La Gazzetta dello Sport

Contro il Covid si può giocare meglio Milan e Juve, l’occasione per risalire

- di Luigi Garlando

Pallone positivo

Dalla prima ondata di virus abbiamo imparato poco. Troppo teneri e sorpresi adesso

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Allegri attacca un Napoli ridotto a 11 giocatori. Pioli punta l’Inter, ma resta senza difesa

Eppur si gioca. Nonostante il Covid abbia decimato la Serie A, nonostante una raffica di comunicati delle Aziende Sanitarie Locali (ASL) che non dimentiche­remo. Al termine di una giornata caotica, confusa (si gioca? non si gioca?), il calcio ne è uscito stordito, sballottat­o, incapace di autodeterm­inarsi e di orientarsi. Per dire, l’ASL Napoli 1 lascia partire il gruppo squadra Napoli per Torino; l’ASL Napoli 2 si sovrappone in serata per prescriver­e l’isolamento di Rrahmani, Zielinski e Lobokta, sprovvisti della terza dose. Indipenden­temente dalle dosi, le ASL di Torino e Udine hanno proibito attività sportiva a granata e bianconeri per 5 giorni. Quindi cancellate Atalanta-Torino e Fiorentina­Udinese di oggi, ma Toro e Udinese ferme anche domenica. Rinviate pure Salernitan­a-Venezia e Bologna-Inter dalle ASL di Salerno e Bologna. Sacrosanta la sovranità delle ASL in materia di salute e sicurezza territoria­li, ma lo è anche l’esigenza di un’uniformità di interpreta­zione e di intervento. L’idea di una cabina di regia al di sopra delle ASL è benedetta dal buon senso e dall’esperienza. Giusto che il calcio obbedisca alle istituzion­i statali, ma qualcosa di più avrebbe potuto fare per conto suo. È parso esageratam­ente sorpreso dall’ondata Omicron ampiamente prevista. Come dimostrato dall’affannoso Consiglio straordina­rio di Lega di ieri sera. La prima ondata del virus ha insegnato poco. Non serviva una commission­e permanente a far da tramite con le ASL? Non era il caso di imporre misure preventive più strette? Bolle di sicurezza, tamponi... E poi i giocatori, che non sono stati solo vittime del destino baro. Quanta attenzione ci hanno messo, specie durante le feste? All’interno di stipendi non comuni dovrebbe rientrare un senso di responsabi­lità superiore, nella consapevol­ezza di un mestiere che ha un forte impatto sociale. E così oggi si giocano due partite chiave per scudetto e zona Champions in condizioni surreali. Il Napoli si presenta allo Stadium con 11 titolari contati e senza allenatore. Soltanto ragazzini in panchina e un solo aspetto a favore: la leggerezza d’animo e la forza della disperazio­ne che può ispirare l’impresa. La pressione è tutta sulle spalle della Juve che ha l’occasione per portarsi a 2 punti dal terzo posto dei campani e a uno dal quarto dell’Atalanta, ferma ai box. Un passo avanti che psicologic­amente sarebbe oro. Allegri è in emergenza difensiva, ma può alternare i recuperati Chiesa e Dybala al fianco del confermato Morata. Portarsi a un punto dall’Inter capolista sarebbe oro psicologic­o anche per Pioli, che ritrova Leao e Rebic, i migliori camerieri di Ibra. Tutti e tre potrebbero partire dalla panca. Neanche il tempo di sorridere e il Covid, ieri, gli ha spazzato via altri tre giocatori, in un reparto già sofferente. Nel cuore della difesa annunciati Kalulu e Gabbia. A ricordare cosa hanno combinato Abraham e Zaniolo nell’ultima trasferta lombarda, a Bergamo, Pioli non si sentirà tranquillo, anche perché il suo Milan, come l’Atalanta, ama pressare alto e concede spazi per ripartire. Per entrambe le squadre un match che può segnare il futuro, nell’ora in cui il Covid ha messo sotto assedio il campionato. Eppur si gioca. Giusto così. Giusto che il calcio non si fermi e faccia la sua parte per regalare normalità al Paese. Con un filo di responsabi­lità e organizzaz­ione in più, magari.

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Che chance Stefano Pioli (a sinistra), allenatore del Milan che oggi sfida in casa la Roma, può accorciare il distacco dall’Inter capolista. Massimilia­no Allegri (a destra), tecnico della Juve che ospita il Napoli, stasera ha una preziosa occasione per tentare di avvicinars­i alla zona Champions League
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