Parametri zero e agenti Un’emorragia da bloccare
La maledizione della Superlega ha colpito ancora: la Juventus è stata cacciata fuori dalla Champions dall’Atalanta spagnola, un Villarreal la cui intera rosa vale il solo Vlahovic. Eppure i nostri club continuano a rendere ricchi a dismisura i procuratori e chiedere soldi allo Stato. Quando finirà quest’orgia di sprechi?
Mariano Commuta
Sull’aspetto tecnicoeconomico della delusione italiana, e bianconera in particolare, ha letto su queste pagine commenti esaustivi.
Mi interessa approfondire uno dei suoi argomenti, quello relativo ai guadagni, ormai abnormi, degli agenti dei giocatori e la sua correlazione con la sempre più utilizzata uscita a “parametro zero”, a scadenza dei contratti.
I club europei sono arrivati a spendere per i procuratori più di mezzo miliardo di euro all’anno, una voce in ascesa, anche in periodo di pandemia. L’Italia è molto mal messa in questa classifica, terza, dietro a Premier e Bundesliga, spendendo quasi 75 milioni all’anno, più del doppio di spagnoli e francesi.
Un po’ dura batter cassa per soldi pubblici con biglietti di
presentazione di questo tipo. La Fifa ha fatto sapere di avere allo studio a una nuova norma per mettere freno a questa crescita abnorme: ci sono stati annunci mesi fa, con cenni sui meccanismi, per la verità piuttosto complessi, ma da
allora non se n’è più saputo nulla, anche se il nuovo assetto dovrebbe andare in vigore praticamente subito, cioè dall’estate. Sarebbe opportuno avere maggiori dettagli, anche per capire se ci saranno vie di fuga più o meno lecite per questi insaziabili operatori. Una cosa è certa: l’urgenza è massima e l’autoregolazione delle società non ha avuto alcun esito. Soprattutto i grandi club pagano qualunque cifra, pur di portare a casa i giocatori desiderati. Salvo poi buttarli via, vedi il Lukaku del Chelsea di questa stagione: 115 milioni quasi del tutto gettati al vento. Ma c’è il secondo fronte su cui operare, le uscite a parametro zero a fine contratto
(che sarebbe bene poter allungare ad un massimo di sei anni, anziché ai cinque attuali).
È in questo momento che si verificano le speculazioni e gli sprechi maggiori.
Lo spirito della famosa sentenza Bosman è stato tradito. Qui non si parla più di libertà dell’individuo e dell’impresa calcistica, ma di montagne di denaro che si spostanonelle tasche di giocatori e agenti in una spirale inarrestabile di aumenti di costi. Impossibile non vedere gli effetti distorcenti, soprattutto negli ultimi anni.
Il club che perdono i giocatori non possono rimanere senza quello che definiremmo “premio di valorizzazione”, in analogia ai premi di preparazione e addestramento che regolano i trasferimenti dei giovani giocatori dalle società di “allevamento” a quelle professionistiche.
Se un Kessie, tanto per fare un esempio, può ricevere un’offerta sontuosa, e dal suo punto di vista irrinunciabile, dal Barcellona, nessuno può disconoscere che nelle ultime cinque stagioni ha avuto dal Milan tutto ciò che gli serviva per migliorare e affermarsi. Una cifra collegata a parametri certi, certo non simbolica, e conosciuta in partenza da tutti, e tale da non mettere in discussione il principio della Bosman, costituirebbe un giusto riconoscimento e un paracadute finanziario per chi lancia giocatori d’alto livello. Anche a questo bisogna arrivare in fretta, altrimenti il principio della Superlega, cacciato dalla porta, rientrerà immediatamente dalla finestra: ai grandi club andrà tutto.