La Gazzetta dello Sport

La Haas riprende l’ex Magnussen Sanzioni a Mazepin

Il danese affianca Schumacher. Nikita: «Licenziato senza ragione». Ma l’Unione Europea gli congela i beni e lo bandisce

- Di Giusto Ferronato

Sono scesi tutti in pista (mancava solo Lewis Hamilton) con un enorme striscione per dire no alla guerra. I piloti della F.1 alla vigilia della seconda sessione di test, prendono posizione con una maglietta e uno striscione sui quali la lettera O di No War è costituita da un fiore giallo con la corolla blu (quelli della bandiera ucraina). Tra loro, non c’era ovviamente il russo Nikita Mazepin, licenziato negli scorsi giorni dalla Haas, che proprio ieri sera ha annunciato l’ingaggio del suo sostituto, a fianco di Mick Schumacher: non sarà il brasiliano Pietro Fittipaldi, nipote del due volte iridato Emerson, già pilota di riserva che girerà domani mattina, ma il danese Kevin Magnussen, che torna nella sua ex scuderia a un anno di distanza dal divorzio. Nel 2021 Magnussen ha corso nella IMSA, serie americana riservata alle vetture sport, con il team di Chip Ganassi, ottenendo una vittoria e altri quattro podi, oltre a debuttare alla 24 Ore di Le Mans al fianco del papà Jan, a sua volta ex F.1. «Sono molto sorpreso ma anche emozionato per questa chiamata — racconta Magnussen nel comunicato stampa della Haas —. Stavo pensando ad altre soluzione per il 2022, ma l’opportunit­à di tornare a correre in F.1 e con una squadra che conosco estremamen­te bene, era sempliceme­nte troppo allettante».

Fondazione Quanto a Mazepin, ieri il pilota russo si è sfogato con la stampa internazio­nale. «È uno dei momenti più dolorosi della mia vita, questa guerra colpisce persone da ambo le parti con cui ho legami, il mio destino è meno importante. Posso solo dire che la decisione di licenziarm­i è legalmente immotivata. Aprirò una Fondazione sotto il logo “We compete as one” che aiuti gli sportivi ostacolati nello svolgiment­o della loro carriera per ragioni politiche o di passaporto». L’invasione della Russia in Ucraina e le conseguent­i sanzioni internazio­nali nei confronti di aziende russe ha spinto la Haas a interrompe­re la collaboraz­ione, a cominciare dal taglio dello sponsor della società del padre, la Uralkali, che finanziava la sua carriera in F.1 e che ha già preannunci­ato una causa legale. La Fia aveva imposto che i piloti di Russia e Bielorussi­a corressero senza bandiera, ma senza venire esclusi dai vari campionati: solo l’Inghilterr­a ha introdotto uno specifico divieto. Ma la Haas è andata oltre. «Quando ho saputo che la Fia mi avrebbe consentito di correre da pilota senza bandiera – ha detto Mazepin – l’avevo accettato. Ma poi ho ricevuto la lettera della Haas che mi ha licenziato, senza alcuna motivazion­e legale. Se farò causa? Ogni opzione è sul tavolo, ma di base non ha senso avere a che fare con chi non ti vuole». Il pilota, inoltre, in quanto figlio di Dmitry, «coinvolto in settori economici che forniscono una sostanzial­e fonte di reddito al governo della Federazion­e Russa, responsabi­le dell’annessione della Crimea e della destabiliz­zazione dell’Ucraina», è stato inserito nella nuova lista di personalit­à che l’Unione Europea sottoporrà a misure restrittiv­e, come il congelamen­to dei beni e il divieto di ingresso nell’UE. Infine la Haas non sarà subito in pista stamane perché il materiale è arrivato solo nella notte di martedì in Bahrain.

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GETTY Uniti I piloti posano con striscione contro la guerra

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