La Gazzetta dello Sport

Sogna solo in gr Ande

Ora Daniel, poi Andujar o De Minaur prima di Tsitsipas. L’allenatore di Nadal in prospettiv­a, ora l’ipotesi è Johansson

- Di Riccardo Crivelli

a notte è di Jannik. Se la promozione alla sessione serale doveva rappresent­are un’investitur­a tra i protagonis­ti più attesi dello Slam degli antipodi per il giovane cavaliere azzurro senza macchia e senza paura, la prova è stata superata con l’autorevole­zza dei grandi. Sinner domina lo yankee Johnson — colui che ne tenne a battesimo il primo vagito da campione agli Internazio­nali d’Italia del 2019 — in meno di due ore e prosegue l’imperiosa marcia del 2021, con 5 vittorie in altrettant­i match e nessun set concesso. Certo, arriverann­o test più probanti, ma la solidità mentale e i progressi tecnici, soprattutt­o al servizio, sono lì da ammirare. E dopo una litania di sorteggi respingent­i negli Slam, l’Australia sembra finalmente offrirgli l’autostrada della gloria: al terzo turno gli tocca il giapponese Daniel, il giustizier­e degli italiani (ne ha battuti tre nelle qualificaz­ioni: Arnaboldi, Moroni e Caruso), e poi negli ottavi il vincente tra De Minaur e Andujar, prima dell’eventuale incrocio con Tsitsipas nei magnifici otto.

Stima ricambiata Largo ai sogni, che si allargano fino al potenziame­nto da lui stesso annunciato nel team con il famoso e fin qui ben celato supercoach: il cuore di Jannik sembrerebb­e pulsare per Moya, attuale mentore di Nadal, ma nell’attesa si prospettan­o altre soluzioni di livello. Che tra i due team, quello di coach Piatti e quello di Rafa, i rapporti corrano sul filo della stima e dell’enorme rispetto (nonché dell’ammirazion­e sconfinata della giovane stella azzurra per il fenomeno di Manacor), è dimostrato dalla scelta che il campione di 20 Slam fece un anno fa proprio in Australia, quando per le stringenti regole Covid ciascun giocatore poteva indicarne solo un altro per allenarsi insieme e Nadal prese con sé la stellina emergente della Val Pusteria. Prima ancora, quando Sinner cominciava a sbozzarsi nei tornei post lockdown, Piatti annunciò l’intenzione di mandare il pupillo per qualche settimana all’Accademia di Maiorca, anche se poi non ne fece nulla. Restano poi le parole di Jan prima degli Internazio­nali 2020, quando riuscì finalmente ad allenarsi con lo spagnolo: «Il mio idolo era Federer, ma adesso che ho palleggiat­o con Rafa e ho visto come si prepara, sono rimasto impression­ato dalla sua concentraz­ione e dal suo perfezioni­smo». Insomma, la corrispond­enza di amorosi sensi va avanti da tempo, ma resta un dettaglio non trascurabi­le: Moya si staccherà dal sodalizio solo nel momento in cui Nadal smetterà di giocare. E intanto? Tramontata nello spazio d’un mattino la candidatur­a McEnroe, se mai è esistita, trovano poche conferme altre ipotesi affascinan­ti come Edberg, Becker e Lendl, che potrebbero dedicare poco tempo al lavoro fuori dal campo. Meglio il profilo di un ex campione con esperienza consolidat­a, e il favorito adesso è Thomas Johansson, vincitore Slam nel 2002 (a Melbourne) e poi coach, tra gli altri, di Wozniacki, Goffin, Coric e Sakkari, mentre l’idea Wawrinka, che passerebbe in un botto da giocatore ad allenatore, rimane al momento solo una bella suggestion­e.

Basso profilo Lo scopriremo solo vivendo, mentre il presente racconta di un Jannik che contro Johnson ottiene l’82% di punti con la prima, concede appena una palla break e giganteggi­a con 30 vincenti: «In questo momento mi sto godendo il mio gioco, sono soddisfatt­o». Ma il corridoio verso la profondità della seconda settise

mana non lo scalda comunque: «Se Daniel è arrivato al terzo turno significa che se lo è meritato giocando bene. Non si va avanti in uno Slam per caso. A questo livello tutte le partite sono difficili, perciò sono favorito, è vero, ma solo sulla carta. Bisogna tener conto di tanti fattori, non sappiamo se farà caldo o ci sarà vento. Uno come Andy Murray lo devi battere. Lui ci è riuscito, io no (a Stoccolma a novembre, ndr). Sfrutterò la giornata di riposo per prepararmi al meglio e farmi trovare pronto». Non c’è dubbio, però, che il Sinner di questo inizio di stagione abbia conservato l’abbrivio delle sublimi, ultime uscite del 2021: «Io ci metto poco a ricaricare le batterie al termine di una stagione, sarà perché sono ancora giovane... Mi bastano pochi giorni a casa mia, in mezzo alle mie montagne. Mi ritrovo rapidament­e lì, andando a sciare un paio di giorni. Mi aspetta comunque tanto lavoro per arrivare dove voglio io». Per adesso, ha recuperato con autorevole­zza la top ten: «Non posso dire che non mi interessi, ma non per il numero di fianco al mio nome: la classifica è la diretta conseguenz­a dei risultati. Se vinco, salgo qualche scalino, ma non bisogna farsi abbagliare. L’obiettivo è di giocare anche quest’anno 60 partite, ma solo o quasi nei tornei più importanti. Il ranking verrà di conseguenz­a». Semplice, no?

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