La Gazzetta dello Sport

«Perdo un amico vero. E che giocatore era, non lo saltavi mai...»

«Ci sentivamo spesso, l’ultima volta pochi giorni fa. Se c’era un problema lui non mancava mai»

- L’INTERVISTA di Stefano Cieri ROMA

«Una notizia tremenda e del tutto inattesa. Pino stava benissimo, ci eravamo sentiti solo qualche giorno fa. È un colpo durissimo, si fa davvero fatica ad accettarlo. Mi ha chiamato Giancarlo Oddi di primissimo mattino e ho subito pensato che fosse successo qualcosa di brutto. Ma non pensavo che potesse essere accaduto proprio a Pino...». Renzo Garlaschel­li trattiene il fiato, ha un groppo in gola grande così. Fa fatica ad andare avanti. Con Pino Wilson se ne va un altro pezzo, e che pezzo, di quella Lazio scudettata del 1974 di cui Garlaschel­li è stato un altro dei grandi protagonis­ti. La seconda punta, come diremmo oggi, della formazione che aveva in Chinaglia l’ariete centrale e in Wilson il leader della difesa e il capitano della squadra.

3Garlasche­lli, chi era per lei Wilson?

«Eravamo grandi amici. E, paradossal­mente, lo siamo diventati soprattutt­o negli ultimi venti anni invece che quando giocavamo assieme. Io vivo a Vidigulfo, in Lombardia, quindi non è che ci vedessimo spesso, l’ultima volta credo sia stata un paio di anni fa che ero sceso a Roma. Però telefonica­mente ci sentivamo tantissimo. Non dico tutti i giorni, ma di frequente sì. Ogni volta che c’era un problema lui chiamava sempre, era presente come fanno i veri amici. Sarà difficile farsi una ragione che non ci sia più».

3Che uomo era Pino Wilson?

«Di una grande umanità e di notevole intelligen­za. Sapeva sempre trovare le parole giuste al momento giusto. Quando giocava era un po’ più chiuso, più spigoloso, anche più taciturno. Poi, dopo aver smesso di fare il calciatore e raggiunta la piena maturità come uomo, ha smussato certi angoli del suo carattere ed è venuta fuori tutta la sua generosità e la sua grande capacità di mettersi a disposizio­ne degli altri».

3L’amico che tutti vorrebbero, insomma.

«Sì, proprio così. E, ripeto, tra me e Pino l’amicizia vera ed intensa è nata negli ultimi venti anni dopo che ci siamo ritrovati da ex compagni di squadra. Quando giocavamo avevo buoni rapporti con lui, ma non particolar­mente stretti. Con lui come con gli altri. Anche perché in quella squadra attraversa­ta dai clan io mi ero sempre un po’ tenuto fuori da tutto. Quando ero a Roma, finiti gli allenament­i, avevo altri giri, non frequentav­o i compagni di squadra».

3Già, la Lazio del ‘74 fatta di mille divisioni, ma che poi alla domenica diventava un corpo unico.

«Sì, proprio così. Quante botte ci davamo in allenament­o. E non solo quando c’era la partitella infrasetti­manale, ma anche negli altri giorni. Non ci risparmiav­amo mai. La domenica, però, remavamo tutti dalla stessa parte».

3 E Wilson che tipo di difensore era quando lo affrontava in allenament­o?

«Molto duro, anche “cattivo”, agonistica­mente parlando. Davvero un cliente scomodo, era difficile metterlo in difficoltà. Al punto che per me era più complicato giocare contro di lui nelle partitelle che facevamo a Tor di Quinto che non in quelle ufficiali che giocavamo alla domenica».

3In quello spogliatoi­o attraversa­to da mille tensioni Wilson che ruolo aveva?

«Era il capitano, quindi un ruolo fondamenta­le che svolgeva con la classe che lo contraddis­tingueva. Lo faceva soprattutt­o nelle partite ufficiali, però, un po’ meno in allenament­o...».

3Ed era anche un punto di equilibrio tra le varie anime della squadra?

«No, quel ruolo di mediatore lo svolgeva soltanto Tommaso Maestrelli. L’unico vero e insostitui­bile punto di equilibrio di quella squadra era l’allenatore. Solo Maestrelli aveva le capacità e l’ascendente per mettere pace tra le fazioni e farle andare d’accordo in campo».

3Fu lui però a dare la fascia a Wilson. Perché?

«Tommaso capì che Pino era il più intelligen­te tra noi, quello capace di esprimersi meglio, anche con gli arbitri, che all’epoca non facevano sconti. Una fascia che lui ha dimostrato di meritare ampiamente e che ha onorato fino in fondo».

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 ?? ?? Feste tricolori 1. Renzo Garlaschel­li esulta dopo un gol realizzato con la Lazio 2. Chinaglia (di spalle) abbraccia Maestrelli, a sinistra dei due c’è Wilson
Feste tricolori 1. Renzo Garlaschel­li esulta dopo un gol realizzato con la Lazio 2. Chinaglia (di spalle) abbraccia Maestrelli, a sinistra dei due c’è Wilson

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