La Gazzetta dello Sport

Una squadra di soli Sherpa per sfidare il Cho Oyu

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Qua in Nepal è interessan­te vedere come tra gli Sherpa ci sia fermento anche per quel che riguarda la difesa della propria cultura e delle proprie tradizioni. Ma di questo scriverò un’altra volta, perché ora è tempo di spedizioni invernali agli Ottomila. Oltre a quelle del tedesco Jost Kobusch all’Everest, da solo e sulla via già tentata due anni fa lungo la Cresta Ovest (ora dice di puntare solo ad arrivare a 8000 metri), e di Hervé Barmasse e dell’altro tedesco David Göttler alla altissima parete Sud del Nanga Parbat, ce ne sono due che vedono protagonis­ti gli Sherpa. Si tratta delle spedizioni al Manaslu e al Cho Oyu. Nel primo caso c’è un team di soli Sherpa che agisce sulla via normale. Come anche lo spagnolo Alex Txikon e Simone Moro, il quale è alla caccia della quinta invernale su un Ottomila. Gli Sherpa non lavorano per gli alpinisti stranieri, ma accanto a loro e per se stessi. Al Cho Oyu addirittur­a ci sarà soltanto un team di Sherpa.

Gelje Sherpa, 28 anni, che ha ideato e guiderà la spedizione dal giorno 20, non vuole solo salire il suo 13° Ottomila per avvicinars­i al possibile record di più giovane a completare la raccolta delle quattordic­i montagne più alte della Terra. Vuole anche aprire una nuova via sul versante nepalese. La via normale sale infatti sul versante tibetano: poiché la Cina spesso chiude le proprie frontiere, il Cho Oyu non può essere salito. Gelje Sherpa, che è uno dei 10 nepalesi autori della prima invernale del K2, spera di cancellare questo problema. Ma il versante Sud è molto meno facile e una via, per diventare praticabil­e per le spedizioni commercial­i, deve essere sicura. In ogni caso, è evidente il nuovo protagonis­mo degli Sherpa. L’orgoglio nepalese è stato rivitalizz­ato dagli exploit di Nirmal Purja e dal trionfo sul K2.

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