Bandiera d’argento
Bertagnolli, un simbolo sul podio «Quanta forza c’è nel riscatto»
Dopo il sesto posto in discesa, l’alfiere azzurro si rifà in superG: «La medaglia mi ripaga dei sacrifici, è per la mia fidanzata Pamela»
Se sei di Cavalese, in quel Trentino che ha le montagne più belle del mondo, è difficile non pensare fin da subito alla neve e a tutto ciò che ci sta intorno. Capita anche a lui. Praticamente mette gli sci poco dopo aver imparato a camminare: «Come per qualsiasi ragazzo e ragazza della sua età. Da queste parti è abbastanza normale», ricordava papà dopo aver visto i suoi primi successi. Perché Giacomo Bertagnolli ha cominciato presto a regalare podi e medaglie. Aveva da poco compiuto 17 anni e a Pyeongchang 2018 ha stravinto nello sci alpino, con il suo compagno di scuola Fabrizio Casal a fargli da guida: doppia medaglia d’oro in slalom e gigante, argento in superG, bronzo in discesa libera.
Riscatto
Non aveva cominciato nel migliore dei modi la sua seconda Paralimpiade, con un sesto posto in discesa in coppia con la sua guida attuale, Andrea Ravelli. Il riscatto è venuto subito, con il superG: è sua la prima medaglia della spedizione azzurra a Pechino 2022, con l’argento fra i visually impaired (ipovedenti e ciechi). Ha chiuso la gara con un distacco di 40/100 dal britannico Neil Simpson, medaglia d’oro, e davanti al giovanissimo austriaco Johannes Aigner, suo grande rivale. «Ho tirato fuori quella forza in più che non avevo dimostrato in discesa. Volevo cercare un successo che ripagasse di tutta la fatica di questi ultimi anni». Aveva anche un’altra motivazione forte: «Ci tenevo anche perché avevo in serbo una dedica importante: a Pamela, la mia ragazza, per il suo compleanno». Fra l’altro proprio ieri festeggiavano a distanza un anno di legame. Giacomo ha praticato diversi sport, dal ciclismo all’hockey ghiaccio: «È un modo per mettermi in competizione con me stesso e con gli altri ma anche un pretesto per divertirmi. La cosa che mi piace di più dello sci alpino è l’adrenalina che provi durante le discese, sia in gara sia in allenamento. È fantastico sentire la velocità e l’aria che ti arriva addosso, soprattutto per chi, come me, ha problemi di vista».
Feeling Fa parte delle Fiamme Gialle, è uno dei primi cinque atleti entrati stabilmente nel corpo, dopo l’approvazione della legge che equipara atleti olimpici e paralimpici all’interno dei corpi militari. Come lui Andrea, con il quale fa coppia fissa ormai da un paio d’anni, vincendo i Mondiali e Coppa del Mondo. Il feeling con la guida è uno dei fattori fondamentali nello sport per chi ha disabilità visiva. Particolare non secondario, Ravelli ha fatto parte anche della Nazionale, con presenze in Coppa Europa: «Sapevo che in superG sarebbe andato meglio che in discesa. Gli ho detto solo di godersela e di sciare alla sua altezza».
Emozione
A PyeongChang aveva già vissuto l’emozione di portare la bandiera italiana alla cerimonia di chiusura, ma la grande emozione è stata a Pechino, nello sventolarla in quella di apertura, scelto da Luca Pancalli, presidente del comitato italiano paralimpico: «È un campione straordinario che rappresenta allo stesso tempo il presente e il futuro del movimento paralimpico italiano negli sport invernali».