Milano-Cortina 2026 Apertura a San Siro «Poi quale futuro?»
Il sindaco Sala conferma: «La cerimonia nell’attuale impianto. Ma se Milan e Inter andranno via, cosa accadrà?»
Milano, con l’arrivo della bandiera a cinque cerchi (via Pechino) di una quindicina di giorni fa, al pari di Cortina è ufficialmente diventata località olimpica. Ed è per celebrare la nuova veste della città - campo centrale dei Giochi invernali 2026 - che ieri il Coni ha voluto per una volta spostare da Roma al capoluogo lombardo le proprie tradizionali riunioni. Quella di Giunta, in mattinata all’Allianz Tower, sede del comitato organizzatore; quella del Consiglio Nazionale, ospite anche il sindaco Giuseppe Sala, nel pomeriggio a San Siro, stadio designato per la cerimonia di apertura, nell’occasione tappezzato con le foto dei protagonisti delle fresche diciassette medaglie azzurre cinesi (per un totale premi di 2.844.000 euro). Collegato da remoto il Governatore lombardo, Attilio Fontana, positivo al Covid.
L’allarme L’occasione è propizia per fare il punto sullo stato di avanzamento dei lavori per i (pochi) siti che devono essere realizzati o rinnovati. Ed è proprio Sala a ufficializzare quel che già aveva anticipato: «Per avere un nuovo San Siro prima dell’apertura dei Giochi - sostiene - anche tra ricorsi al Tar e possibili referendum, mancano ormai i tempi tecnici necessari. Quello attuale resterà una sede degnissima, ma in generale non posso negare le preoccupazioni circa il futuro dello stadio, chiaramente legato a Milan e Inter. Altri utilizzi è difficile individuarne. Io ho fatto tutto il possibile per la sua sopravvivenza, il dialogo resta aperto, ma se le squadre sceglieranno strade diverse, come hanno manifestato di voler fare sin dall’inizio, potremo farci poco. In ogni caso, con l’Olimpiade, come già con Expo 2015, dimostreremo la credibilità internazionale della nostra città».
Per l’Ucraina A San Siro, segno di pace in tempi tanto tumultuosi e omaggio alle vittime della guerra in Ucraina, risuonano le note dell’inno olimpico. Giovanni Malagò, presidente del Coni, non può non soffermarsi sulla situazione internazionale. «Stiamo svuotando i nostri magazzini per inviare, tramite il comitato olimpico ungherese, qualsiasi tipo di materiale, soprattutto vestiario, a un popolo tanto colpito. Ospiteremo gli atleti in difficoltà nei nostri centri di preparazione. Anche da membro Cio sono in contatto costante con Sergey Bubka, leader del comitato olimpico nazionale. Mancheranno Paesi alla nostra Olimpiade? Occorre essere realisti: credo sarà inevitabile». Russia e Bielorussia, si sa, sono sospese da ogni attività internazionale. E il bando potrebbe durare molto a lungo.
Nomine e polemiche Poi, i lavori “tradizionali”. Malagò, che a fine mese sarà alle Nazioni Unite per parlare del “progetto italiano”, presenta Daria Perrotta, capo di gabinetto del sottosegretario alla presidenza del consiglio e neopresidente del collegio dei revisori dei conti, e gli altri due revisori, Pier Paolo Italia, nomina Mef, e Alberto De Nigro, nomina Coni. Saluta il professor Fabio Pigozzi, n. 1 dalla federazione mondiale medici sportivi che l’11 maggio subentrerà al Generale Leonardo Gallitelli alla guida di Nado Italia. Annuncia che Thomas Bach, presidente del Cio, sarà a Roma il 18 settembre anche per ritirare il Collare d’Oro e polemizza sulla Finanziaria 2021 che costringe a modificare lo Statuto del Coni, costretto a recepirla, ma che va a ricadere sugli organismi sportivi per la composizione del collegio sindacale.
Ho fatto il possibile perché lo stadio resista. Decidono le squadre; il dialogo resta aperto Giuseppe Sala
Stiamo svuotando i magazzini: andrà tutto in Ucraina. E offriremo i nostri centri olimpici di preparazione Giovanni Malagò