Dybala, l’ora della sincerità Anche nell’interesse della Juve
Ma davvero non c’è tempo per questo incontro rimandato più volte, fissato da tempo e cancellato all’improvviso? Possibile che il management bianconero sia così sovraccarico di impegni da non poter chiudere l’estenuante telenovela Dybala in un senso o nell’altro? Il sospetto è che sia l’ennesima mossa strategica. Una guerra di nervi che prelude forse alla fine traumatica del rapporto. La Juve non intende rinnovare con Dybala, ma non vuole scrivere l’ultima parola, anche perché i tifosi sono con l’argentino. Meglio che si tiri indietro Dybala stesso, stressato da muri, ritardi, frasi sibilline, proposte e controproposte, ribassi e incontri annullati, con effetti non indifferenti sul rendimento. Strategia non elegante ma, dal punto di vista bianconero, comprensibile. Neanche inedita. Oltre due anni fa Dybala era dello United. Se non si fosse impuntato, stracciando il contratto, adesso Lukaku sarebbe il nove della Juve e Vlahovic chissà. Questa è la crisi del settimo anno. Ma il rinnovo dei voti contrattuali obbliga a prendere posizione. E da dybaliani convinti riconosciamo che le perplessità della Juve non sono tutte campate per aria. Dybala non vale i dieci milioni di stipendio che gli erano stati offerti. Non li vale lui e non li valgono tutti quelli che hanno approfittato di scenari più favorevoli, contratti scaduti e di altre situazioni sempre meno compatibili con il calcio (e il mondo) che ci aspetta. In Italia, almeno, la prospettiva è che diritti tv, incassi da stadio e altre entrate siano in calo. Non si capisce allora perché i calciatori siano la variabile indipendente di un sistema fondato su principi economici.
Questa rincorsa folle deve finire e, come al solito, la Juve ha indicato la strada, fissando il tetto con il suo nuovo top player, Vlahovic. E poi: chi è Dybala oggi? L’impressione è che il Covid abbia lasciato tracce nel fisico non straordinario di un giocatore straordinario, oggi meno decisivo di un tempo e troppo spesso in infermeria.
Però si guarisce. Dall’aspetto tecnico e romantico a quello contrattuale, il discorso cambia ancora. Se la Juve ha in mente un progetto “de-dybalizzato”, meglio dirlo subito. Chiarezza indispensabile per liberare menti e pensieri e dedicarsi a campionato e Champions. Se l’obiettivo è Zaniolo, avendo già Chiesa, Morata e Vlahovic, Dybala non rientrerebbe più nel progetto. Ma è anche vero che non sono tanti, in giro, migliori di Dybala nel lanciare una punta, inventare un gol, offrire un assist. Divertire. E che una Juve “senza” farebbe molta fatica, come si vede oggi, sebbene le difficoltà siano nascoste da una solidità intrinseca e dalla debolezza altrui. Zaniolo o chi per lui, oltre a pretendere lo stesso stipendio, dovrebbe essere comprato, mentre Dybala è il top già in casa. Lasciarlo andare sarebbe grave anche per il calcio italiano che continua a perdere pezzi. Ma la cosa più deleteria è prolungare questa agonia. Serve una decisione veloce e sincera. Anche nell’interesse della Juve.