Dall’entusiasmo europeo alla delusione Ora è il momento di fare davvero... l’Italia
Diciamoci la verità: eravamo un po’ tutti convinti, quell’11 luglio, dopo aver battuto l’Inghilterra, che per il calcio italiano si sarebbe aperta una pagina diversa. La vittoria, anzi il trionfo europeo, poteva e doveva - nei programmi e non solo nei sogni - rappresentare un trampolino di lancio verso nuovi orizzonti. Anche a livello di club. Vedrete - si raccontavano in molti - che la musica cambierà finalmente anche nelle coppe internazionali. Grazie a questa nuova consapevolezza e al ritorno di allenatori importanti, di quelli che possono contribuire a dare una svolta.
Una ventata di aria fresca che invece si è andata via via affievolendo, fino alla pioggia di delusioni che ha spento molti entusiasmi.
Ancora una volta siamo fuori dai quarti di Champions: tre inglesi, tre spagnole, una tedesca e una portoghese. E noi, malinconicamente, a fare da spettatori. Dopo esserci già ridimensionati, nelle nostre convinzioni, anche a livello di nazionale. Già, perché non sono passati neppure nove mesi dalla vittoria europea e colpevolmente - andiamo incontro alla pausa del campionato con una preoccupazione mondiale. Sì, mondiale, nel vero senso della parola. Perché se è stato uno choc andare fuori nel 2018, come si potrebbe definire una seconda eliminazione consecutiva? È insomma quello a cui andiamo incontro - un bivio fondamentale per il
calcio italiano, passato in fretta dall’euforia a una strisciante malinconia. Possibile, siamo qui a chiederci, che lo scenario sia cambiato così repentinamente? Neppure il tempo di assaporare il successo ed eccoci immersi di nuovo - in una realtà completamente diversa. Con la testa, è un pensiero diffuso, alla partita con il Portogallo. Già, perché è questo di cui si parla da tempo e - anche se è
comprensibile immaginare un confronto tra le due favorite non bisogna neppure sottovalutare (come abbiamo già fatto) l’avversario di turno. La Macedonia, è verissimo, non rappresenta un ostacolo tale da popolare i nostri sogni trasformandoli in incubi, ma sarà bene considerare l’evento almeno come una prova generale. Elmas guida un gruppo di buoni o discreti giocatori - da Alioski ad Ademi e Bardhi - che sarà bene affrontare con la giusta concentrazione per poi passare alla pratica successiva. E se il cuore suggerisce che sarebbe meglio trovare la Turchia che abbiamo battuto per 3-0 proprio all’esordio europeo la testa invece ci ricorda che
dovremo probabilmente fare i conti con il Portogallo degli “italiani” di ieri e di oggi come Ronaldo, Cancelo, Rui Patricio o Leao - ma anche con tanti altri scomodissimi clienti: da Neves a Bruno Fernandes, da Bernardo Silva a Joao Felix. Un Portogallo che è agli spareggi quasi per caso: per un gol della Serbia all’89.
Certo è che se lo scenario è completamente cambiato dalla convinzione che il calcio italiano fosse pronto al decollo alla preoccupazione di oggi ora bisogna ricorrere alla specialità della casa. Perché siamo sempre riusciti a dare il massimo nei momenti più bui. Facendo ricorso all’orgoglio, al carattere, alla capacità di fare gruppo - più ancora che squadra - nelle situazioni difficili. Non è questo, d’altronde, che abbiamo vissuto con Bearzot e con Lippi? Certo, è diverso, completamente diverso. Ma in questo momento - un passo alla volta - esserci è già molto, troppo, importante. E se dovessimo trovare davvero il Portogallo, sarebbe anche la sfida tra le ultime due nazionali campioni d’Europa. Insomma, non c’è da scherzare.
Caratteristiche Noi diamo sempre il meglio nei momenti più bui grazie all’orgoglio e al carattere
Gli avversari Non dobbiamo sottovalutare la Macedonia. Ma è chiaro che la vera sfida sarà la seconda