La Gazzetta dello Sport

«Il calcio non è questo Tutte e due pensavano a non prendere gol»

Sacchi: «La Juve aspettava la prodezza del singolo o l’errore dell’avversario. Allegri ed Emery si sono mossi tutti e due da tattici, ha vinto il secondo ma ha avuto poco coraggio»

- Di Andrea Schianchi

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er la dodicesima stagione consecutiv­a la Champions League chiude la porta alle italiane. Fuori anche la Juve. «A questo punto bisognerà farsi una domanda e cercare di trovare rapidament­e una risposta - commenta Arrigo Sacchi - Il calcio italiano ha compiuto un autentico miracolo vincendo l’Europeo, anche perché il successo è arrivato attraverso un gioco innovativo e coraggioso. Ma le squadre di club, a parte qualche “piccola” che si dà da fare, pensano sempre al vecchio “primo non prenderlo e poi si vedrà”. Così non si costruisce un’identità europea».

La Juve è stata anche sfortunata contro il Villarreal, è d’accordo?

«Certamente. La traversa di Vlahovic è stata clamorosa. E a conti fatti il risultato è esagerato. Però, per arrivare lontano in Europa bisogna fare qualcosa di più e lo dico sia alla Juve sia al Villarreal».

Partita molta tattica, vero?

«Molto tattica e con poche emozioni, poco ritmo, poco pressing. Sia la Juve sia il Villarreal, si vedeva lontano un miglio, pensavano prima di tutto a non prendere gol. Ma così facendo non si va lontano. Tutt’e due speravano in una ripartenza improvvisa, nel colpo di un singolo e in un calcio piazzato che poteva mandare in crisi gli avversari».

Sembra di capire che l’interpreta­zione della partita non le sia piaciuta.

«Decisament­e no. Per me il calcio non è questo, sono convinto che sia stato fatto un passo indietro. Se non ci sono innovazion­e, coraggio e conoscenza non si può pensare di giocare bene. E io non ho visto né coraggio, né innovazion­e, né conoscenze».

Eppure, ultimament­e, pareva che la Juve stesse uscendo dal percorso dell’italianism­o.

«È vero, ma quando per trenta giorni ti comporti in un modo, va a finire che non cambi neanche al trentunesi­mo giorno... La Juve aspettava la prodezza del singolo oppure l’errore dell’avversario. E anche il Villarreal ha fatto la medesima cosa. Allegri ed Emery si sono mossi da tattici, e tra i due tattici ha vinto Emery. Lo conosco dal 2005, da quando allenava una squadra di Segunda Division in Spagna e io ero direttore tecnico del Real Madrid. Dissi ai dirigenti di Florentino Perez di seguirlo, perché aveva delle potenziali­tà. Però devo ammettere che contro la Juve è stato troppo tattico, poco coraggioso, nonostante il risultato sia a suo favore e abbia superato il turno in trasferta».

Che cosa avrebbe dovuto fare la Juve?

«Servivano più intensità, più ritmo. Nel primo tempo Vlahovic e Morata avevano dimostrato di essere superiori ai difensori spagnoli. Sia in velocità sia nel gioco aereo. Mi aspettavo che nella ripresa si insistesse di più su questo aspetto. Invece, appena tornati in campo dopo l’intervallo, si è pensato subito a non voler rischiare e a sperare in un contropied­e».

E poi il contropied­e giusto l’hanno trovato gli spagnoli.

«Succede. Quando ci si basa sulla tattica e non si ha una strategia, può capitare che l’avversario ti rubi l’idea e vinca. Se hai una strategia, al contrario, e dunque hai un gioco, migliori e prendi fiducia ogni volta che hai il pallone. E quando non ce l’hai, proprio grazie alla strategia che ti fa compiere i movimenti giusti, vai a riprenderl­o e ritrovi coraggio. Questa è la strada corretta per andare lontano in Europa».

È corretto dire che la Juve non è ancora una squadra di livello internazio­nale?

«I risultati e anche le prestazion­i dicono questo. Ma io mi chiedo: quanti soldi sono stati spesi? Siamo sicuro che questo progetto vada bene? Adesso parlo in generale e penso a tutto il calcio italiano: vi pare normale che nelle squadre i calciatori stranieri siano il 70 per cento e gli italiani il 30 per cento? Le colpe sono di tutti, dei dirigenti, dei media, degli allenatori. Nessuno va escluso, ognuno ha le sue responsabi­lità. Ma a me interessa trovare una via d’uscita, perché è fuori dalla logica che l’Italia non vinca la Champions dal 2010».

Consigli da dare?

«Il solito: puntare sul gioco, che non s’infortuna mai. Noi italiani, invece, crediamo sempre nel salvatore della patria, ma che un singolo possa vincere da solo contro undici avversari è una cosa senza senso. Il gioco, quello fa la differenza. Sempre e comunque. Altrimenti, senza gioco, ci si sfida tra tattici e si vedono partite come quella della Juve contro il Villarreal. I bianconeri, per anni, hanno dominato in Italia, ma in Europa? Anche contro il Villarreal hanno pagato lo scotto del calcio internazio­nale, questa è la realtà, e ciò mi dispiace moltissimo perché sono italiano e vorrei che le nostre squadre arrivasser­o sempre il più lontano possibile nelle varie competizio­ni».

Quanto si è speso? Siamo sicuri che questo progetto sia quello giusto?

Nel primo tempo Vlahovic e Morata si erano dimostrati superiori, poi...

 ?? ?? Flop Alvaro Morata, 29 anni
Flop Alvaro Morata, 29 anni
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Livello Max Allegri, 54 anni

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