Simeoni l’apripista «Il merito ancora non sempre paga»
Con i suoi voli verso il cielo, negli Anni 70-80 ha sfondato il muro di indifferenza che circondava lo sport femminile. Sara Simeoni ha aperto una strada, ha segnato una via. In Italia e forse non solo.
3Sara, festeggia l’8 marzo? «Fino a un certo punto: per certi temi così delicati, servirebbe ben più che un solo giorno di celebrazione. Ci vorrebbe tanto di più. Soprattutto in un periodo come questo, in cui la violenza sulle donne purtroppo è sempre più di attualità».
3Almeno nello sport, rispetto alla sua epoca, si sono però fatti passi da gigante.
«È proprio un altro mondo, oggi per le ragazze che lo praticano è tutto più semplice. Non c’è ancora parità assoluta, ma la situazione è decisamente migliorata. Come negli altri campi della vita, del resto».
3Anche
nel mondo del lavoro? «La pandemia, per assurdo, ha aiutato la donna che lavora. Le mamme, operando da remoto, hanno meglio conciliato gli impegni familiari con quelli professionali. E molti si sono accorti di quanto le donne, in questo senso, siano svantaggiate».
3Lei come riuscì a farsi strada?
«A suon di risultati. Nello sport è più facile, più immediato. Al di fuori non sempre i riconoscimenti dovuti vanno di pari passo. Quel che fa una donna è spesso apprezzato meno di quel che fa un uomo»
3Nei
mesi scorsi è diventata una star televisiva: in quel mondo c’è parità di genere? «Non ho l’esperienza per poterlo affermare. Ma una cosa ho capito: nulla succede per caso, niente piove dal cielo. Se sono piaciuta è perché mi sono presentata per quel che sono, senza studiare una parte».
3Torniamo
allo sport: i partecipanti ai Giochi di Tokyo della scorsa estate, per la prima volta, erano equamente divisi tra uomini e donne.
«È una bella conquista, ma per mia formazione sono contraria alle quote rosa. Bisogna dare opportunità a chi le merita, non per partito preso. E in questo caso non conosco i criteri che hanno portato a una simile situazione. Ma aggiungo: in campo dirigenziale non succede lo stesso. Lavoravo coi giovani dell’atletica: mi han fatta fuori».
3In Italia, come confermato dalla recente Olimpiade invernale di Pechino, le donne sono il motore dell’intero movimento sportivo.
«Non è scontato. È la conferma che le donne sono tignose e che oggi le occasioni non mancano. Mi inorgoglisce: se succede, in piccola parte, lo si deve probabilmente anche a me e a coloro che insieme a me, in un mondo prettamente maschile, han creduto fosse possibile».
3Per esempio?
«Paola Pigni, prematuramente scomparsa pochi mesi fa. Quando ho debuttato in Nazionale era la mia capitana. Metteva quasi soggezione».
3Chi è l’atleta che più ammira?
«Resto in Italia e dico Sofia Goggia e Federica Brignone. E poi ora ho un debole per Stefania Constantini. È stato entusiasmante seguire la sua cavalcata nel curling olimpico in coppia con Amos Mosaner».