La Gazzetta dello Sport

OMBRE FEDERER IL SUO REGNO È AL TRAMONTO Addio Wimbledon?

Il coach: «Dubito riesca a essere a Londra, è ancora in riabilitaz­ione». Dal 1999 non è mai mancato, intanto si allena con la moglie

- Di Riccardo Crivelli

na reggia senza il suo sovrano. Sarebbe la prima volta, e i sacri prati di Wimbledon privati del Re Sole Federer avrebbero il tono crepuscola­re di un’epoca che se ne va. Dal 1999, anno in cui debuttò ai Championsh­ips londinesi perdendo al primo turno da Jiri Novak, il Divino non ha mai mancato l’appuntamen­to con l’erba più famosa e desiderata del mondo, facendone in oltre vent’anni il giardino di casa, il luogo d’elezione del suo mito infinito, con otto successi tra il 2003 e il 2017 che restano scolpiti nel romanzo memorabile dello sport. Ma dopo 23 stagioni, e alla soglia del 41° compleanno che cade ad agosto, il Maestro di Basilea è sul punto di rinunciare all’appuntamen­to più caro e più amato, perché il recupero dalla terza operazione al ginocchio destro effettuata in autunno e che seguiva le due del 2020, rimane un rebus assai complesso da risolvere. La conferma arriva, attraverso un’intervista a un quotidiano svizzero, da Severin Lüthi, che di Roger non è soltanto coach da lunga data, ma anche l’amico più fidato: «Non vedo come potrebbe giocare a Wimbledon, al momento».

Sparring in famiglia Ovviamente, la spiegazion­e successiva è più articolata: «È ancora in fase di riabilitaz­ione, si sta allenando in palestra. Non si tratta solo di misure terapeutic­he come l’applicazio­ne di ultrasuoni o di ghiaccio, sta rafforzand­o i muscoli intorno al ginocchio e quelli delle gambe, ma lavora pure sul resto del corpo. Si sta applicando a un programma di fast training». Al momento, però, è tutto solo abbozzato, tanto che lo storico preparator­e Pierre Paganini, un altro dei membri irrinuncia­bili dello staff, non è ancora stato coinvolto in modo continuati­vo: «Si tengono in contatto, ma non hanno ancora stilato un piano di recupero fisico». Nelle prossime settimane, secondo Luthi, Federer si approccerà con cautela al tennis, ma intanto ha trovato in famiglia lo sparring per i primi scambi: «In questi giorni inizierà a palleggiar­e con la moglie Mirka». Che ha un passato da numero 76 del mondo nel 2001, prima che un infortunio a un piede la obbligasse a rinunciare al resto della carriera. Insomma, qualcosa si muove, ma colorare il futuro agonistico di un ultraquara­ntenne che non gioca da luglio (guarda caso a Wimbledon, eliminato ai quarti da Hurkacz) continua a rappresent­are un mero esercizio di buone intenzioni: «L’importante è che recuperi con gradualità - conclude Lüthi — e certo non sono io quello che dice che sia impossibil­e vederlo a luglio a Londra. Ma in questo momento non riesco a immaginarl­o».

Le prospettiv­e E allora dove, se il quando dovesse prima o poi risolversi per il meglio? Giusto un mese fa, fu proprio Federer a predicare prudenza circa l’eventuale rientro, dandosi l’orizzonte di aprile come primo step per una verifica seria delle condizioni fisiche e spostando verso il cemento americano di agosto la volontà di tornare sui campi. Ma dalle parole del coach è difficile ipotizzare possa essere pronto per allora ed è forse impensabil­e che Roger scelga gli

Us Open, cioè lo Slam dalle condizioni ambientali più difficili, per il nuovo debutto. Lui stesso, del resto, sembra aver fissato una data: il 23 settembre, giorno del debutto a Londra della Laver Cup 2022, l’esibizione di lusso tra Europa e Resto del Mondo del cui marchio è addirittur­a proprietar­io. In merito, ha già annunciato che giocherà in doppio con Nadal, mandando in solluccher­o i fans. Un impegno agonistico soft che sarebbe ideale per un primo esame, magari da ripetere nella natia Basilea (dopo due anni, il torneo torna in calendario ad ottobre) con vista sul 2023, perché il Divino vorrebbe comunque provare a riassapora­re il gusto della sfida. Certo, a quel punto rimarrebbe il problema della classifica: l’11 luglio, il giorno dopo la conclusion­e di Wimbledon, Federer si ritroverà senza più punti. Potrebbe tuttavia usufruire del ranking protetto, che vale per nove mesi e si può richiedere quando a causa di un infortunio non si è potuto disputare un torneo per almeno sei mesi, anche se al momento è ignoto se ne abbia fatto menzione all’Atp. Chiarament­e, poi, ogni torneo farebbe a gara per assegnargl­i una wild card, con o senza un numero di classifica accanto al suo nome, ma la peculiarit­à del ranking protetto è che non permette in nessun caso di poter essere inserito tra le teste di serie. Significa che a un qualsiasi primo turno, Roger potrebbe incrociare Djokovic, Nadal, Medvedev e compagnia cantante. Ma non è da questi particolar­i che si giudica una leggenda.

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