La Gazzetta dello Sport

Trova una grande ala e avrai gioco e spettacolo

- Franco Arturi farturi@rcs.it

Ho letto gli articoli in memoria di Gento, appena scomparso. Non ho l’età per averlo visto giocare, ma mi entusiasma­no quelli con le sue caratteris­tiche. E in generale mi pare si parli poco delle grandi ali, che servono forse più di prima anche se non sempre vengono apprezzate come meritano.

Adalberto Fuggini

Vero, caro amico: i numeri 10, i creativi in mezzo al campo e naturalmen­te gli uomini-gol sono molto più celebrati. Ma in realtà anche i signori della fascia occupano da sempre un posto di rilievo nell’immaginari­o collettivo, appena più appartato. I grandi dribblator­i, dunque gli uominispet­tacolo, sono proprio loro. Quelli che saltano l’uomo con frequenza e creano gioco e assist. Quasi gli unici a cui si richiede di rompere la ragnatela di passaggi per andare all’assalto individual­e. Forse è proprio questo il legame tecnico più stretto fra le varie epoche di calcio, spesso imparagona­bili. Le squadre mitiche hanno sempre avuto ali fortissime: la freccia Jair nella grande Inter di Herrera, i fenomeni di tecnica Mora e Hamrin nei Milan europei di Rocco, il Bruno Conti nell’Italia mondiale 1982, Insigne e Chiesa in quella

europea di Mancini. Si può sopravvive­re ad alto livello senza Baggio o Rivera, perfino privi di un grande bomber, ma senza qualcuno di veramente forte sugli esterni non vai molto lontano. È una regola con poche eccezioni.

Quando la velocità di corsa si abbina a un controllo di palla raffinato nascono i Gento o i Salah di oggi. Il milanista Leao fra due-tre mesi avrà un valore di mercato più vicino ai 100 milioni che ai 50. Mi sbilancio così sull’ultimo arrivato in questo club molto esclusivo. Ricordo una conversazi­one informale con Sacchi di qualche anno fa; gli chiedevo chi era stato il giocatore-chiave del suo

Milan: fece il nome di Donadoni, e non mi sorprese, pur potendo scegliere in una rosa formidabil­e, con Van Basten e Baresi, Gullit e Maldini. Era allo stesso tempo l’uomo dell’ultimo dribbling sull’esterno e quello che andava a pressare e coprire non appena persa la palla. Tecnica e generosità. Già, perché sulla fascia è ben difficile avere pause di gioco, ancora di più con i terzini incursori del calcio odierno, che vanno adeguatame­nte coperti. E infatti l’Insigne del Napoli di Sarri lo vedevi spesso in feroci e dispendios­i rientri fino al limite della sua area. E se si richiede troppo nei ripiegamen­ti, nasce in realtà un nuovo tipo di giocatore che ai tempi si definiva “tornante”, mentre oggi li sentite spesso chiamare i “quinti”, cioè i difensori della difesa a cinque che in possesso palla hanno la funzione di ali. Gente stremata alla fine delle partite, soggetta a inevitabil­i cali di condizione.

Non appartengo­no al ruolo di ala i Cristiano Ronaldo di oggi e i Pierino Prati e i Gigi Riva di ieri, veri centravant­i che si defilano solo a inizio azione per poi impadronir­si dell’area. L’ala non ha il gol come prima missione, anche se deve saper segnare, e con entrambi i piedi. È a pensarci bene il giocatorea­tleta più completo sul campo di calcio: velocità, tecnica, ma anche resistenza, continuità ed estro. Un lavoro faticoso ma anche esaltante, imprescind­ibile grimaldell­o per aprire le difese avversarie e vanificare i pressing più soffocanti. Una specie da coltivare e da proteggere con cura: se nasce un campione con i piedi sulla linea laterale, la gioia di vedere il calcio aumenta in modo esponenzia­le.

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Plurititol­ato Francisco Gento (1933-2022), sei Coppe Campioni con il Real
 ?? ?? di portofranc­o@rcs.it
di portofranc­o@rcs.it

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