La Gazzetta dello Sport

La sua eclissi e il tabù Europa Doppio riscatto per l’Atalanta

Nelle Coppe è stato decisivo poche volte. E domani contro il Bayer può spezzare un digiuno che dura da due mesi

- di Andrea Elefante

Un anno fa di questi tempi, quando l’Atalanta aveva giocato 27 gare di campionato come oggi ed era in ballo con gli ottavi europei come oggi, Luis Muriel continuava ad aggiornare il suo pallottoli­ere: aveva spostato 19 sfere, oggi le ha fatte scorrere appena sei volte. Colpiva un portiere una volta ogni 80’ (e idem l’anno prima, più o meno), oggi la frequenza è di un gol ogni 184’ giocati. E il fare due conti gli ricorda che non esulta dal 12 gennaio, contro il Venezia in Coppa Italia. L’involuzion­e dell’Atalanta non è direttamen­te proporzion­ale alla sua perché c’è anche (molto) altro dietro, ma sicurament­e non sarà facile uscirne se Muriel non uscirà dal tunnel dove sembra essersi infilato. Il suo mondo e quello dell’Atalanta si stanno capovolgen­do insieme. Da quando è a Bergamo, Lucho non aveva mai segnato così poco. Dalla stagione del primo salto in Champions (2018-2019) in poi, a questo punto della stagione l’Atalanta non aveva mai segnato così poco; solo il primo anno era stata sei partite senza segnare; ha eguagliato i suoi record negativi di partite in cui ha segnato un solo gol o vinte con un solo gol di scarto.

Quel gol all’Ajax Un momento buio e forse la luce si è spenta nella testa prima che nelle gambe di Muriel. Che fra l’altro ha un tabù nel tabù, ed è difficile capire se la cosa sia ancora più preoccupan­te con il Bayer Leverkusen che bussa alla porta, o se si possa sperare che domani sera arrivi l’occasione giusta per schiacciar­e finalmente il tasto giusto: Muriel in 43 partite europee, dalle qualificaz­ioni all’Europa League con l’Udinese all’Europa League con l’Atalanta, ha segnato soltanto 11 gol. Ma c’è di più: ha lasciato un segno vero, pesante, decisivo, appena due volte e mezza, sempre con l’Atalanta in Champions, e la mezza è il rigore procurato e segnato contro la Dinamo Zagabria. L’apice resta il gol all’Amsterdam ArenA, quello della vittoria sull’Ajax e della qualificaz­ione agli ottavi; tre mesi e mezzo fa, a Berna, la strana gioia di un gol su punizione al primo pallone toccato, al minuto 88. In precedenza, solo gol “minori”: con l’Udinese contro i bosniaci del Siroki Brijeg; con la Samp contro i serbi del Vojvodina; con il Siviglia in Europa

League contro gli ungheresi dell’Ujpest e i turchi dell’Akhisalspo­r, salvo poi annegare in uno zero su otto nella sola stagione di Champions giocata in Spagna. Quel 3-3 con lo Young Boys sembrò il segno di un destino favorevole, ma poi arrivò il Villarreal, a dire che il futuro dell’Atalanta sarebbe stato in Europa League.

Perché non tira? Il torneo che ha battezzato le uniche vittorie della Dea (oltre al 4-0 sulla Samp) negli ultimi due mesi. Ovvero da quando è iniziata la scena muta del colombiano. Che Muriel non possa essere il sosia calcistico di Zapata è scontato, ma nessuno lo pretendere­bbe. Che il vero Muriel non sia quello che un anno fa sembrava baciato quasi in ogni partita dalla grazia del gol è possibile; che non sia quello che non solo non segna, ma quasi non tira più in porta, è sicuro. Come è sicuro che contro il Bayer, che sia dall’inizio o in corsa, potrà trasformar­e in svolta quella che sembra quasi un’ultima chiamata. Perché questo Muriel è troppo “triste” per essere vero.

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Luis Muriel, 30 anni, è alla sua terza stagione con l’Atalanta: arrivò nel 2019 dalla Fiorentina. E’ nazionale colombiano dal 2012: al momento ha 44 presenze e ha realizzato 8 gol LAPRESSE
A Bergamo dal 2019 Luis Muriel, 30 anni, è alla sua terza stagione con l’Atalanta: arrivò nel 2019 dalla Fiorentina. E’ nazionale colombiano dal 2012: al momento ha 44 presenze e ha realizzato 8 gol LAPRESSE

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