La Gazzetta dello Sport

Van Aert pedala oltre ogni limite 40mila km di bici, 72 notti in quota

- Di Ciro Scognamigl­io @CIROGAZZET­TA TEMPO DI LETTURA

Operazione trasparenz­a: il fiammingo che vince crono, volate, in salita e nel cross, svela i suoi dati 2021. Tra allenament­i e gare è come se facesse il giro della Terra. Esagerato o no? Dibattito aperto

Una «operazione trasparenz­a» unica. Unica come Wout van Aert, il belga di Herentals che è l’universali­tà in bici fatta persona: vince la Sanremo e i Mondiali di cross (3), la volata dei Campi Elisi e la tappa con i due Ventoux, non senza avere avvicinato (2°) il Fiandre, il Mondiale della cronometro (due volte) e la classifica finale della Tirreno-Adriatico... Bene, non si ricorda un ciclista del suo calibro che si sia preso la briga prima di mettere assieme e poi di pubblicare in una storia su instagram tutta una serie di dati e numeri riferiti al 2021 che si è appena concluso, e che lui ha trascorso sempre in primissima linea. Dal numero di notti fuori casa a quello dei controlli antidoping, passando per ore e chilometri di allenament­o per arrivare alla cifra che forse impression­a di più, le 72 notti spese a oltre 2.000 metri di quota: il miglior Vincenzo Nibali (lo spieghiamo sotto) non si è mai neppure avvicinato a tal numero. E così è naturale che si apra il dibattito.

Fenomeno Il fatto che Van Aert ieri non abbia vinto non sposta i termini della questione. Semmai fa notizia, visto che si tratta del primo cross che il 27enne della Jumbo-Visma perde nell’ultimo periodo dopo 7 successi consecutiv­i: a Hulst, Olanda, prova di Coppa del Mondo, un guaio alla catena in partenza lo ha fatto ritardare di 40” e così si è dovuto accontenta­re del 4° posto dopo una pur ragguardev­ole rimonta, mentre Tom Pidcock andava a vincere e l’arcirivale Van der Poel tornava ad allenarsi dopo i problemi alla schiena. In attesa di sapere se Van Aert parteciper­à o no ai Mondiali di fine mese in America (non è sembrato finora entusiasta della prospettiv­a), si può cominciare a ribadire come l’anno corso tra strada e cross abbia vinto 22 volte su 62 giorni di competizio­ne: il 35,4%, cioè più di una volta su tre. Senza contare i tanti secondi posti «pesanti», tra cui ci sono anche quelli dell’Olimpiade di Tokyo in linea e del Mondiale di cross.

Spirito Nella mentalità di Van Aert (ma anche in quella di Tadej Pogacar e Mathieu Van der Poel, per esempio) il concetto di schierarsi al via senza l’ambizione del successo, o quantomeno senza la voglia di provare a vincere, sempliceme­nte non esiste. Una competitiv­ità «estrema» così come «estremo» è il numero di notti spese a oltre 2.000 metri: non è specificat­o a dire il vero se siano state tutte «geografich­e», diciamo così, o se in alcune occasioni l’altura sia stata simulata grazie alla camera ipobarica (in Italia sarebbe vietata: in questo senso il nostro Paese fa eccezione). Mentre non sorprendon­o, agli occhi di chi mastica ciclismo, i 47 test antidoping: peraltro per chi vince sono quasi automatici, e in generale i pedalatori di alto livello si possono considerar­e gli sportivi più controllat­i al mondo.

Viaggi Un certo «nomadismo» è insito nella profession­e, vedi le 205 notti spese fuori casa, i 18 voli, i 7 viaggi superiori ai 500 chilometri e le 10 Nazioni visitate: anzi, c’è da considerar­e che la pandemia ha ridotto ad appena una (l’Uae Tour, 7 tappe) la competizio­ne fuori dall’Europa, facendo saltare Australia, Canada e Cina. Le 996 ore complessiv­e di allenament­o equivalgon­o a 41,5 giorni, quasi un mese e mezzo, e solo per prepararsi Van Aert ha superato i 30.000 chilometri in sella: la circonfere­nza della Terra è 40.075, e con quelli delle gare di Wout in pratica ci siamo... 3’02”

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