La Gazzetta dello Sport

Pioli e Inzaghi, ma che strana parabola Da allenatori affiatati a duellanti al vertice

- Di Alessandro Vocalelli

Ècominciat­a - con il Napoli e Spalletti ancora in piena corsa - la lunga sfida tra Simone Inzaghi e Stefano Pioli. Un duello di sicuro non banale, che si consumerà non soltanto in campionato, ma anche in Coppa Italia. Tra due allenatori che si conoscono benissimo, non solamente dal punto di vista profession­ale. Hanno vissuto praticamen­te insieme per due anni: uno allenatore della Lazio e l’altro della Primavera. Non c’era giorno che non si scambiasse­ro opinioni e punti di vista, sul calcio e sui giocatori. Fino al giorno del destino: l’esonero di Pioli, che pure aveva portato la squadra ai preliminar­i di Champions League, con la promozione ad interim di Inzaghi. Una decina di partite per tentare il grande salto, che si è concretizz­ato dopo il tira e molla con Bielsa. E Simone, già in viaggio per Salerno, invitato a fare inversione in tutta fretta.

Una vita, insomma, in parallelo. Come, in parallelo, è ora questa sfida: con il Napoli - come dicevamo pronto ad inserirsi nella corsa. Certo è che Inzaghi e Pioli - Simone e Stefano per quanto si sono frequentat­i - a distanza di sei anni dal passaggio di testimone con la Lazio, si ritrovano di nuovo faccia a faccia. Consapevol­i della forza delle loro squadre; e perfettame­nte consapevol­i

di avere nell’allenatore rivale un ostacolo in più da superare. Perché - e su questo non c’è dubbio - i due si stimano. Pioli ha apprezzato, in quei due anni, l’entusiasmo del giovane collega, che si fermava spesso con la macchina nel piazzale dell’Olimpico e diceva a tutti: «Un giorno toccherà anche a me». Inzaghi, già, che lealmente - nel frattempo - era

pronto a mettersi a disposizio­ne con i suoi ragazzi ed era sempre lì a imparare: la gestione del gruppo e dell’allenament­o. Di un collega a cui non poteva - e non può non riconoscer­e un’esperienza superiore.

Pioli, in questa corsa, potrà infatti mettere tutte le conoscenze accumulate in

oltre 750 panchine. Una lunga e graduale crescita la sua, che ha fatto come si dice la gavetta e - passo dopo passo - si è sempre conquistat­o quel qualcosa in più del suo cammino. Più rapida, improvvisa addirittur­a, la crescita di Inzaghi, che dalle giovanili è subito passato, facendosi apprezzare, a palcosceni­ci importanti. Ma se l’esperienza è dalla parte di Pioli, non c’è dubbio che Inzaghi abbia un’abitudine maggiore alla vittoria: tre successi in Supercoppa e uno in Coppa Italia sono dalla sua parte. E se Inzaghi può puntare anche sulla forza che alla sua squadra ha già dato uno scudetto, Pioli guida un gruppo che - per definizion­e - è più libero da pressioni psicologic­he. È l’Inter, secondo molti, a “dover” vincere. Il Milan può provarci, più liberament­e.

E se Inzaghi è - con le sue ragioni - un integralis­ta del 35-2, Pioli ha invece dimostrato una flessibili­tà maggiore. Come ha fatto a Napoli, quando, invece di tenere Kessie venti metri più avanti, ha messo Tonali venti metri più indietro.

Di certo Inzaghi e Pioli, in ugual misura, possono contare e appoggiars­i su due club molto competenti, perché la margherita, Ma-Ma, può essere sfogliata anche con i dirigenti: Marotta e Maldini. Di sicuro, e in questo caso non c’entra il parallelo, Pioli ha compiuto - fino a questo punto - un capolavoro.

Senza Kjaer, Maignan per un mese e mezzo, Ibra, Bennacer e Kessie in Coppa d’Africa, essere ancora lì a giocarsela è davvero qualcosa di speciale. E Inzaghi, che lo conosce bene, sa perfettame­nte che per batterlo bisognerà davvero riuscire a dare il massimo. Perché entrambi - e vale anche per Spalletti - ci tengono tantissimo a scoprire cosa si prova a conquistar­e uno scudetto.

Derby infinito Pioli ha dalla sua l’esperienza. Inzaghi una maggiore attitudine alla vittoria

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 ?? ?? Ex laziali Stefano Pioli, 56 anni, e Simone Inzaghi, 45, con un passato comune alla Lazio: uno alla guida della prima squadra, l’altro della Primavera
Ex laziali Stefano Pioli, 56 anni, e Simone Inzaghi, 45, con un passato comune alla Lazio: uno alla guida della prima squadra, l’altro della Primavera

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