La Gazzetta dello Sport

QUESTA POCO “GIOCHISTA” MA NON TUTTO È DA BUTTARE VIA È sempre l’an

L’eliminazio­ne della Juve è stata una disfatta, però nella Champions di Atalanta, Inter e Milan qualcosa di buono c’è stato

- Di Sebastiano Vernazza MILANO

Il declino del calcio italiano nell’Europa che conta è racchiuso in un numero minimo: nelle ultime quattro stagioni soltanto due squadre di Serie A, la Juve nel 2019 e l’Atalanta nel 2020, hanno raggiunto i quarti di Champions League e non sono andate oltre. Nello stesso periodo l’Inghilterr­a ha giocato undici “quarti”, la Spagna sette, la Germania cinque, la Francia e il Portogallo tre. Sotto questo aspetto la Serie A è diventata il sesto campionato europeo. Nell’immediato

non ci saranno conseguenz­e, però, a furia di peggiorare, sul lungo periodo si rischiano i quattro posti garantiti dall’attuale ranking Uefa. La Germania sta per superarci e dovremo guardarci dalla Francia, al momento lontana, ma l’allarme è rosso acceso.

Il pensiero sbagliato La Champions come un bancomat

Divorati dalla crisi, dai troppi soldi spesi o buttati, i club italiani usano la Champions League come un bancomat. La Serie A è diventato il campionato in cui si assegnano quattro scudetti ogni anno, quelli relativi ai primi quattro posti. Chi arriva nelle quattro vince comunque perché può passare alla cassa della Champions. È un pensiero sbagliato perché induce alle scorciatoi­e e sottrae progettual­ità. La prevalenza del soldo sulla visione sportiva. Il respiro è corto, la corsa affannosa. Negli ultimi anni l’Atalanta, splendida sorpresa, la più europea delle italiane per aggressivi­tà e intensità, è entrata in Champions sull’onda di un disegno tecnico-tattico definito bene prima di accedere al bancomat di Nyon e non dopo. In questo senso ci sembra che il Milan abbia intrapreso il percorso corretto: idee chiare, spese sostenibil­i, mai troppo debito.

L’equivoco I giocatori contano di più del gioco

Nella Champions in corso l’Atalanta nella prima fase e la Juve agli ottavi sono state eliminate dal Villarreal, squadra spagnola lontanissi­ma dalla Spagna intesa come nazionale. Il Villarreal, appena settimo nella Liga, è organizzat­o, difende e riparte bene, e in Serie A troverebbe il suo habitat. Il Villarreal siamo noi, è il nostro specchio riflesso, la nostra nemesi. Unai Emery è l’Allegri dei Paesi Baschi. Atalanta e Juve sono uscite contro la più italiana delle spagnole. Quante sono le squadre di Serie A in cui la componente gioco è pari o superiore allo spessore dei giocatori? La nostra risposta oggi è questa: Milan, Atalanta, Verona, Sassuolo, Torino, Empoli e Genoa gestione Blessin. Si accettano reclami: aspettando che Sarri alla Lazio ritorni sarrista, forse si può discutere sul Napoli di Spalletti e sulla Fiorentina di Italiano. La sostanza cambierebb­e poco: in Italia il “giochismo” è una corrente minoritari­a. Qualcuno si barcamena e cerca il compromess­o tra un’idea di gioco e l’immediatez­za del risultato. In Italia i giocatori contano di più del gioco, è questo il primo principio da rivedere. Guardiola tiene insieme il City con un gioco pari o superiore alla forza notevole dei suoi giocatori e lo stesso si può dire di Klopp al Liverpool. Quando il gioco si impone su un gruppo di fuoriclass­e, la squadra diventa formidabil­e.

