La Gazzetta dello Sport

Dejan, Matri e gli altri colpi di gennaio

- LA STORIA BIANCONERA Valerio Clari

di

Anticipare, più che correggere. Programmar­e un pezzo di futuro, più che mettere una pezza a limiti del passato. La Juventus, come tutte, nel mercato di gennaio si è trovata anche a fare la seconda cosa, acquistare giocatori per riempire buchi in rosa, ma la tradizione non è così corposa e le ultime mosse, quelle importanti, hanno invece visto i bianconeri usare gennaio per evitare aste estive. L’esempio più chiaro, più netto, più recente è quello di Dejan Kulusevski nei primi giorni del 2020. Lo svedese, allora diciannove­nne, vive allora la prima clamorosa stagione in Serie A, mostrando la sua classe al Parma e superando già a dicembre quota 10 fra gol e assist. Le big estere chiedono informazio­ni, l’Inter di Marotta fa di più, trattando con l’Atalanta per giugno. Il 2 gennaio la Juve di Paratici brucia tutti: 35 milioni più 9 di bonus, Kulu che resta in prestito a Parma e poi approderà a Torino. Non è stato un caso isolato: lo scorso gennaio i bianconeri bissano il genere di operazione con Nicolò Rovella, altro giovane, anche se meno pronto, su cui si evitano inseriment­i o operazioni di disturbo anticipand­o i tempi. Ci si aggiunge anche un condimento di plusvalenz­e, ma questo è un altro discorso. Qualche anno prima la stessa operazione era stata tentata per Mattia Caldara, difensore rivelazion­e dell’Atalanta, considerat­o da tutti il futuro nel ruolo. La Juve lo “prenotò” nel gennaio 2017 per 19 milioni, lasciandol­o a Bergamo per 18

Diversi acquisti invernali come Rovella e Caldara per evitare le aste E fra tanti bomber arrivò Barzagli...

mesi. A Torino farà solo parte della preparazio­ne, messo poi sul piatto di uno scambio per riportare in bianconero Bonucci. Caldara non è diventato l’erede della BBC, che peraltro trovò una delle sue componenti proprio durante un mercato invernale: Barzagli arriva nel gennaio 2011 per 300mila euro dal Wolfsburg. L’impatto immediato non è trascenden­tale, quello a lungo termine lo rende probabilme­nte il miglior affare di gennaio della storia juventina recente.

Centravant­i Con Vlahovic, però, si vorrebbe aggiungere una colonna per il futuro ma anche rispondere a un’esigenza presente di gol: è successo spesso, nei primi anni del ciclo da 9 scudetti. In realtà Marotta, arrivato da poco, comincia prima, nel gennaio 2011, quando aggiunge al reparto avanzato Luca Toni e Alessandro Matri. Funziona meglio il secondo, che segna subito 9 gol e la stagione seguente diventa pedina importante del primo scudetto di Conte, mentre il campione del mondo saluta dopo un anno esatto con 14 presenze e 2 gol. Quando lascia i bianconeri lo sostituisc­e Marco Borriello, in prestito oneroso (500mila euro): segnerà due gol, uno fondamenta­le per un mattoncino scudetto (1-0 al Cesena) e non verrà riscattato. Il bomber post-natalizio è diventato un’abitudine: nel gennaio 2013 arriva dalla Cina Nicolas Anelka, un flop clamoroso con 3 gare e 55 minuti complessiv­i; nel 2014 sempre in prestito, dal Southampto­n, Daniel Osvaldo (11 presenze, 1 gol, 1 scudetto); la “riparazion­e” del 2015 è ancora Matri, al secondo “giro”, che trova il modo per decidere una finale di Coppa Italia. Poi basta, le gerarchie si consolidan­o e non servono aggiunte in corsa. Fino al 2022?

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