Fatica e strani goleador, rispunta la pazza Inter Eppure Inzaghi sorride: i suoi reagiscono sempre
C’era evidentemente una grande nostalgia per la Pazza Inter, che negli ultimi mesi aveva lasciato il posto a una squadra straordinariamente pratica, equilibrata, composta, mai un ricciolo fuori posto. Ma il calcio, si sa, ama anche le sue tradizioni e così - in un colpo - si è rivista la squadra folle, svagata, esagerata, di un tempo. Capace di andare in vantaggio con l’Empoli, di amministrare la partita, credendo probabilmente che sarebbe bastato poco per portarla in porto e finendo, colpevolmente, per lasciare in campo alla bella realtà di Andreazzoli. Una volta sotto, di due gol, colpita ma non stordita dal raddoppio di Cutrone con la collaborazione del portiere Radu, è cominciata la girandola degli attaccanti e a quel punto cosa ti aspetti? Che tocchi, eventualmente, a uno di loro, che ci pensino Dzeko, Lautaro, ancora Sanchez, o magari Perisic a riequilibrare le sorti della partita. Ecco invece far capolino nella Pazza Inter un difensore, Ranocchia, rilanciato tra l’altro per l’occasione. Con una mezza rovesciata superlativa, questa sì da attaccante purissimo. E poi, quando devi riequilibrare la formazione - troppo sbilanciata per cavalcare la gara - cosa ti resta da fare se non chiedere aiuto a Sensi, con un biglietto già pronto per la Sampdoria? E visto che il calcio è pazzo - e non solo a volte ce lo ricorda l’Inter - ecco che succede quello che solo il pallone è capace di scrivere: la rete proprio di Sensi, con un tiro in cui si confondono ansie e speranze, che vale i quarti di finale. Un’esultanza, a braccia alzate, che vale un saluto a San Siro. Tutto questo non vuol dire che l’Inter non se la sia meritata. Innanzitutto perché davanti ha trovato un’avversaria di valore, disposta a giocarsela con tutta la sua organizzazione e il suo entusiasmo. Anche
Empoli coraggioso
Vanno riconosciuti i meriti di Andreazzoli, che ha anche lanciato Fazzini, 18 anni
l’entusiasmo di un ragazzo di 18 anni, Fazzini, mandato in campo da Andreazzoli con queste parole. «Gioca come se stessi in Primavera», che la dice lunga sul clima che si era creato in campo. Ma una qualificazione meritata per l’Inter anche perché questa vittoria, dopo 120 minuti, è arrivata alla fine di una settimana faticosissima, con i supplementari di Supercoppa contro la Juve e l’impegno durissimo a Bergamo. Una di quelle partite che finiscono 0-0 solo per caso, ma in cui tutti danno il massimo e anche di più. Insomma, anche stavolta Inzaghi può essere contento, soddisfatto soprattutto della reazione dei suoi, anche se probabilmente la vittoria gli sarà costata un altro po’ di quella voce. Voce che ha speso per telecomandare i suoi e per applaudire idealmente Sanchez, che in questo momento è davvero un calciatore superlativo, tornato forse ai suoi migliori livelli di sempre. Elettrico, imprendibile, astuto, intelligente, capace di andare in gol e di firmare assist, di essere sempre dentro il respiro della sua squadra. Uno spettacolo. E, per tutto questo, non bisogna fare soltanto i complimenti all’interessato, all’allenatore, ai compagni che evidentemente gli sono stati vicini. Complimenti anche ai preparatori. Sì, perché anche questo dimostra che l’Inter è davvero una squadra. Anzi, una Squadra. Non solo in campo.
Le sorprese Sotto di un gol, l’Inter trova il pari grazie alla super rovesciata di un difensore, Ranocchia