I continui stop Vlahovic leader Paulo ha perso la centralità
Allegri sta costruendo una squadra tutta fisico e velocità con Dusan nuova stella
La stagione era cominciata con Paulo arrivato “tirato a lucido” dalle vacanze, dove aveva lavorato con un preparatore. Al primo incontro con Allegri, il tecnico gli aveva virtualmente consegnato le chiavi della squadra. Di più, lo aveva fatto anche vice-capitano: considerato che il capitano è Chiellini, intoccabile ma con un numero di presenze da gestire, era un’investitura. Sette-otto mesi dopo non è nata la Juve di Dybala, al centro della squadra c’è una nuova stella, la Joya frequenta il J Medical con una frequenza inquietante e il contratto è rimasto quello estivo, in scadenza.
Fare senza
Cosa è successo in mezzo? Cosa ha portato Dybala dal centro della scena bianconera, presente e futura, a un ruolo di secondo violino a intermittenza oggi, e di lusso forse troppo caro domani? La risposta breve è: infortuni, troppi infortuni. La risposta più articolata è un po’ più complessa: i problemi muscolari e la totale assenza di continuità restano sempre il cuore del discorso, che però ha anche altri componenti. Il primo fattore che ha cambiato lo status di Dybala è stata la partenza in campionato della Juventus: quell’inizio choc, con prolungati problemi offensivi, ha intaccato un po’ la fiducia dell’ambiente. Partito Ronaldo, Dybala sembrava non bastare per prendere per mano l’attacco e la squadra. Lo faceva, a tratti: ma erano appunto momenti fugaci. Abbastanza per essere il capocannoniere della squadra, ma di una squadra che segnava poco. Il secondo scossone, originato dal primo, è arrivato con l’acquisto di Vlahovic. La Juve è corsa ai ripari investendo una cifra importante sul viola e - lui sì - è sembrato subito in grado di trovare i gol, anche pesanti, che mancavano. La presenza di Dusan non esclude quella del numero 10 argentino, anzi. Nelle prime uscite Allegri ha puntato con convinzione sul tridente, raccogliendo frutti: Dybala resta l’uomo con le doti tecniche migliori per innescare Vlahovic. Poi Paulo si è fermato di nuovo, il nuovo arrivato ha fatto centro anche in Champions, la Juve si è arrangiata per fare a meno del suo numero dieci.
Disegnare il futuro
L’impressione è che si stia convincendo, strada facendo, che una rinuncia all’argentino sarebbe in fin dei conti “assorbibile”. Paulo rimane uno degli idoli dei tifosi e i cori “Resta con noi” non mancano mai allo Stadium. Ma oggi forse negli Juventus Store le maglie col 7 si vendono più di quelle col 10. In quanto ad Allegri, con l’arrivo del centravanti e Zakaria, più l’ulteriore crescita di De Ligt, la sua Juve ha preso una forma tutta fisico, potenza, ripartenze verticali in velocità. Senza Dybala cala l’imprevedibilità, diventano più rare le invenzioni e le giocate di classe, ma aumenta l’impatto fisico di una squadra che vuole presentarsi come una corazzata. E si guadagna qualcosa in equilibrio difensivo: non si può chiedere a Paulo di diventare un terzino aggiunto come Cuadrado, ma nemmeno pretendere i ripiegamenti di Morata. Dybala si accende per lampi improvvisi, non è un passista regolare. Le prove di squadra di questa stagione, frutto delle assenze e delle emergenze, possono diventare una tendenza da seguire per il futuro: le voci di un inseguimento a Zaniolo vanno in questa direzione. Il romanista, Vlahovic e Chiesa formerebbero un tridente tutto strappi, velocità e visione della porta. E gioventù, perché questo è un altro fattore da considerare: Paulo doveva essere l’eccezione a una politica di rinnovamento con investimenti su giovani dall’ingaggio sostenibile e potenzialmente rivendibili con plusvalenze. Ma, considerato che l’acquisto di Vlahovic ha costituito un anticipo di spesa prevista per l’estate, con un rinnovo dell’argentino di dimensioni economicamente importanti sarebbe più complesso trovare i fondi necessari per aggiungere a questa squadra un altro giocatore di “prima fascia” come Zaniolo o magari Pogba. Risultato: la Juve riflette, Dybala non ha più le chiavi in mano.