La Gazzetta dello Sport

Slongo «In altura Nibali non faceva più di 51 giorni»

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Trevigiano, classe 1972, Paolo Slongo (ora con la Trek-Segafredo) è stato per oltre un decennio l’allenatore di Vincenzo Nibali: lo ha seguito da vicino anche all’apice della carriera ed è l’unico che può dare certi numeri. «Nel 2014, quando vinse il Tour, Vincenzo fece 74 giorni-gara e 71 di ritiro, di cui 42 in altura. E 26.000 km circa annui tra allenament­i e gare. Nel 2015: 70 gare, 84 giornate di ritiro (51 in altura), 27.300 chilometri. Nel 2016, bis al Giro d’Italia: 76 gare, 77 giorni in ritiro (36 in altura), 28.000 km». Dunque di sicuro molte meno notti passate in quota, e meno chilometri pedalati in allenament­o rispetto a Van Aert per quello che è stato il miglior Nibali di sempre. «È il segnale - commenta Slongo — di come il ciclismo sia cambiato. Quelli del belga sono dati quasi estremi, ma lo dico nel senso buono. Mi piacerebbe allenarlo! Credo che lui, come altri fenomeni, stia interpreta­ndo questo sport in maniera quasi totalizzan­te, conducendo una vita in cui non resta troppo spazio per altro. E se vuoi essere al suo livello sei quasi costretto a fare altrettant­o... Attenzione, però, se gli pesasse non vincerebbe di certo così. La tendenza è in atto: qualche anno fa alla Tirreno-Adriatico un corridore di gran classe all’80 per cento della forma poteva arrivare nei cinque della classifica, adesso non entrerebbe nei 10». Il rovescio della medaglia? «Non tutti hanno la ‘testa’ per reggere a lungo e certe carriere potrebbero ‘accorciars­i’. Nibali è riuscito a restare ad altissimo livello per oltre un decennio». ci. sco.

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