Fiorentina e Verona pari Ma l’Europa è un miraggio
Apre il Pistolero Piatek, chiude Caprari (10° gol) su rigore Le due rivali non spiccano il volo, risultato giusto
Per Igor Tudor se una squadra doveva vincere «era il Verona», per Vincenzo Italiano, tecnico della Fiorentina, nel secondo tempo ci sono «state tre-quattro occasioni per andare in vantaggio». Quello che rimane di questo pareggio è l’evoluzione minima in classifica, con Lazio e Roma che si allontanano, ma l’Europa non era nella lista degli obiettivi stagionali di Fiorentina e Verona. Se ci sarà da lottare per sfruttare l’opportunità, non si tireranno indietro. Al momento, quello di buono su cui gli allenatori possono ancora lavorare, al di là delle «appropriazioni» a caldo, è la consapevolezza di una personalità di gruppo che ha consentito a Tudor di sperare anche nel successo, «qui dove anche le big hanno sofferto come cani», perché il Verona per un tempo è padrone del match. Italiano lustra invece la soddisfazione (o spavento scansato) di non aver visto nella ripresa le difficoltà di prima: la Fiorentina annaspante poteva affondare del tutto, invece ha ripreso la rotta, è salita di tono anche fisico, ha trovato le mosse per chiudere in avanti.
I motivi Nessuno esce quindi scontento del tutto da una partita fra amici: i tanti ex, l’allenatore di casa che poteva essere sull’altra panchina dopo essere stato anche capitano in gialloblù, il gemellaggio fra i tifosi. Ci sono tante affinità, ma per quasi un’ora il Verona ha un’organizzazione migliore, meccanismi funzionanti da tempo; riversa soprattutto sul corridoio sinistro dinamismo e tecnica, lo specchio dell’entusiasmo per una stagione felice (41 punti alla 28a, record). Tudor ha continuato sul tema dell’andata – con Lazovic e Caprari dilaganti su quel settore – e anche stavolta Italiano non sa o non può porvi rimedio per un tempo intero. L’Hellas riesce ad anestetizzare la spinta verticale, a far subire la pressione diffusa ai viola. Cade per un eccesso di aggressività, in questo senso: da un recupero tre contro uno su Castrovilli, i veronesi si buttano in avanti. Il cross intercettato da Terracciano diventa un rilancio immediato del portiere, il Verona è scoperto ma riesce ugualmente a respingere, però una carambola su Ilic diventa una assist per Piatek. Il merito dell’Hellas è di continuare con lo stesso tono, di pareggiare (rigore di Caprari) e mancare il raddoppio (ahi , Lasagna). È più corposo sui lati, ha più imprevedibilità sulla trequarti. Fa sembrare brutta la Fiorentina. Poi, anche per l’uscita di Lazovic, arriva l’arretramento che non pregiudica però l’esito.
Due facce viola
La Fiorentina aveva bisogno della vittoria perché aveva perso nel recupero le ultime due partite, troppi fantasmi giravano per la testa. Il gol in avvio, al 10’, paradossalmente non aiuta. Esterni senza incisività e cambiati all’intervallo (fuori Ikoné e Saponara per Sottil e Callejon), paure sui lati (Venuti soprattutto, ma anche Biraghi), nulla dal centro che non sia il movimento di Torreira. Alla Fiorentina mancano a lungo intensità, velocità e mobilità. Ma poi si rialza e alla fine può lamentarsi per il consueto difetto di scarsa concretezza, nonostante Piatek abbia fatto il suo (due chance, un centro, 6 in 9 gare viola). Anche Duncan per Maleh dà concretezza, e Torreira spostato quasi in zona gol per sfiancare Caprari è una mossa riuscita a metà, nel senso che il marcatore non può seguirlo sempre, ma il viola non è una punta e fallisce tre occasioni, una limpidissima. Ma tra amici il colpo del k.o. non avrebbe fatto giustizia.
Gli allenatori Tudor: «Dovevamo vincere noi». Italiano: «Abbiamo avuto tre quattro occasioni per il bis»