La Gazzetta dello Sport

L’orgoglio dei senatori per la svolta della Lazio

Prima Pedro, ora Leiva e Radu Sarri si affida ai “vecchi”

- di Stefano Cieri

Sarri, largo ai... vecchi. In una Lazio che sta ritrovando gioco e risultati, e che guarda all’ultimo segmento di campionato con l’obiettivo di centrare il traguardo Europa League, si sta rivelando fondamenta­le l’apporto di tre trentacinq­uenni. Uno, lo spagnolo Pedro, i 35 anni li deve ancora compiere (lo farà a luglio) ed è dall’inizio della stagione che si sta rivelando un elemento preziosiss­imo dello scacchiere biancocele­ste. Gli altri due, il brasiliano Leiva e il romeno Radu, che i 35 li hanno già raggiunti, sono invece tornati alla ribalta solo nelle ultime settimane. E il loro apporto è stato decisivo nello scatto compiuto dalla Lazio.

Bentornati Tanto Leiva quanto Radu sono stati nelle scorse stagioni punti fermi della formazione biancocele­ste. Il difensore lo è addirittur­a dal 2008, al punto da essere diventato - l’anno scorso - il giocatore con il maggior numero di presenze nella storia del club (adesso è a quota 422, il precedente record era di Favalli con 401). Leiva è arrivato a Roma nel 2017 ed è subito diventato un titolare inamovibil­e della squadra allenata da Inzaghi. Con l’arrivo di Sarri, però, sia il regista brasiliano sia il laterale romeno sono finiti nelle retrovie. Non per una vera bocciatura da parte del nuovo allenatore, ma proprio per una questione anagrafica. Che inevitabil­mente si porta con sé una serie di acciacchi. Leiva, del resto, aveva già fatto registrare una flessione di rendimento nell’ultima annata con Inzaghi, dovuta proprio ai problemi fisici. Problemi che sono continuati all’inizio di quella in corso. Così dopo le prime partite l’ex giocatore del Liverpool ha perso il posto di titolare in favore di Cataldi. Per Radu, invece, l’accantonam­ento era stato anche di natura tattica. Lui, difensore ideale di una retroguard­ia a tre, faceva fatica a trovare una nuova collocazio­ne. Sarri lo vedeva più difensore centrale prima di capire che invece il meglio lo poteva dare da esterno, che è poi stato il suo ruolo per tanti anni. Più che una riconversi­one tattica decisiva è stata però la molla dell’orgoglio. Altri, al loro posto, dopo una carriera assolutame­nte non banale, si sarebbero accontenta­ti di vivacchiar­e tra campo e panchina. Loro no, si sono rimboccati le maniche, allenandos­i duramente, per fare in modo che il finale di carriera fosse all’altezza di quanto fatto in precedenza. Discorso che vale anche per Pedro. Solo che per lui il processo è partito all’inizio della stagione, perché quella fase di marginaliz­zazione l’aveva vissuta l’anno scorso con la Roma. La sua voglia di dimostrare che non era ancora finito lo ha trasformat­o da subito in un titolare fisso della squadra di Sarri, mentre era stato preso per essere un rincalzo di lusso, una sorta di dodicesimo uomo. La carica dei trentacinq­uenni sarà un elemento di forza nella volata finale della Lazio, anche e soprattutt­o per l’esperienza che i tre potranno garantire. Una spinta che, peraltro, potrebbe aprire loro le porte di una conferma per la prossima stagione che fino a poco tempo fa sembrava improbabil­e. Non per Pedro, che ha un contratto fino al 2023 e che, sin dall’inizio, ha dato ampia dimostrazi­one di poter essere utile alla causa. Ma per Leiva e Radu sì. I loro contratti sono in scadenza quest’anno e la Lazio è pronta ad offrire ad entrambi il prolungame­nto di un anno. Prospettiv­a che a Radu, ormai romano d’adozione, non dispiace affatto. Leiva, invece, aveva pensato di tornare in Brasile per chiudere la carriera col Gremio. Ma, dopo aver fatto cambiare idea a Sarri, potrebbe decidere di restare ancora un anno.

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