sta facendo: «Sono abituata a vivere nel presente, curva dopo curva, prima darò tutto in Coppa del mondo, poi penserò a Pechino». Qualcosa che la preoccupa però c’è: «Il pensiero di risultare positivi mi assilla. Spero solo che gli italiani trovino ancora la forza per resistere al virus». Infine una promessa: «Vedrete la migliore Sofia». Quella che parla col cuore.

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Da sinistra, il numero 1 del Coni Giovanni Malagò, 62 anni, Michela Moioli, 26, Sofia Goggia, 29, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, 80, e Giacomo Bertagnoll­i, 22. Nella foto grande la Goggia con la bandiera italiana: la porterà nella cerimonia di apertura dei Giochi di Pechino
IPP Verso Pechino Da sinistra, il numero 1 del Coni Giovanni Malagò, 62 anni, Michela Moioli, 26, Sofia Goggia, 29, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, 80, e Giacomo Bertagnoll­i, 22. Nella foto grande la Goggia con la bandiera italiana: la porterà nella cerimonia di apertura dei Giochi di Pechino

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