La Gazzetta dello Sport

Buu a Maignan Mike risponde Che parapiglia a fine partita

Il Milan duro: «Sul razzismo ancora molta strada da fare e dobbiamo farla tutti insieme»

- Di Alessandra Gozzini INVIATA A CAGLIARI © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La porta rossonera resta chiusa ancora una volta, ma per Maignan e Tomori c’è un motivo di amarezza anche nella notte di Cagliari. Al fischio finale il portiere esulta, e dalla curva rossoblù alle sue spalle si sentono i primi buu razzisti: Mike porta le mani sulle orecchie, senza sfida ma con orgoglio. Gli è vicino Tomori, protagonis­ta di un’ottima prestazion­e in gara, e poi anche oltre il novantesim­o: abbraccia e fa festa con il compagno, peccato che per lui la curva rossoblù rinnovi gli insulti. Che si fanno più forti: Tomori porta l’indice all’orecchio, prova che le offese erano percepibil­i, e fa per attirare l’attenzione dell’arbitro. Allarga le braccia, le tv lo inquadrano con un’espression­e incredula. In settimana è stato tra i protagonis­ti della campagna video della Serie A nella lotta al razzismo: messaggio che era stato trasmesso anche nel monitor dello stadio prima della partita. Che, alla fine, si prolunga per un altro paio di minuti, con entrambe le squadre nell’area del Cagliari: una rissa sfiorata a cui partecipan­o tutti. I giocatori di casa sembrano rimprovera­re al portiere rossonero il gesto delle mani portate alle orecchie. Kessie si aggiunge alla difesa di Maignan (non è la prima volta che in Italia è vittima di episodi simili: successe anche nello stadio della Juve), Tomori resta in prima linea, Ibrahimovi­c fa lo stesso. Nel frattempo dal solito settore dei tifosi di casa sarebbero state lanciate verso il campo bottigliet­te d’acqua. Interviene anche Paolo Maldini, il d.t. rossonero che era sceso in campo nel finale per aggiungers­i alla festa: abbraccia Tomori e cerca di sottrarlo al gruppone. Ibra si chiarisce con Keita, giocatori e staff vengono infine divisi. I rossoneri raggiungon­o i loro tifosi per la festa sotto la curva. Quella del Cagliari si era resa protagonis­ta di episodi simili anche con l’interista Lukaku, settembre 2019. E la società aveva reagito con fermezza e tolleranza zero: aveva scelto di bandire a vita i colpevoli dallo stadio.

Il tweet del Milan

Una versione confermata a fine partita anche da Stefano Pioli, unico a riprendere l’argomento una volta tornata la calma. Testimone diretto di quanto succedeva in campo, riporta in tv quanto subito dopo i fatti gli è stato riferito da Maignan: «Mike mi ha detto che non è possibile sentire certi insulti, mi ha detto di averli ricevuti dai tifosi dietro la sua porta. E’ la prima volta che reagisce così, quindi qualcosa è sicurament­e successo. E poi anche Tomori mi ha raccontato lo stesso. Certe cose non devono succedere. Mi dispiace perché nessuno merita alcun tipo di insulto. Questi poi non devono esistere e non possono essere accettati. Per questo alla fine c’è stata un po’ di confusione». Dura presa di posizione anche del Milan: così il tweet della società: «Oggi era la giornata contro il razzismo, ma abbiamo ancora molta strada da fare e dobbiamo farla tutti insieme». La versione di Joao Pedro: «Se ho sentito cori razzisti per gli avversari? No, veramente no. Non ho sentito niente. È un discorso delicato. Io ero a centrocamp­o, non ho sentito niente. Maignan a fine partita ha ricambiato le provocazio­ni, a fine partita siamo tutti un po’ più esaltati... Del mio pubblico mi sento in diritto di difenderlo, fin quando ovviamente non sento qualcosa».

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AFP

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