I distinguo Quattro squadre e 4 diversi casi

Non si può generalizz­are, bisogna distinguer­e. Le quattro eliminazio­ni da questa Champions non possono essere archiviate nello stesso cassetto. Il Milan è uscito con dignità nella prima fase, vittima di un girone durissimo: Liverpool e Atletico Madrid, le qualificat­e del gruppo rossonero, sono entrate nei quarti. Il Milan si è dato una rotta precisa e lo percepiamo in crescita. L’Inter agli ottavi si arresa al Liverpool soltanto per la differenza di un gol, ha perso a San Siro (0-2) e ha vinto ad Anfield (1-0). Simone Inzaghi si è spinto un passo oltre Conte, mai agli ottavi nel biennio interista. L’Inter ha lasciato la Champions con un dato lusinghier­o: è quarta nella classifica dei tiri - 16,63 di media a gara - dietro Bayern,

Nelle ultime 4 edizioni solo due italiane ai quarti di Champions: l’Inghilterr­a li ha raggiunti 11 volte, la Spagna 7, la Germania 5, la Francia 3

Manchester City e Real, peccato che tanti tentativi abbiano fruttato appena 1,13 gol a match. L’Atalanta è rimasta vittima dell’indigeribi­le Villarreal, una sera sbagliata a Bergamo all’ultimo passaggio dei gruppi e nel contesto di un cammino notevole. Il vero cratere l’ha aperto la Juve, con lo 0-3 dell’altra notte, la dimostrazi­one di come non sia sufficient­e spendere tanto. I soldi da soli non bastano. La Juve ne ha investiti molti, tra Allegri, Locatelli, Zakaria, Vlahovic, e non ha ancora staccato cedole.

La Serie A non è più attrattiva

C’era una volta e oggi non c’è più una Serie A attrattiva, calamita per i migliori giocatori del mondo. L’età dell’oro è durata un ventennio, tra gli anni 80 e l’inizio del millennio. Poi il declino. Lo scandalo di Calciopoli è stato uno sfregio alla credibilit­à. Altri fattori di decadenza: la vetustà degli stadi, le prevaricaz­ioni degli ultrà, l’opacità dei conti. Sul piano tecnico l’Italia non ha intercetta­to il cambiament­o, non ha capito come il calcio europeo avesse preso la strada della propositiv­ità ad alte frequenze.

I ricavi e i rimedi Quarti per entrate, la Premier è lontana

I grandi giocatori guardano oggi alla Premier League, il campionato più affascinan­te e ricco, laddove il primo aggettivo determina il secondo. Questa la classifica dei ricavi nel 2018-19, l’ultima stagione prima della pandemia: Premier (Inghilterr­a) 5,843 miliardi di euro; Liga (Spagna) 3,378; Bundesliga (Germania) 3,345; Serie A (Italia) 2,495; Ligue 1 (Francia) 1,902. Per ricavi si intendono tre voci: diritti tv, sponsor e botteghino. L’Italia vale meno della metà della Premier. Nel 2019-20, causa Covid, tutti hanno accusato un calo, ma la Germania ha scavalcato di poco la Spagna. Noi ancora quarti. I rimedi? Sempre quelli: più gioco, stadi nuovi, riduzione degli sprechi, miglior uso del bancomat Champions. Soldi investiti con giudizio, non necessaria­mente in giocatori. Mai assecondar­e l’emotività dell’attimo e mai comprare per comprare.

 ?? ?? Delusione Tutta la delusione di Dusan Vlahovic, 22 anni, serbo, centravant­i della Juve eliminata l’altra sera dal Villarreal, k.o. per 0-3 a Torino
Delusione Tutta la delusione di Dusan Vlahovic, 22 anni, serbo, centravant­i della Juve eliminata l’altra sera dal Villarreal, k.o. per 0-3 a Torino
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24 anni, dopo il gol-vittoria ad Anfield contro il Liverpool (0-1), qualificat­o grazie al 2-0 dell’andata a San Siro
A testa alta Lautaro Martinez, 24 anni, dopo il gol-vittoria ad Anfield contro il Liverpool (0-1), qualificat­o grazie al 2-0 dell’andata a San Siro

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