La Gazzetta dello Sport

Dalla Francia e dal Festival due giusti inviti a riaprire tutto!

- Pier Bergonzi

Dalla cronaca di ieri due indizi che vanno interpreta­ti come una prova: è giunto il momento di riaprire tutto.

La Francia, il Paese più rigoroso e attento nella lotta al Covid, ha deciso di togliere ogni limite di capienza negli stadi da mercoledì 2 febbraio. E il Festival di Sanremo ha annunciato che aprirà al 100 per 100 degli spettatori. Non è un eccezione, visto che succede così nei teatri e nei cinema, e ci fa piacere che all’Ariston ci saranno circa 2000 spettatori da martedì primo febbraio. Ma il mondo dello sport continua a non spiegarsi perché non possa accadere lo stesso nei palazzetti del basket o del volley (attualment­e al 35% di presenza. Figuratevi negli stadi all’aperto. Qual è la differenza? Ci si chiede perché lo sport debba essere considerat­o uno spettacolo figlio di un dio minore. La Francia, che aveva sospeso e mai concluso i campionati nella prima ondata della pandemia, la Francia che ha fatto della lotta ai No Vax una bandiera e che per prima aveva posto il limite delle 5000 presenze, ha deciso di riaprire tutto. Chi può esibire il super green pass potrà andare dappertutt­o. Anche allo stadio.

A proposito: il governo francese ha stanziato 8 miliardi di aiuti allo sport. I nostri conti dicono che il calcio italiano ha già perso oltre un miliardo di euro. Le società di basket e volley, che vivono soprattutt­o di biglietter­ia, sono sull’orlo di una crisi senza ritorno. E anche sul fronte dei “ristori” lo sport è stato fin qui trattato come uno spettacolo di serie B.

Un anno fa, il Festival di Sanremo (a porte chiuse) è stato vinto dai Maneskin con il brano «Zitti e Buoni», che è poi diventato la colonna sonora della nostra straordina­ria stagione di successi. Ma ora i mondi dello sport, e noi con loro, non possono più stare «Zitti e Buoni». Il governo ascolti i segnali che arrivano dalla Francia e dal Festival.

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