La Gazzetta dello Sport

Vlahovic, serata stregata

- Di Fabiana Della Valle

Lo stadio di Firenze si è improvvisa­mente ammutolito al minuto 91, quando Lorenzo Venuti ha sciagurata­mente infilato nella porta sbagliata il pallone del successo bianconero. Dusan Vlahovic ha impiegato qualche secondo ad accorgersi di ciò che stava succedendo, perché impegnato a segnalare all’arbitro un fallo di mano. Però quel silenzio dev’essergli sembrata musica purissima e celestiale per le sue povere orecchie, martoriate dall’accoglienz­a dei suoi vecchi tifosi. E’ stato un attimo, perché subito dopo il popolo viola ha ricomincia­to a fischiarlo. Lui, incurante di tutto e senza mai un gesto di stizza, ha chiuso la serata a testa alta e andando a consolare l’ex compagno, perché il passato non si dimentica, anche quando una parte di quel passato non vuole più saperne di te. Dusan non ha segnato, ma la sua Juventus ha fatto un piccolo passo verso la finale di Coppa Italia. Un gol ha il potere di cancellare tutto, anche il rancore della gente.

Come Salah e il Pipita La

partita di Dusan è iniziata poco dopo le 20.20, quando si è presentato in campo per il riscaldame­nto. Ad accoglierl­o, 10 mila fischietti che i tifosi della Fiorentina hanno trovato come gentile omaggio sui seggiolini. Lo stesso bentornato riservato a Mohamed Salah quando si ripresentò al Franchi con la maglia della Roma. Oppure, per restare in tema bianconero, quello che era accaduto a Higuain la prima volta che tornò a Napoli dopo il trasferime­nto alla corte di Madama.

Buffone e zingaro Vlahovic se l’aspettava, probabilme­nte anche per questo ha evitato il giro di campo in divisa appena arrivato allo stadio insieme agli altri compagni. I tifosi della Juventus dal settore ospiti hanno cercato di farlo sentire a casa, ma al loro coro «Dusan Vlahovic ce l’abbiamo noi», quelli viola hanno risposto con «Buffone» e «Sei uno zingaro». Ogni tiro fuori bersaglio nel pre partita (pochi, per la verità) veniva festeggiat­o con un «Olé», così come ogni palla persa nel corso del match è stata accolta dal pubblico di casa quasi con lo stesso entusiasmo di un gol della Viola. Dusan è stato l’ultimo a uscire dal tunnel e ha toccato subito il primo pallone. Difficile che abbia avuto il tempo di guardare e soprattutt­o di comprender­e la coreografi­a srotolata dalla Curva Fiesole, con una gigantesca immagine di Dante Alighieri e un riferiment­o al canto 32 dell’Inferno, quello in cui si parla dei traditori dei parenti. Primo tempo chiuso con zero tiri in porta della Juve, a parte una conclusion­e del serbo, deviata. Poi ancora fischi e qualche buu per un colpo di tacco errato nella ripresa.

Che occasione Per gli irriducibi­li tifosi viola la paura della beffa si è materializ­zata nel secondo tempo, quando Vlahovic ha trasformat­o un lancio di De Sciglio in un’occasione ghiotta ma sprecata: con Terraccian­o fuori dai pali ha calciato alto ma non abbastanza per scavalcarl­o. Per DV7 è stata una serata comGonzalo plicata, dal punto di vista ambientale ma anche sotto il profilo tattico, sempre marcatissi­mo e spesso con due uomini addosso.

Vecchio e nuovo Nedved: «E’ come CR7, può diventare un campione» Italiano: «Auguro a Dusan ogni bene»

Come CR7 «Vlahovic ha sorpreso anche me, è a livello dei big europei — ha detto Pavel Nedved —. Posso paragonarl­o a CR7: è un 2000, ha una testa impression­ante e può fare grandissim­e cose. Il futuro è suo. Non gli ho dato consigli, ci pensa l’allenatore. E’ un ragazzo silenzioso, umile e intelligen­te, qualità importanti per diventare un campione». «Ha fatto una partita matura — ha aggiunto Massimilia­no Allegri — ed è rimasto sereno, come gli avevo chiesto». Chiusura di Vincenzo Italiano: «Gli auguro il meglio».Intanto lui si gode il silenzio, che a volte può essere più dolce della musica.

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