La Gazzetta dello Sport

Bettini «Numeri di esasperazi­one E chi non regge?»

- Di Luca Gialanella

Paolo Bettini, il più grande cacciatore italiano di classiche, conosce molto bene il mondo fiammingo (la sua carriera si identifica con la Mapei e la Quick Step), e qui è ancora popolariss­imo. I dati di Van Aert confermano la visione che l’ex c.t. ha del movimento ciclistico. «Io parlo spesso di stress ed esasperazi­one dei corridori — spiega il livornese —, e questi numeri dimostrano come il ciclismo sia cambiato. Non mi toccano le notti via di casa (205), io arrivavo anche a 230, ma due dati su tutti: 72 notti sopra 2000 metri e appena 49 giorni di corsa. Mi viene da ridere: facevo anche 105 giorni di gara, ma alle corse si andava anche per allenarsi, per far crescere la forma. E quei 72 giorni in quota... Anche noi li facevamo, ma in tutto saranno state tre settimane. E poi i km di allenament­o: se ci aggiungiam­o quelli delle gare, ne farà circa diecimila più di me». Entriamo nel dettaglio: «Guardate i giorni di gara, solo 49. Adesso si fanno grandi volumi fuori dalle corse per essere al top, si simulano le gare nei ritiri, sei super-monitorato con la telemetria e quando vai in gara, vai e vinci, a colpo sicuro. Oggi non si va in gara se non sei al top. È un sistema che esaspera tutto, a cominciare dai soldi degli sponsor e dagli stipendi dei big. I campioni sono superpagat­i ma devono rendere subito. Quanti reggono le attese e lo stress? Devi essere forte mentalment­e, e se non vinci, ti deprimi. E per quanto tempo ti aspetta la squadra che ha investito così tanto su di te? Già a 21-22-23 anni devi esprimere quello che hai. E le carriere per me non dureranno oltre i 30 anni».

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