L’orgoglio dei senatori per la svolta della Lazio
Prima Pedro, ora Leiva e Radu Sarri si affida ai “vecchi”
Sarri, largo ai... vecchi. In una Lazio che sta ritrovando gioco e risultati, e che guarda all’ultimo segmento di campionato con l’obiettivo di centrare il traguardo Europa League, si sta rivelando fondamentale l’apporto di tre trentacinquenni. Uno, lo spagnolo Pedro, i 35 anni li deve ancora compiere (lo farà a luglio) ed è dall’inizio della stagione che si sta rivelando un elemento preziosissimo dello scacchiere biancoceleste. Gli altri due, il brasiliano Leiva e il romeno Radu, che i 35 li hanno già raggiunti, sono invece tornati alla ribalta solo nelle ultime settimane. E il loro apporto è stato decisivo nello scatto compiuto dalla Lazio.
Bentornati Tanto Leiva quanto Radu sono stati nelle scorse stagioni punti fermi della formazione biancoceleste. Il difensore lo è addirittura dal 2008, al punto da essere diventato - l’anno scorso - il giocatore con il maggior numero di presenze nella storia del club (adesso è a quota 422, il precedente record era di Favalli con 401). Leiva è arrivato a Roma nel 2017 ed è subito diventato un titolare inamovibile della squadra allenata da Inzaghi. Con l’arrivo di Sarri, però, sia il regista brasiliano sia il laterale romeno sono finiti nelle retrovie. Non per una vera bocciatura da parte del nuovo allenatore, ma proprio per una questione anagrafica. Che inevitabilmente si porta con sé una serie di acciacchi. Leiva, del resto, aveva già fatto registrare una flessione di rendimento nell’ultima annata con Inzaghi, dovuta proprio ai problemi fisici. Problemi che sono continuati all’inizio di quella in corso. Così dopo le prime partite l’ex giocatore del Liverpool ha perso il posto di titolare in favore di Cataldi. Per Radu, invece, l’accantonamento era stato anche di natura tattica. Lui, difensore ideale di una retroguardia a tre, faceva fatica a trovare una nuova collocazione. Sarri lo vedeva più difensore centrale prima di capire che invece il meglio lo poteva dare da esterno, che è poi stato il suo ruolo per tanti anni. Più che una riconversione tattica decisiva è stata però la molla dell’orgoglio. Altri, al loro posto, dopo una carriera assolutamente non banale, si sarebbero accontentati di vivacchiare tra campo e panchina. Loro no, si sono rimboccati le maniche, allenandosi duramente, per fare in modo che il finale di carriera fosse all’altezza di quanto fatto in precedenza. Discorso che vale anche per Pedro. Solo che per lui il processo è partito all’inizio della stagione, perché quella fase di marginalizzazione l’aveva vissuta l’anno scorso con la Roma. La sua voglia di dimostrare che non era ancora finito lo ha trasformato da subito in un titolare fisso della squadra di Sarri, mentre era stato preso per essere un rincalzo di lusso, una sorta di dodicesimo uomo. La carica dei trentacinquenni sarà un elemento di forza nella volata finale della Lazio, anche e soprattutto per l’esperienza che i tre potranno garantire. Una spinta che, peraltro, potrebbe aprire loro le porte di una conferma per la prossima stagione che fino a poco tempo fa sembrava improbabile. Non per Pedro, che ha un contratto fino al 2023 e che, sin dall’inizio, ha dato ampia dimostrazione di poter essere utile alla causa. Ma per Leiva e Radu sì. I loro contratti sono in scadenza quest’anno e la Lazio è pronta ad offrire ad entrambi il prolungamento di un anno. Prospettiva che a Radu, ormai romano d’adozione, non dispiace affatto. Leiva, invece, aveva pensato di tornare in Brasile per chiudere la carriera col Gremio. Ma, dopo aver fatto cambiare idea a Sarri, potrebbe decidere di restare ancora un anno.