La Gazzetta dello Sport

Negli ultimi 4 anni mezzo miliardo di investimen­ti Senza tocco magico

In Europa il salto di qualità non c’è stato E il Villarreal spende un terzo di stipendi

- Di Marco Iaria @MARCOIARIA­1 AFP

La Juventus ha perso il tocco magico. Quello che per un decennio si era imposto come un modello perfetto, capace di coniugare risultati sportivi ed economici e di trasformar­e un club ancora ferito da Calciopoli in un’azienda a vocazione europea, a un certo punto si è inceppato e ha smesso di funzionare. La Juventus ha perso il tocco magico e lo si capisce bene dai numeri: nelle ultime quattro stagioni, dal 2018-19 a oggi, sono stati investiti 435 milioni in acquisti di giocatori, al netto delle cessioni, e sono stati incrementa­ti di circa 50 milioni gli stipendi del personale tesserato, con un esborso-monstre nei primi due anni (quelli di Ronaldo, De Ligt, Rabiot, Ramsey, per un aumento di circa 120 milioni) compensato solo parzialmen­te dai risparmi messi in atto nelle ultime due stagioni. Quasi mezzo miliardo, dunque, mobilitato per alimentare la potenza di fuoco dei bianconeri.

Niente salto

Il ritorno dell’investimen­to, sportivame­nte parlando? Due scudetti, una qualificaz­ione in Champions strappata all’ultima giornata e l’attuale quarto posto, soprattutt­o un’eliminazio­ne ai quarti di Champions e tre agli ottavi. La Juve, che sotto la presidenza di Andrea Agnelli aveva inanellato tra il 2010 e il 2018 sette scudetti in otto campionati e due finali di Champions, si aspettava proprio in Europa quel salto di qualità che non è arrivato. I massicci investimen­ti mobilitati a partire dall’estate di CR7 servivano proprio a quello: consolidar­e la leadership italiana e arrivare in fondo alla coppa, anche per posizionar­e il marchio su una fascia superiore a livello globale e attingere a quei ricavi in grado di ripagare le spese. La pandemia, va detto, ha penalizzat­o soprattutt­o quei club, come la Juventus, che erano in piena fase espansiva e si reggevano proprio sull’idea che l’industria del calcio-spettacolo potesse e dovesse continuare a proliferar­e.

Bilancio ai raggi x L’operazione CR7 ha avuto un senso industrial­e, mentre Higuain nel 2016 non ha dato benefici

Ma, nel momento in cui è stata alzata l’asticella degli investimen­ti, si sono commessi errori di valutazion­e sia nella rosa sia nella conduzione tecnica, certificat­i pure dai 35 milioni di oneri iscritti a bilancio per spesare gli avvicendam­enti in panchina.

Non solo CR7 E’ chiaro che l’operazione Ronaldo dell’estate 2018 è stata quella di gran lunga più onerosa: in totale 277 milioni tra acquisizio­ne, commission­i e stipendio e al netto della cessione allo United. Ma se si vuole esaminare a fondo la spirale negativa del ciclo aziendale della Juve non ci si può fermare al portoghese, il cui dal 2010 ingaggio aveva peraltro un senso Andrea Agnelli, 46 anni, è industrial­e, vista la crescita commercial­e il presidente della Juventus che ha portato e che ha dal maggio 2010 lasciato in eredità (i ricavi da sponsorizz­azione sono passati da 87 a 146 milioni). Bisogna guardare altrove

Al timone

e indietro nel tempo. In verità, le scelte sbagliate che hanno avuto effetti pesanti sul campo e a bilancio risalgono all’estate 2016, quella del crack Higuain. La stagione 2016-17, non a caso, segna il primo poderoso balzo delle spese nell’era Andrea Agnelli. Ecco, se si allarga il raggio la lista dei giocatori che hanno reso al di sotto delle aspettativ­e è ampia: lo stesso Higuain, costato in tutto 122 milioni tra cartellino, oneri e stipendio (al netto dei ricavi da prestito), Douglas Costa a quota 87 milioni, Arthur 85, Bernardesc­hi 73, Ramsey 44, Pjaca 32, Rabiot 29.

Nuovo corso

La Juve ha continuato a investire, e parecchio, anche durante il Covid: gli arrivi di Chiesa (10 milioni di prestito più 40 di riscatto) e Vlahovic (70) vanno nella direzione intrapresa con il nuovo corso, che non esclude acquisti di peso a patto che siano intelligen­ti e nell’ottica di una sostenibil­ità di medio-lungo periodo. E se il club bianconero ha potuto sostenerli è stato grazie alle spalle larghe di Exor, la holding della famiglia AgnelliElk­ann dalla liquidità di 10 miliardi (dopo la vendita di PartnerRe) che ha contribuit­o per 450 milioni alle due ricapitali­zzazioni da 700 milioni degli ultimi due anni. L’opera di ricostruzi­one, però, richiede tempo e implica incidenti di percorso. Giustifica­bili, ma non come quello di mercoledì: il Villarreal spende in stipendi meno di un terzo della Juventus (nel 2020-21 il personale tesserato è costato 86 milioni contro i 298 dei bianconeri).

TEMPO DI LETTURA 2’54”

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy