ZHANG CRESCITA COSTANTE RISULTATI E PIÙ APPEAL (ANCHE SUL MERCATO) Europa chiama Inter Inter
Coefficiente Uefa in aumento, l’era pre Suning dimenticata E ad Anfield, davanti a Steven, è nato il patto scudetto
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on c’è bisogno neppure di uno scienziato per interpretare i segnali. Bastano i numeri, che di solito servono a scrivere le regole. L’Inter adesso è europea. È tornata ad esserlo, ha giocato alla pari contro Real Madrid prima e Liverpool poi: l’era delle figuracce è finita. E il primo a rendersene conto è stato Steven Zhang ad Anfield. Il presidente ha toccato con mano, in Inghilterra. Lo racconta un piccolo retroscena: prima del fischio d’inizio di martedì non è salito in tribuna in anticipo come solitamente fanno i dirigenti. Ha preferito restare in zona spogliatoi, vicino ai giocatori e a Simone Inzaghi, per capire, accompagnare, valutare, in definitiva respirare aria di Inter. E lo stesso ha fatto a fine partita: Zhang stavolta è entrato direttamente negli spogliatoi, si è soffermato con alcuni giocatori e poi ha fatto i complimenti all’allenatore per la prestazione. Il sottotitolo diventa titolo se di mezzo c’è lo scudetto. Perché ad Anfield è stato di fatto siglato un patto, tra squadra e tecnico, fatto di parole prima nell’immediato post partita e poi sull’aereo che ha riportato la squadra a Milano alle 4 della mattina. Una cosa del tipo: qui abbiamo dimostrato ancora una volta di che cosa siamo capaci, se giochiamo così non possiamo aver paura di nessuno in Italia.
Tanto che, dopo le (poche) ore di sonno ad Appiano, Inzaghi ha cambiato programma e ha cancellato l’allenamento della mattina. Appunto, a proposito di segnali: c’era molto più soddisfazione che rimpianto, dopo Anfield. In fondo, è lo stesso concetto che ha accompagnato il rientro di Zhang in Italia: il presidente è estremamente convinto che l’Inter abbia tutto per vincere il titolo della seconda stella e la Coppa Italia.
Post partita Squadra e tecnico concordi: giocando in questo modo la seconda stella non può sfuggire
Crescita Il passaporto europeo per dominare l’Italia, e sì che funziona così, almeno è quel che si augura l’Inter. Il club nerazzurro ha cambiato marcia. Ha ritrovato gli ottavi di Champions dopo dieci anni. Due stagioni fa è arrivato in fondo all’Europa League, sfuggita davvero solo per un paio di episodi avversi targati Lukaku. Insomma: non è più una comparsa, l’Inter, in campo internazionale, in qualche modo è stato cancellato anche il quarto posto del girone della scorsa stagione che non era stato vissuto benissimo ai piani alti. C’è un numero che dice tanto, forse tutto: 67 mila. È il coefficiente Uefa dell’Inter, che va calcolato in base ai risultati nelle coppe europee delle ultime cinque stagioni. Valgono un 23° posto (provvisorio), potenzialmente tra un anno dunque dal 2023-24 - la seconda fascia stabile, visto che dal conto sarà eliminato lo zero del 201718. Ma più che il posto nel ranking, è doveroso mettere in parallelo questi ultimi cinque
Nuova era Dalla finale di Europa League alle prove con Real e Reds: non è più tempo di figuracce
anni con Suning al timone rispetto al quinquennio precedente all’arrivo della proprietà cinese, quando il totale dei coefficienti diceva 44 mila. Eccola qui, la musica cambiata. L’Inter è tornata ad affacciarsi tra le più forti d’Europa. Sono lontane le vette degli anni a cavallo del Triplete. Ma questa società, a suo modo, ha costruito una continuità di rendimento sconosciuta, una presenza che non è più un’eccezione ma una conferma.
Pure sul mercato
In fondo, se non è l’obiettivo massimo oggi raggiungibile per i club italiani, poco ci manca. «Comunque cresceremo», aveva detto Inzaghi preparando il match di Anfield. Già, perché serate così fanno da moltiplicatore. Per l’autostima in ottica scudetto, come abbiamo raccontato con il patto post partita. Ma è un concetto valido anche sul mercato, perché l’Inter ha (ri)acquistato appeal internazionale anche presso i giocatori. Ed è un vantaggio che Marotta e Ausilio vorranno provare a sfruttare, già dall’estate: si capisce bene perché Scamacca si permette di rifiutare il Borussia Dortmund, pur di aspettare il nerazzurro. Nel 2016-17, quando Suning era appena arrivata, l’Inter usciva ai gironi di Europa League con il Be’er Sheva, il Southampton e lo Sparta Praga. Oggi, sul campo, ha tenuto testa a chi ha un fatturato superiore di 200 milioni, 564 contro 364. Tutto sommato, ci sono molti modi peggiori di vivere il day after di un’eliminazione.